Vladimiro e i suoi colori

vladimiro

Vladimiro è un ragazzo di circa quarant'anni. Alto, magro, con una folta barba nera ben curata. Veste casual, maglioncino blu sopra una camicia a righe bianche e rosse e un paio di jeans. Ha i capelli spettinati, tutti orientati sulla destra, come se un vento dispettoso seguisse i movimenti della sua testa. Sorride sempre, ama la vita e non lo nasconde.

L'ho conosciuto per caso, in uno dei miei numerosi viaggi. Sono uscito dall'autostrada e, imboccando una piccola strada extraurbana, ho incontrato la sua creatura. Ci sono entrato, dentro è un supermercato, ampio e ben organizzato. Ho cominciato subito a fare la spesa con un amico il cui volto ora mi sfugge. Pasta, molta pasta… «Stasera ci si fa una spaghettata senza precedenti!».

Ma il capolavoro di Vladimiro è all'esterno, il suo supermercato è in realtà un mostro. Uno splendido mostro addormentato, dai variopinti colori e dalle dimensioni ragguardevoli. Oddio, a ben guardare è molto più piccolo visto da fuori. Sembra quasi una roulotte.
Certo, suona strano. Ricordo perfettamente gli ampi corridoi, gli scaffali altissimi e quel senso di libertà che si prova a sfrecciare con il carrello tra le signore indaffarate e i pensionati traballanti. Però da fuori è proprio una specie di roulotte.
Si trova sul margine della strada e si affaccia su un azzurro lago, sulla cui superficie il sole, alto nel cielo, si diverte a disegnare migliaia di stelline. Ah, che bella giornata!

L'intera struttura è sorretta da un grande carrello, di quelli usati per i motoscafi.
«Inizialmente ho dipinto il carrello disegnandogli le zampe e gli occhi.» mi spiega Vladimiro. «Lo lasciavo parcheggiato sul bordo della strada, durante i weekend trascorsi sul lago. Poi ho notato che molta gente si fermava, rapita ed incuriosita dall'originalità della mia creazione, e così ho preso una decisione: ho venduto la mia casa e mi sono trasferito qui. Ho costruito un mostro completo di tutto, testa, braccia, gambe, coda… Proprio come avrei sempre voluto fare. Così è nato quest'albergo».
«Ma non era un supermercato?» penso mentre ascolto la descrizione di Vladimiro. Mah, forse il piano di sopra è un hotel, non sarebbe poi così assurdo.

La creazione è davvero bella, pittoresca. Sembra una grande tartaruga distesa sull'erba, il giallo è il colore predominante ma ci sono anche striscie rosse, blu, verdi, viola. E azzurre, rosa, arancioni, e tanti, tanti altri colori che non riesco a identificare.
Le zampe protese sembrano donarle quella posa dinamica, tipica del gatto nell'atto di scattare sulla preda.
«Che peccato» mi dico «non avere la macchina fotografica, avrei conservato volentieri quelle immagini così vivaci e turbinose».
Colori vivi che regalavano una scintilla di allegria alla rovente lingua di asfalto e catrame che dall'orizzonte arrivava e in un nuovo, tremolante orizzonte si perdeva.
Un giorno mi piacerebbe tornarci, e non è detto che prima o poi non ci riesca. Vladimiro è una persona meravigliosa, adora raccontare le sue storie e a me piace ascoltarle.

Dove si trova Vladimiro? Ecco… Questo è davvero un problema, mi sono svegliato prima di poterglielo chiedere…

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