1Da evitare assolutamente; difficilmente troverete giochi con una stella, perché di solito li cestino dopo i primi minuti. Pessimo.
2Un gioco che, se potessi tornare indietro, non giocherei, oppure discreto ma funestato da bug, noia persistente o parti molto frustranti. Meh…
3Appartengono a questa categoria giochi interessanti ma che non offrono molte novità rispetto ad altri titoli simili. Nella mia personale classifica 3 stelle non significano mediocrità ma giudizio molto positivo (anche se non eccezionale). Buono.
4Gran bel gioco: originale, divertente e ben sviluppato. Più che consigliato. Ottimo.
5Gioco eccezionale, perderselo dovrebbe essere perseguibile per legge. :) Capolavoro.
Ulteriori informazioni sui voti (per i più pignoli)I giudizi non sono lineari. Significa che voti al di sotto del 5 si beccano tutti una stella. Quelli compresi tra il 5 e il 5,5 ottengono due stelle, tra il 6 e il 7,5 → tre stelle, tra l'8 e il 9 → quattro stelle e tutti quelli superiori a 9 si aggiudicano il punteggio massimo.
Sono anche valutazioni soggettive. Questo significa che un gioco può anche essere un capolavoro assoluto ma, se a me non è piaciuto (mi ha annoiato, l'ho trovato banale, prevedibile, scontato, ecc.), non mi faccio problemi ad assegnargli una stella. Se non siete d’accordo l’universo continuerà a esistere lo stesso. ;)
Legenda iconcine:
Già precedentemente giocato e finito.
Gioco platinato (o ”millato”, nel caso di Xbox).
202320222021202020192018201720162015201420132012201120102009
2023 202210SBABABAM! Dal nulla Ron Gilbert ti tira fuori la terza avventura di Monkey Island, ignorando tra l'altro tutti i mediocri capitoli usciti dopo il secondo: l'annuncia come un fulmine a ciel sereno e, senza troppi teaser, attese, rimandi o altre fregnacce, un paio di mesi dopo arriva un gioco stupendo.
La grafica, che inizialmente mi aveva spiazzato, si rivela pura meraviglia. Bellissimo l'intero viaggio e il finale (sul quale non posso dire niente perché rischierei di spoilerare qualcosa), col quale ci prende tutti quanti per il culo; ma in un modo tutto suo per dimostrarci che ci vuole bene. :)
Meraviglioso finché non si arriva al finale più buttato via nella storia dei videogiochi. :\
Dopo averlo giocato, nella sua incarnazione originale per PC, appena otto mesi fa (ma mi sembra ieri) fermandomi però solo a Diablo, questa sera ho terminando la remaster su console sconfiggendo Baal; concludendo perciò l'espansione Lord of Destruction.
È un'ottima implementazione di un gioco che ha recentemente festeggiato i 20 anni di vita. Qualcosa può essere migliorato, e mi auguro accada presto, ma nel complesso si tratta di un'edizione molto soddisfacente. Sulla mia Xbox One X gira così così, segno che quelli di Blizzard non si sono sbattuti troppo con l'ottimizzazione (per capirci, Diablo 3 va a 4K/60fps, questo a 1080/30 fps, nemmeno granitici). Vabbè, ormai si pensa al futuro e alla next-gen, per cui posso anche capirlo, però io non ho ancora intenzione di passare alle nuove console, quindi mi accontento di quello che passa il convento.
Ulteriori record:
12-11-2021 — Terminato in modalità Incubo.6Diablo II ha tre livelli di difficoltà: ognuno diventa disponibile quando si porta a termine il precedente. Pur essendo un gioco impegnativo, la modalità normale è più o meno una passeggiata, quella Incubo comincia a essere un'arrampicata sul K2, quella Inferno è scalare l'Everest in ciabatte, senza bombola d'ossigeno e con tre sigarette in bocca (tanto per dire, ci sono mostri completamente immuni ai tuoi attacchi, e devi trovare sistemi per farli fuori o evitarli; e, in tutti i casi, ogni minima distrazione significa precipitare giù dalla montagna). A ogni morte si perdono monete d'oro e parte dei punti esperienza guadagnati col sangue.
10-12-2021 — Terminato in modalità Inferno.7Che inferno!
Non ho la più pallida idea di che genere sia, ma l'ho finito.
Mi spiego meglio: prima ancora dei titoli di testa il gioco si è aperto con un interrogatorio da parte di qualche sorta di entità meccanica. A domanda precisa avevo due possibilità: confessare o sputare. Ho deciso di sputare. Mi arriva una bastonata e mi viene nuovamente riproposta la domanda. Risputo. Bastonata e ancora la stessa domanda. Sputo. Sblocco un achievement, probabilmente il gioco apprezza le scelte fuori dagli schemi.
A questo punto mi viene rifilata una nuova bastonata e una nuova richiesta per la stessa domanda. Tu cosa avresti fatto? Esatto, scelgo di sputare nuovamente. Bastonata e domanda. Sputo. Bastonata e domanda. Sputo.
A questo punto il robot si incazza ed esclama "mi ha rotto le palle, eliminatelo". Mi uccidono, titoli di coda.
Non "game over", eh! Titoli di coda! Quindi, tecnicamente, ho terminato il gioco. Questo mi ha ricordato il meraviglioso Adventures of Robin Hood, nel quale potevi uccidere lo sceriffo di Nothingam durante la presentazione e vincere così in appena un minuto di gioco. Io a Breathedge non penso di aver vinto; però nemmeno perso.
Tre stelle per il coraggio. :)
Un bel titolo, che è sempre un piacere rigiocare. Avendo tutti i DLC ne ho giocato qualcuno e l'ho trovato divertente, ma non li ho ancora terminati.
Qualche volta i controlli sono un po' ballerini ma nell'insieme è un gioco ben bilanciato.
Complice una splendida offerta dell'intera trilogia con tutti i DLC, mi sono rituffato nel mondo di Lara Croft.
Un gioco che è invecchiato bene, e che è sempre un piacere giocare. Sono anche riuscito a terminarlo al 100% (ero convinto di averlo già fatto in passato, ma mi sono accorto che mancavano un paio di oggetti).
Diablo II non mi ha mai particolarmente colpito, e credo di averlo terminato una sola volta da quando è stato pubblicato, oltre 20 anni fa. Ma mi sono ritrovato una copia in casa che non ricordavo nemmeno di avere (la copia, non la casa), e sono riuscito a inserirla al primo colpo in un contenitore Wine funzionante (una sorta di emulatore Windows); l'ho potuto così giocare su Mac.
Devo ammettere che è parecchie spanne sopra il predecessore come varietà, caratteristiche e bilanciamento (anche se non sono mancati momenti estremamente frustranti). Forse questo tipo di gameplay è ormai superato — o forse sono cambiati i miei gusti — e non so quando e se lo rigiocherò. Ma è durato il giusto e mi ha divertito.
Lo scorso anno sono stato terribilmente duro con questo gioco, assegnandogli una sola stella. Sono però stato anche molto ingiusto, perché non meritava un giudizio così punitivo.
La verità è che ero rimasto profondamente deluso dal "doppio finale" (sto cercando di evitare spoiler troppo indicativi); il "primo" era stato a mio giudizio più che sufficiente.
Ciò che non avevo considerato è che Ellie è andata ben oltre i propri limiti, e i traumi subiti l'hanno cambiata completamente, al punto da non essere più in grado di operare scelte razionali, o anche solo comprendere cos'è per lei davvero importante.
Qui entra il gioco il secondo finale che, benché a mio avviso affrettato, semplicistico e, se vogliamo, banale, è forse l'ultima possibilità che ha Ellie di redimersi, e di tornare alla realtà.
Ci sono livelli frustranti all'inverosimile, ma trovo che il dualismo che accompagna tutta la narrazione sia semplicemente perfetto. Come perfetto è il reparto grafico, sonoro e scenografico. Doppiaggio come sempre meraviglioso.
Un'espansione ufficiale di Diablo, l'unica uscita.
Non è un granché, circa 8 livelli parecchio noiosi e ripetitivi, con numerosi problemi di visuale (molti oggetti vengono generati casualmente troppo vicino a pareti che di fatto li coprono e li nascondono) e due boss piuttosto insignificanti.
Però vengono aggiunte un po' di novità anche al titolo originale (nuove armi, nuovi oggetti, nuovi personaggi, nuove dinamiche) che lo rendono più vario e divertente.
Il primo Diablo, quello che ha cominciato tutto. È sostanzialmente un gioco semplice (come concetto, non come giocabilità: alcune combinazioni casuali di mostri sono quasi impossibili da affrontare), ma denso di atmosfere inquietanti e avvolgenti. Si respira l'umidità sulle pietre dei sotterranei e l'odore aspro della pelle dei demoni.
Sono finalmente riuscito a creare un contenitore Wine8Un'applicazione che permette di far girare le applicazioni Windows su Mac. per le mie copie di D1 e D2; prima dovevo utilizzare VM Windows, ed era sempre un bagno di sangue.
Passano gli anni ma è sempre un gran bel gioco, con una colonna sonora immortale.
Una delusione incredibile. :(
Tecnicamente è il gioco più bello che abbia mai visto. Il gameplay l'ho trovato terribile, frustrante e noioso. Combatti contro gli infetti; combatti contro gli umani; combatti contro gli infetti; combatti contro gli umani. Alternati dall'inizio alla fine. A ondate infinite. Non skippabili. Una rottura di coglioni incredibile!
A tutto questo si aggiunge una storia che parte bene, ma finisce nel modo più stupido e incoerente possibile (nonostante ci fossero gli estremi per il capolavoro). Bello il messaggio contro il sessismo ma, per quanto mi riguarda, anche questa saga si è chiusa malamente. :(
Un gioco che durante lo sviluppo e i vari teaser non mi ha fatto né caldo né freddo ma che, una volta uscito, mi ha lanciato addosso una scimmia incredibile. Sono rimasto affascinato da quei silenziosi paesaggi, che un po' mi ricordavano Shadow of the Colossus, e da una storia che si preannunciava molto interessante.
La realtà dei fatti mi ha messo al soldo di un futuristico corriere Bartolini col compito di recapitare, avanti e indietro per il mondo, pacchi. A piedi. Sotto una pioggia acida (sarebbe un po' più complicato, ma così rende l'idea) che li rovinava. Tra l'altro il personaggio, gravato dal peso, tendeva spesso a inciampare, seminando tutto intorno le scatole, che ovviamente si rovinavano ulteriormente. Per rendere il tutto ancora più interessante, si trovavano scatoloni smarriti ovunque (magari fosse così nella realtà!), da consegnare a loro volta per guadagnare like. Sì, like!
Insomma, credo sia il gioco che più mi ha rotto i coglioni negli ultimi 10 anni. Perso dentro menu e sottomenu chilometrici, dialoghi infiniti (ma che in fondo erano la parte più interessante) e attrezzatura da costruire (che però non ho mai costruito perché non ne vedevo il motivo), ho ben presto gettato la spugna. Il mio giudizio sarebbe di una stella, gliene aggiungo un'altra perché a livello tecnico è una vera gioia per gli occhi, anche se fa letteralmente decollare la ventola della PS4 Pro.
Kojima non mi frega più!
Ogni volta che comincia una nuova stagione di Diablo, mi ritrovo sempre a creare un nuovo personaggio e completare tutte le quest necessarie a sbloccare una nuova mascotte (che sarebbe un pupazzino che segue il personaggio e raccoglie le monete d'oro che cadono quando si uccidono i nemici.
Come il precedente è un gioco mediocre. Tecnicamente è valido, triturare, sminuzzare, polverizzare nemici dà una estrema soddisfazione, e questo è il marchio di fabbrica di id. Il problema è che i due studi si sono invertiti i ruoli: id, che coi motori grafici è un dio in terra ma una pippa a creare storie si è occupata della trama, lasciando lo sviluppo ad Avalanche (che ha comunque fatto un ottimo lavoro). Il risultato però è la solita storia piatta e insipida, che può essere portata a termine in poche ore, con missioni banalissime (trova tizio, recupera X componenti, vai qui, vai lì…). Quello che allunga il brodo sono gli infiniti insediamenti e — chiamiamole — missioni secondarie; ma alla lunga stancano anche loro perché tutte uguali. Finale, come da tradizione, affrettato e buttato lì tanto per poter mettere i titoli di coda.
Aggiungo però una stella per la riscoperta del colore viola/rosa elettrico: una meraviglia per gli occhi, così come tutti gli effetti di disturbo/esplosioni/danni.
Avevo finito questo gioco cinque anni fa su Xbox 360, con la mascella spalancata per la meraviglia grafica. Mi sarei aspettato un deciso salto di qualità su One X ma non c'è stato. In ogni caso si tratta di un giocone, funestato però da tre gravi difetti:
- L'assenza di una localizzazione audio italiana, che ti costringe spesso a guidare alla cieca per non perdere i dialoghi e finire così contro un muro;
- Una guidabilità dei veicoli del tutto inadeguata, che ti fa spesso finire contro un muro anche se non stai leggendo i sottotitoli;
- La mancanza di un livello di difficoltà impostabile, che ti fa urlare e bestemmiare il più delle volte a causa dell'alto livello di frustrazione derivante da alcune missioni (generalmente perché si finisce contro un muro per le ragioni 1 e 2 durante un inseguimento).
Quindi diciamo che sarebbe un 5 stelle meno una per le imprecazioni e la prenotazione dell'Inferno.
Ma la storia e la libertà di azione sono fenomenali. L'ho rigiocato soprattutto per potermi librare in volo su Los Santos e godermi gli spettacolari panorami.
Bellissimo, un'estensione naturale della serie "ufficiale", viste mozzafiato, giochi di luce ed effetti come se piovesse. Una gioia per gli occhi.
Ma gli manca il fattore wow, per tutto il gioco si ha l'impressione di giocare a un (ottimo) Tomb Raider, con puzzle interessanti e una fastidiosa sensazione di Deja-vù: scene già viste in mille mila altri titoli (la corsa lungo il treno), l'antagonista che compare nei momenti critici (guarda caso proprio quando troviamo il tesoro finale), soliti combattimenti frustratamente lunghi e ripetitivi. Interessante l'implementazione dello stealth, altrimenti l'avrei già sbattuto al muro. Tutto il gioco ha costantemente oscillato fra le tre e le quattro stelle ma alla fine ho deciso che mancasse quello slancio per distinguerlo chiaramente dalla massa. Bellissimo gioco, per carità, ma per niente originale.
Ogni tot mesi comincia una nuova stagione di Diablo, e mi diverto a ripercorrere tutta la storia creando un nuovo personaggio di livello 1 e sbloccando alcuni obiettivi che porteranno a ricevere un nuovo pet (un animaletto che ti segue e raccoglie i soldi quando massacri i cattivi).
Per quanto non abbia più molto da offrire a livello di trama rimane comunque uno spaccatutto estremamente appagante.

DM è uno dei pochi CRPG ancestrali che mi piace rigiocare ogni 4-5 anni. È il capostipite dei moderni giochi di ruolo ed è stato il primo videogioco con effetti sonori tridimensionali. A oltre 30 anni dall’uscita conserva inalterata la sua atmosfera inquietante, gli intricatissimi rebus e i geniali livelli.
L’idea della tomba della Firestaff vale da sola le cinque stelle.
Ammazza che porcheria!
Sembra che questo 2019 si sia messo d'impegno per rovinare tutte le saghe che più amo. Ho cominciato a giocare l'ultimo Gears quando è uscito su Game Pass, credo fine-agosto-primi-di-settembre e l'ho trovato di una noia infinita. Non riuscivo proprio a fare più di 30 minuti a sessione. Passavano i giorni, i mesi e non avevo alcuna voglia di portarlo avanti. Finché, più o meno a metà, c'ho definitivamente rinunciato e l'ho guardato su Youtube.
Mai visto un Gears così banale e poco ispirato. Non succede nulla, non c'è alcun confronto finale (se non con un mostro capitato lì per caso e con il fascino di un calzino bagnato). Tecnicamente è fenomenale, e infatti le due stelle riflettono quello. Per il resto amen.
Riconfermo tutto quello che ho scritto l'ultima volta che l'ho giocato: grafica pazzesca, specialmente adesso che ho una Xbox One X e me lo sono goduto in 4k 60 frame al secondo.
La storia non è epica come i precedenti capitoli e il cambio di personaggi è un po' spiazzante ma ci si abitua. Se devo trovargli dei difetti direi i checkpoint un po' troppo distanziati, che costringono a rigiocarti interi combattimenti se ti capita di morire a due metri dal prossimo salvataggio automatico e la modalità "difendi la base" che ho sempre odiato e sempre odierò.
Però a conti fatti è sempre Gears. :)
La storia forse non è profonda come nel capitolo precedente, ma rimane un giocone. Parti frustranti non ce ne sono (magari qualcuna un pochino noiosa) e la localizzazione italiana è ottima.
Credo di aver sempre dato cinque stelle a questo gioco. È un capolavoro, lo adoro, ha all'interno idee pazzesche sfruttate pazzescamente bene. Ma stavolta sono quattro, principalmente per due motivi:
- La localizzazione in retro compatibilità è sputtanata (le voci sono un po' in italiano e un po' in inglese) e, apparentemente, Microsoft/Epic Games non ha alcuna intenzione di sistemarla.
- Alcuni frangenti di gioco sono inutilmente frustranti, e ti ritrovi a provare e riprovare un livello senza sapere esattamente cosa dovresti fare.
Rimane comunque un immenso capolavoro.
Non sono un appassionato di first person shooters ma la serie di Gears è uno dei rari franchise che riesce sempre a esaltarmi.
Ha tutto: cattiveria, political incorrectness, nemici aperti in due con motoseghe, polverizzati, carbonizzati, lanciati in orbita. E una storia coerente che supera agevolmente il peso degli anni.
Questa è una versione particolare: una remaster creata appositamente per l'attuale generazione di console (Xbox One), per ravvivare un capitolo epico (che, però, se la sarebbe cavata egregiamente anche nella sua incarnazione originale grazie alla retrocompatibilità). Sono stati aggiunti alcuni capitoli non presenti nell'edizione su 360 (ma su PC sì), ed è stato effettuato un buon restyling su poligoni, texture e risoluzione.
In alcuni frangenti ha rischiato di giocarsi una stellina, perché ci sono sezioni particolarmente impegnative (a qualsiasi livello di difficoltà), che mi hanno fatto incazzare non poco. Eppure — curiosamente — Raam, che ricordo su 360 come il più difficile boss che io abbia mai affrontato in un videogame, è andato giù come una pera.
Bellissimo, anche se non perfetto.
L'ho trovato in offerta a meno di 3 euro su www.instant-gaming.com, e ho pensato valesse la pena provare una campagna offline breve ma intensa. Effettivamente è cortissima ma l'idea dei differenti episodi mi è piaciuta molto. Peccato non abbiano deciso di crearne di più.
Graficamente è notevole, l'intelligenza artificiale, invece, è terribile. Ma d'altra parte si sapeva che è un gioco votato prevalentemente al reparto multigiocatore (che non ho alcuna intenzione di provare, perché non mi interessa).
Una scontata fotocopia di Diablo III, nata se non erro in un periodo in cui Diablo III era uscito da poco e le sue meccaniche di gioco erano abbastanza deludenti. Questo ricalca come carta carbone tutto: ambientazioni, stili di combattimento, meccanismo random dei drop, musiche (non a caso il compositore è lo stesso della colonna sonora dei primi due Diablo). Il problema è che la storia è talmente banale da risultare completamente superflua. Io l'ho giocato perché era gratis e perché sono un maniaco dei dungeon crawlers.
Per carità, non è malvagio. Ma nemmeno un gioco che lascia il segno.
In preparazione per il seguito, mi sono rigiocato il precedente capitolo, che tra l'altro ha ricevuto un corposo aggiornamento quando è stato reso retrocompatibile. A 4K e HDR non sfigura rispetto ai titoli della corrente generazione. Certo, il conto dei poligoni e le texture sono quelli che sono ma il West è stato ricreato in maniera convincente e appassionante.
Non ha superato la prova del tempo la maggior parte delle missioni, ripetitive, a volte noiose e qualcuna frustrante; ma in fondo era da mettere in conto. Fastidiosa come sempre l'assenza della localizzazione vocale italiana.
Un DLC meraviglioso: ben 30 ore (29h 38m, per la precisione) di pura arte.
Cos'altro aggiungere? Niente, i CD Project RED si sono davvero superati.
Uno dei più famosi retro coin-up della storia, in una delle sue diecimila varianti. Difficoltà infinita, grafica piuttosto scadente su XBox (ok che è quella originale, ma è schiaffata su video senza alcuna cura). Rimane comunque un gioco divertente.
Un DLC di oltre 12 ore (12h 23m, per la precisione) supera in longevità buona parte dei normali giochi.
Come sempre i CD Project RED sono maestri a raccontare storie, e questa non fa eccezione: divertente, sorprendente e sopra le righe dalla prima all'ultima battuta.
C'è poco da dire su the Witcher 3, è un capolavoro. Quasi 100 ore (94h 46m, per la precisione) di trama ininterrotta e appassionante. Ogni singola quest, sia questa principale o secondaria, lascia il segno per originalità. I personaggi che si incontrano e con cui si interagisce sono tantissimi, ognuno caratterizzato magistralmente.
Tecnicamente è una meraviglia per gli occhi, regge ancora ottimamente il passare del tempo.
Se vogliamo trovargli qualche difetto diciamo il cavallo, che come super potere ha la capacità di incastrarsi in ogni singolo elemento dello scenario, e la mancanza della localizzazione audio nella nostra lingua. Dettaglio che avrebbe reso questo gioco probabilmente (forse) il migliore mai pubblicato.
Avrebbe facilmente meritato quattro stelle, non fosse per il fatto che alcuni combattimenti, anche a livello facile, mi hanno fatto tirare giù madonne dal cielo. Davvero… che palle!
Per il resto ottimo titolo, anche se questa volta la storia non è stata proprio stratosferica.
Un gioco che meriterebbe molto: visivamente è strabiliante, e si vede che è stato fatto con sentimento. Però mi ha annoiato da morire.
Me lo sono trascinato per mesi, lasciandolo e riprendendolo: semplicemente la trama non ingranava. Questi due tizi devono raggiungere il picco più alto di una montagna per fare una cosa e, ogni volta che ci sono quasi, capita qualcosa e ricadono giù. Questo per almeno un paio di volte. Il sistema di crescita del personaggio, le armature, le abilità, il sistema di spostamento tra i vari regni sono interessanti, ma io voglio giocare, non passare ore a pianificare cose.
Poi, per carità, il rapporto padre-figlio non è dei peggiori, e ci sono scene toccanti. Però nel complesso ho faticato molto per portarlo a termine.
Un gioco visivamente meraviglioso, dal gameplay impossibile. Gli do 4 stelle perché me lo sono guardato interamente su Youtube, e me lo sono goduto pienamente. Se avessi provato a giocarci avrei sicuramente ucciso qualcuno. Invece, vedere un altro bestemmiare e tirare giù santi dal calendario ha reso l'esperienza ancora più divertente. :)
Un gioco particolare, che si differenzia da tutti gli altri per il coraggio di voler affrontare un argomento (molto) delicato come i disturbi mentali. Un viaggio nella mitologia norrena che forse è solo una metafora, ma funziona molto bene.
Tecnicamente è ai massimi livelli (ho particolarmente apprezzato la modalità ad alto framerate su One X), sembra quasi una demo delle potenzialità dell'Unreal Engine 4. I combattimenti sono pallosi e ripetitivi fino alla nausea ma anche le animazioni dei nemici sono da spaccamascella. Gli enigmi alla lunga vengono a noia però bisogna riconoscergli una certa genialità.
Splendide le atmosfere claustrofobiche, la varietà dei paesaggi e gli effetti speciali. Mi auguro non rimanga un caso isolato.
Gran bel gioco. Trama divertente e avvincente, scenografie da togliere il fiato e momenti molto toccanti. Una formula ormai collaudata che, con l'avanzare della tecnologia, migliora a vista d'occhio. Ho molto apprezzato i differenti livelli di difficoltà selezionabili per ogni aspetto del gioco: combattimenti, risoluzione enigmi ed esplorazione.
Se proprio devo trovargli un difetto, in modalità prestazioni sull'Xbox One X il tearing fa capolino un po' troppo frequentemente.
La serie Battlefront è prevalentemente incentrata sul gioco online. Tuttavia, questo secondo capitolo presenta una nutrita varietà di modalità single player, campagna compresa. Non è niente di eclatante ma mi ha parecchio divertito, specialmente i combattimenti aerei e spaziali.
Per il momento ho terminato la storia principale; il resto, credo, lo affronterò a tempo perso ma so già che le battaglie a tempo e a fazioni non sono cosa per me.
Un atroce gioco del 1984 per Commodore 64. :)
La particolarità è che, se ci si sente il ras del quartiere, è possibile uccidere tutti: Gandalf, Elrond, Thorin, Gollum o chiunque ci si pari davanti, e questo non ci impedisce di portare a termine con successo la nostra avventura!
Degno di nota è il parser denominato “inglish”, che consente di concatenare numerose azioni senza doverle scrivere una a una, e la generazione casuale del carattere dei personaggi, che crea esperienze di gioco (teoricamente) sempre diverse.
Per il resto è terribile (l’intera storia è ultra semplificata), ma mi ha troppo divertito il poter esercitare diritto di vita o di morte sull’intera Terra di Mezzo. :D
Planescape: Torment è universalmente acclamato come il miglior CRPG (gioco di ruolo classico) mai creato. Ha dalla sua dialoghi di una complessità allucinante e infinite possibilità di svolgimento della storia. Le quest possono essere completate in modi differenti, il cui impatto può ripercuotersi anche dopo molte ore di gioco. Era una vita che volevo giocarlo e finalmente ho trovato il tempo.
Purtroppo, per quanto mi riguarda, è stata una delle esperienze più pallose, confusionarie e frustranti che abbia mai sperimentato. L’estrema libertà concessa al giocatore significa poter entrare in un villaggio e, se ci gira così, uccidere tutti. Il problema è che poi molte missioni non possono più essere completate, come mi è successo in più di un’occasione. Inoltre non viene spiegato nulla delle meccaniche di gioco, così mi sono ritrovato con un party dimezzato rispetto a quello ottimale perché non ho incontrato abbastanza persone che si unissero al gruppo. Inoltre, dopo un certo punto della trama, non si ha più accesso ai mercanti per cui, se non si ha nel gruppo almeno un mago, non è più possibile identificare le armi o curarsi senza investire tutti i soldi in bende. Io un mago non l’ho visto nemmeno in foto e l’unico personaggio non giocante che sapevo essere in grado di rimuovere maledizioni era sparito al termine di una missione. Pertanto sono arrivato alla fine con una stramaledetta ascia incollata alla mano che mi faceva perdere il controllo del personaggio durante i combattimenti.
I dialoghi infiniti, per altro molto ben scritti anche se in un inglese arcaico e quindi non sempre di immediata comprensione, dopo un po’ vengono a noia. Ricordo un punto specifico della trama dove non ho potuto salvare per quasi un’ora.
Tra l’altro, sempre leggendo in giro, in questo gioco i combattimenti non sono importanti, perché semplicissimi e ininfluenti. Semplicissimi un cazzo! In alcuni frangenti, anche mettendo il livello di difficoltà più semplice, venivo regolarmente demolito da nemici mica da ridere. Ed era tutto un attaccane uno / scappa / curati / riattaccalo / riscappa. Quando poi attaccavano tutti insieme ciao.
Peccato, perché la storia è molto intrigante. Credo, comunque, che il problema principale dipenda dal fatto che sia invecchiato male.
Assassin’s creed 2 era un giocone. Mai prima d’ora storiche città italiane come Firenze, Venezia e molte altre erano state create così vive e credibili. E la storia di Ezio rimane la più bella di tutta la serie.
Assassin’s creed 2 era un giocone. Mai prima d’ora storiche città italiane come Firenze, Venezia e molte altre erano state create così vive e credibili. E la storia di Ezio rimane la più bella di tutta la serie.
Si vede che in questo gioco ci hanno messo il cuore. È uno spettacolo per gli occhi e la storia è molto intrigante, per quanto davvero troppo incasinata. Sfortunatamente i combattimenti sono il suo tallone d’Achille: troppi, davvero troppi, e praticamente tutti inutili. Fai due passi e devi affrontare ondate e ondate di nemici tutti uguali e tutti ugualmente noiosi. Inutili al punto che mi ritrovavo spesso a correre verso il mio obiettivo, lasciandoli indietro, e questo non influiva minimamente sui risultati della missione. A parte, naturalmente, quando il gioco decideva che, per aprire una porta, occorreva ucciderli tutti fino all’ultimo. Beh, questa cosa ha tolto parte del divertimento.
I due DLC sono interessanti. Nel primo si torna inaspettatamente a Rapture, una Rapture al massimo dello splendore. Nel secondo si abbandona l’approccio diretto e la forza bruta in favore dello stealth. Ma è uno stealth molto farlocco e viene subito a noia.
Insomma un gioco onesto, ma molto lontano dalla sontuosità dei primi due.
Nonostante a suo tempo sia stato fortemente criticato, trovo che sia superiore al precedente capitolo (ma non tanto da renderlo perfetto). È stato migliorato in tutti quegli aspetti che risultavano frustranti e ripetitivi (primo fra tutti l’aggiramento dei dispositivi). Sono inoltre stati introdotti elementi geniali come il punto di vista delle “little sisters”.
Il DLC, Minerva’s Den, è anch’esso appassionante e ben sceneggiato, nonostante in fondo non introduca nulla di nuovo.
Una mezza cagatina (decisamente troppo randomica), ma dalle grandi potenzialità. Purtroppo non sfruttate.
Un gioco che offre inizialmente un’atmosfera cupa, elettrica e stuzzicante. Ma ci si accorge subito che non ha proprio niente da dire. Il tutto è composto da puzzle ambientali snervanti e filmati senza senso, che conducono noiosamente a un anonimo finale. Anzi, a volerla dire tutta nemmeno ce l’ha un finale.
Diciamo subito che esteticamente è una gioia per gli occhi, anche su una console un po’ datata come la mia Xbox One day one9Non l’ho presa al day one ma è comunque la prima versione uscita. Faccio prima così che chiamarla “old”, “fat”, ecc…. L’idea del cambiamento stagionale è piacevole, anche se al di fuori del controllo del giocatore (il che è un po’ un peccato).
Il grande problema di questo gioco è che è noioso. Tutte le gare sono identiche — e il 90% del gioco sono gare —, in tutte si parte sempre in ottava posizione e non sono oggettivamente distinguibili le une dalle altre (se non per la categoria: sterrato, circuito, esibizione, ecc.). Sono divertenti gli eventi, in cui si gareggia contro treni, overcraft e altri improponibili mezzi di trasporto ma le novità finiscono qui. Anche l’interfaccia è pessima: menu su menu in cui ci si capisce poco, per fare qualcosa è necessario cercare su Google. Inoltre hanno completamente eliminato il supporto al Kinect: sul 2 era comodissimo chiedere di calcolare il percorso senza dover armeggiare coi menu, qui non è più possibile farlo. Infine, come da recente tendenza Microsoft, anche l’audio in lingua italiana è sparito, il che costringe a ignorare qualsiasi dialogo per evitare di perdere la concentrazione e schiantarsi in velocità contro un platano.
E, a proposito del 2 (che nel mio giudizio del 2014 aveva preso il massimo punteggio), ho provato a lanciarlo per fare un confronto e devo dire che mantiene ancora adesso tutto il suo fascino. I paesaggi sono un pochino più scarni e i modelli poligonali più spigolosi, ma la guidabilità delle auto è sostanzialmente invariata. D’accordo che in un gioco di guida non c’è poi molto da innovare, però non capisco questa pioggia di 10 piovuti un po’ da tutti i siti di videogiochi.10A voler essere maliziosi tali siti i giochi li ricevono gratuitamente dalle software house, per cui non è mai conveniente parlarne troppo male. Male no ma punteggio massimo assoluto, con tutti i difetti evidenziati sopra… dai…
Per quanto visivamente straordinario, con personaggi profondi, interessanti e ben caratterizzati, l’intero gioco è stato deludente. È quello che io definisco un “simulatore di lava e stira”, perché di fatto l’interazione si limita a premere un tasto o fare un movimento con la levetta quando richiesto, per alzarsi, prendere un oggetto, compiere una scelta o anche lavare e stirare (e c’è un intero livello in cui pulite una casa da cima a fondo!). Non è necessariamente un fattore negativo, anzi. Mi piacciono i film interattivi quando ben fatti e da questo punto di vista David Cage non ha mai deluso. Ameno fino a Detroit.
La trama è insulsa. Certo, è affascinante un mondo in cui gli androidi prendono coscienza e cominciano a lottare per i propri diritti. Ma i protagonisti sono troppo umani. Sbuffano, hanno il fiatone, sussultano… Insomma, fosse stato un gioco sulle persone di colore in cerca di eguaglianza non ci sarebbe stata alcuna differenza. Una trama fragile, poco coerente, in cui se si decide di non usare la violenza ci si ritrova comunque a sterminare essere umani senza pietà come se non ci fosse un domani (e infatti per loro non c’è).
Emotivamente funziona, ci sono scene in cui si prova sincera empatia e ci si commuove. Ma rimane la fiera dei luoghi comuni e delle battute da film di azione anni ’80.
Volendo trovare anche il pelo nell’uovo le voci italiane di alcuni personaggi sono a livello dilettantistico (Markus e Alice, in primis).
Rimane però un lavorone di tutto rispetto, l’intera ambientazione è realistica, viva e interattiva. Ed è straordinario come i personaggi principali siano visivamente identici agli attori umani che li hanno interpretati.
Ogni tot mesi comincia una nuova stagione di Diablo, e mi diverto a ripercorrere tutta la storia creando un nuovo personaggio di livello 1.
Per quanto non abbia più molto da offrire a livello di trama rimane comunque uno spaccatutto estremamente appagante.
Questo gioco, mai sentito nominare prima e scoperto per caso in un periodo di forti sconti (l’ho pagato meno di 5 euro) si è rivelato un’autentica perla. Tutto gira intorno a un vecchio pistolero che, fermatosi nel 1910 a rinfrescarsi la gola in uno sgangherato saloon del Kansas, comincia a raccontare la sua storia. I vari capitoli del libro ripercorrono tali vicende, che narrano di alleanze o di duelli con i più famosi cow boy del vecchio West. La particolarità è che spesso si sbaglia, o ricorda male, o viene interrotto e quindi ci si ritrova a vivere le vicende da un’altra prospettiva, o con esiti differenti.
Si sente molto l’assenza di una localizzazione vocale in italiano perché spesso i commenti arrivano nei momenti più concitati di una sparatoria e i sottotitoli non sono d’aiuto; comunque il doppiaggio originale è spettacolare. È un gioco infarcito di luoghi comuni ma forse sono proprio loro a dargli spessore e a farti respirare la polvere del lontano West. Molto impegnativo, costringe spesso a provare e riprovare ma le trovate geniali, qualche volta al di sopra delle righe, lo mantengono fresco e divertente.
Consigliatissimo.
L’ho trovato per caso nella libreria dell’Xbox Game Pass. Non l’avevo mai sentito nominare ma è di fatto un erede della vecchia scuola dei film interattivi. Comincia la storia, arrivi a un bivio, prendi una decisione e parti per la tua avventura personalizzata. Niente di speciale, ma i filmati sono di qualità, la trama abbastanza intrigante e i personaggi piuttosto credibili.
Nonostante i passi in avanti rispetto a quel gioiello che è stato il primo reboot del 2013, questo gioco presenta numerose pecche; purtroppo così ricorsive e irritanti da far precipitare il giudizio totale (che rimane comunque ottimo, vedi la legenda dei miei voti).
Innanzitutto i controlli. Adesso Lara può fare così tanti movimenti che controllarla è diventato estremamente impreciso, e le cadute negli abissi durante le acrobazie più complesse non si contano. Poi i quick time events: fighissimi sulla carta, cinematografici al massimo ma estremamente frustranti, e da ripetere in continuazione perché non è sempre chiaro cosa si debba fare per superarli. Parlando di indecisione, alcuni livelli sono dei labirinti davvero mal progettati. Si perdono decine e decine di minuti solo per capire dove si debba andare, e questo alla lunga stanca. Come stancano le infinite orde di nemici, tutti uguali, da superare. Messi lì apposta per rallentare il gioco (e il divertimento) perché non ha davvero senso ripetere a oltranza le stesse noiose azioni.
Detto questo tutto il resto è spettacolare: ambientazioni, grafica, suoni, localizzazioni e storia, anche se a mio avviso finisce un po’ troppo precipitosamente.
Un gioco che ho evitato per anni, temendo fosse noioso. Invece, contro ogni aspettativa, almeno l’inizio si è rivelato brillante con quella sua atmosfera, sì post-apocalittica, ma molto westernizzante. Purtroppo non offre molto altro. Un’ambientazione open world (anche se piuttosto limitata) e una struttura di gioco a missioni piuttosto piatte e monotone.
La trama non decolla mai e, come tipico di id Software, il tutto si riduce a migliaia di nemici tutti uguali che ti piombano addosso da ogni lato. Insomma, per buona parte una gigantesca rottura di coglioni come il nuovo Doom. Nota di merito ai movimenti degli avversari: saltano da tutte le parti e sono bestemmie anche solo riuscire a inquadrarli per sparare, ma se non altro richiedono un livello di impegno superiore ai tipici FPS. Da lontano invece sono delle pippe, sempre in copertura parziale in attesa di essere fatti saltare in aria con un bel fucile di precisione.
Finale totalmente insulso. Nemmeno un boss conclusivo o un “bravo, hai finito il gioco”. Premi quattro bottoni, spari a centinaia di scimmie saltellanti e sei improvvisamente ai titoli di coda.
Ma che caz… Voglio dire… Bello, bellissimo, etereo, onirico, surreale e tutto quello che vuoi ma non è un gioco. Nuoti, raccogli qualche oggetto e passi al livello successivo. Non muori, non ti evolvi, non succede sostanzialmente nulla. In pratica un acquario virtuale.
Sarebbe un ottimo screensaver.
Boh… Vabbè…
Due stelle per l’originalità e per l’ambientazione, ma per il resto noia assoluta: si tratta sostanzialmente di guidare dei petali (con un sistema di controllo peraltro atroce) verso altri fiori. Così, per tutto il gioco.

Unravel è un platform, un genere che generalmente evito perché non di mio gradimento. Tuttavia, già fin dalla prima interazione, ti intenerisce e non riesci più a staccartene.
Yarny, il protagonista, è una sorta di gomitolo e il modo in cui il suo filo si distende e interagisce credibilmente con l’ambiente circostante è pura magia.
La grafica è di una bellezza da togliere il fiato. Ogni texture è semplicemente perfetta, ricorda molto le ambientazioni di Little Big Planet ma, fortunatamente, il gioco non ne condivide affatto la frustrazione.
La storia è alquanto triste e avvilente, ma d’altra parte è una metafora della vita, c’è poco da fare.
Certo, alla lunga diventa un po’ noioso, perché le azioni sono sempre le stesse e a cambiare sono soltanto le ambientazioni. Ma è comunque un’esperienza molto piacevole.
Un gioco che non è un gioco, è un’esperienza onirica. Non si combatte, non si risolvono puzzle, non si interagisce con altri personaggi, non si segue una trama. Si procede in linea retta verso un punto ben preciso. Ma il bello è il viaggio, non la destinazione. Atmosfere molto ispirate, deserto, acqua, neve, vento.
Una grafica semplice ma suggestiva, giochi di luce ispirati e una colonna sonora piacevole e rilassante.
Purtroppo il finale è uno di quelli che si mettono quando non si è capaci di fare un finale ma pazienza, ai fini dell’esperienza conta come il due di spade quando la briscola è bastoni.
No Man’s Sky non è un gioco, è una demo. C’è questa simpatica idea dei pianeti generati proceduralmente, in cui ogni volta arrivi in un posto nuovo.
— Fine della parte divertente —
Tutto il resto è noia, ripetitività e crash continui (almeno su PS4 Pro). Per la prima ora è sorprendente scoprire nuovi pianeti, poi ti rendi conto che strutturalmente sono identici: cambiano le forme ma ci sono minerali, piante e animali, e tutti danno gli stessi elementi. Eh sì, perché il gioco è un farming continuo: usi il laser per recuperare carbonio o cobalto? Piano piano si scarica e parte del carbonio devi impiegarlo per ricaricarlo. Trovi un oggetto interessante? È sempre danneggiato e sei costretto a utilizzare risorse per ripararlo. Usi l’astronave? Ogni 4 decolli devi ricaricare il serbatoio.
Poi ci sono le missioni: fotografa 5 piante, fotografa 5 minerali, fotografa 5 animali; raccogli 250 unità di un minerale rarissimo che trovi solo dopo mezz’ora saltando a caso da un pianeta all’altro; porta il pacco su un altro pianeta e torna indietro. Insomma, compiti di una ripetitività disarmante.
Veniamo infine alla trama principale: c’è un segnale, segui il segnale; parla col tizio che ti manda in tre punti diversi del pianeta ad attivare qualcosa (un click); torna dal tizio che ti manda in un altro sistema solare; trova una torre di comunicazione e parla col tizio; vai a cercare X materiali; torna dal tizio, vai in un altro sistema. Tutto così. Si fa la conoscenza di un paio di personaggi, caratterizzati al pari di una lattina vuota di birra, ogni tanto si entra in un portale che ti fa apparire su un nuovo pianeta e si ricomincia. Alla fine salta fuori che… (spoiler11È tutta una simulazione che sta andando a puttane.). Terminata questa inutilità ti dicono “ora vai al centro della galassia, e troverai la risposta finale”. Beh, io ho fatto due conti: ero distante oltre 700 mila anni luce e la mia navetta faceva salti da 190. Questo significava circa 5800 salti iperspaziali (la cui procedura era: vai sulla mappa, seleziona il percorso per il centro della galassia, ogni volta perché è un settaggio che non mantiene, fai il salto; ricomincia) della durata di circa 3 minuti. Totale: 12 giorni di gioco (intesi come 24 ore piene). Beh, no grazie. A quel punto sono andato su YouTube a vedere cosa succedeva e… (spoiler12Non succedeva un cazzo di niente! Nessuna risposta, nessun finale. semplicemente il gioco ricomincia da capo in una nuova galassia. Uno è stato per 12 giorni a rompersi i coglioni con una procedura da catena di montaggio e si ritrova questa cagata!).
Insomma, meriterebbe meno di una stella ma apprezzo perlomeno lo sforzo della generazione dei mondi. All’uscita è stato criticato da tutti, ora si dice che è “il gioco che avrebbe dovuto essere”. Manco per niente! È ancora una puttanata senza capo né coda. Consiglio mio: statene alla larga!
Le quattro stelle hanno rischiato a tratti di diventare tre e addirittura due. Bellissima storia, bellissima grafica, bellissimi personaggi, bellissimo tutto. Però ‘sti cazzo di combattimenti senza fine hanno frastagliato i maroni!
Non ce l’ho tanto col fatto che ogni cinque minuti si spara, anche perché in un gioco come questo non vedo cos’altro si possa fare. Il problema è la serie infinita di nemici che ti si scaglia contro. Finisci la prima ondata e già sai che ce ne sarà una seconda. E poi una terza. Perché? Non rende l’avventura più divertente, ti rompi solo i coglioni.
A parte questo, bellissimo.
Se dovessi giudicare questa espansione dal prezzo (credo che inizialmente costasse intorno ai 20 euro) non ne uscirebbe molto bene. Nonostante il consueto cuore messo dai Naughty Dog, si tratta tutto sommato di una manciata di livelli che possono essere portati a termine in un paio di ore. Questo avvalora la mia personale opinione sui DLC: o introducono una nuova, soddisfacente storia (anche a un costo vicino a quello di un titolo completo), oppure è meglio lasciar perdere perché si tratta spesso di piccole sezioni di gioco magari escluse in fase di sviluppo per mancanza di tempo o perché ritenute superflue; o, ancora peggio, buttate giù al volo per racimolare qualche soldo.
La trama ci mostra Ellie in due diversi frangenti della sua vita: uno con la migliore amica e l’altro che copre un palese (anche se ininfluente) buco nel gioco principale. Del secondo non se ne sarebbe sentita la mancanza: tre piccoli livelli spara-spara noia-noia. Il rapporto con Riley invece è quello che regala risate e qualche morigerata emozione. Purtroppo però anche questo racconto non scava a fondo e lascia un retrogusto di incompletezza.
Inoltre di entrambe le storie conosciamo l’epilogo, per cui viene totalmente a mancare l’effetto sorpresa.
In ogni caso mi ha moderatamente divertito.
Un gioco che, anche dopo svariati anni, ancora sa toccare le corde dell’emozione. Non è tanto la trama a colpire ma il rapporto che si viene a creare tra i protagonisti nel corso della storia.
Niente da dire, questa trilogia distopica13Almeno credo, non seguo per nulla il mondo Marvel/DC ma qui muoiono personaggi storici a ogni battito di ciglia. di Batman lascia un gran senso di soddisfazione. Non tanto per la storia, la cui trama e relativo finale ho trovato parecchio banalotti, quanto per le trovate creative: il personaggio di Joker, che si aggira indisturbato nella mente confusa del protagonista, è spettacolo puro, così come il livello tecnico di tutto il gioco. A tratti sembra di guardare un film.
Per i miei gusti, però, è un minestrone troppo denso. Troppi esercizi fisici col pad, troppi punti in cui ci si gratta la testa e ci si chiede cosa fare e decisamente troppi combattimenti tutti uguali.
Rimane comunque un signor gioco.
Un gioco indie interessante. A mio giudizio più un film interattivo vista la trama strettamente lineare e il percorso “a binari” da seguire.
Tuttavia un’esperienza emotiva degna di nota. Personalmente non mi ha entusiasmato, ma le riconosco una generosa dose di fantasia e di creatività.
Horizon Zero Dawn è uno dei giochi che più mi sono piaciuti negli ultimi anni, tanto è vero che è stato (mi pare) il primo che abbia mai platinato su PS4. Non amo però i DLC, in quanto generalmente non durano un tempo sufficiente a giustificarne il costo. Benché questo garantisca almeno un paio di ore di gioco, e presenti visuali e nemici molto affascinanti, purtroppo la trama è noiosa e tremendamente lineare.
Prince of Persia è uno di quei giochi che a suo tempo aveva fatto gridare al miracolo. Le animazioni dei personaggi sono ancora oggi così realistici da togliere il fiato (la principessa che si volta all’ingresso del perfido visir Jaffar è tutt’ora ineguagliata). Purtroppo l’estrema difficoltà data dalla poca precisione dei comandi e dal conto alla rovescia (si aveva infatti un’ora esatta per terminare il gioco) lo rende tutt’oggi troppo frustrante per un giocatore come me. Pertanto me lo sono guardato su YouTube. :)
CHE. GIOCO. DI. MERDA.
Dopo aver completato per ben due volte il primo capitolo, e aver letto meraviglie di questo seguito, l’ho acquistato con grandi aspettative. Non solo i (francamente pochi) difetti del precedente non sono stati migliorati, ma ogni singolo aspetto è stato reso più noioso, ripetitivo e snervante. Missioni tutte identiche, sistema Nemesis peggiorato e inutilmente complicato all’inverosimile, senza che la cosa possa in qualche modo migliorare l’esperienza di gioco. Controlli impossibili dove tu vuoi saltare da una parte e Talion comincia a rotolare o si butta esattamente dal lato opposto. L’intera storia rende un senso di frammentazione, con personaggi brutti, doppiati male e dalla profondità narrativa di una pozzanghera: in sostanza all’inizio Celebrimbor forgia un nuovo anello, così a cazzo, perché quelli che già ci sono non bastavano. Talion lo perde nei primi 2 minuti di gioco e da quel momento l’elfo — letteralmente ogni 5 minuti — gli scassa la minchia sul fatto che deve recuperare questo fottuto anello. Gli assedi sono pallosi, i combattimenti manco a parlarne, con migliaia di nemici sullo schermo tanto per rompere il cazzo e non per costituire un vero divertimento.
Può bruciare all’inferno.
È la terza volta che finisco questo gioco, e sempre su una piattaforma differente. L’avevo “gratis” col Gold della Xbox ma, siccome mi è scaduto l’abbonamento e ho deciso di non rinnovarlo, ho approfittato di un’offerta Sony a poco meno di 6 euro.
Apparentemente, a ogni completamento, guadagna una stella. La prima volta pensavo la trama fosse banale, la seconda che ci fossero troppi assalti nemici, tutti ripetitivi. Questa volta invece ho amato la varietà della prima e l’adrenalina dei momenti più concitati. Sarà anche che più o meno ricordavo come risolvere puzzle e situazioni ma mi sono divertito parecchio.
Come l’ultima volta l’ho virtualmente platinato, nel senso che ho terminato il gioco al 100%, trovando tutti gli oggetti e completando tutte le sfide. Ma, siccome circa la metà dei trofei è dedicata al multiplayer e io il multiplayer non lo sopporto (inoltre non ho più l’abbonamento a Plus per cui, anche volendo…), il vero platino non arriverà mai.
Ho un rapporto di amore-odio con questa incarnazione PS4; quando ho saputo che era prevista una special edition ho fatto di tutto per averla. Purtroppo è stata rilasciata solo per il territorio americano e le prevendite non hanno funzionato a dovere, quindi l’unico sistema possibile sarebbe stato sborsare 100 euro su ebay per qualcosa che costava 49 dollari. Così, per rappresaglia, ho deciso di lasciar perdere, lo avrei comprato solo quando sarebbe stato proposto altamente scontato. Due giorni fa è successo (25 euro, ma sostanzialmente 15 perché ho trovato su Ebay una scheda prepagata per lo store Sony a 10 euro in meno) e mi sono fiondato a scaricarlo. Pronti, partenza, via. Subito livello difficile, alè! (mai fatto con nessun altro gioco, almeno al primo gameplay) e finito stanotte. Vabbè, ero in astinenza da quasi due anni (non è vero, nel frattempo l’ho rigiocato a tempo perso su PS2). Ma l’avventura è appena iniziata, ci sono una marea di cose da fare, dal giocarlo in modalità mirror al trovare gli easter eggs e i collezionabili, ai time attack mode. Insomma, prevedo molti mesi di grande divertimento. Per il resto incollo qui sotto la recensione precedente, a cui si aggiunge una grafica davvero spaventosa e una modalità a 60 fps su PS4 Pro da togliere il fiato.
Shadow of the Colossus è un gioco dall’atmosfera incredibile. Il senso della vastità e delle dimensioni titaniche è reso in modo realistico e coinvolgente. Anche il reparto audio, rimasterizzato in 5.1 nella nuova reincarnazione, contribuisce a rendere i paesaggi e le poche creature che li popolano entità credibili e vive. Purtroppo, rispetto al precedente remaster per PS3, non è stata inclusa la modalità 3D. Il mio televisore non ce l’ha, ma quello piccolo da 33 pollici nell’altra camera sì, una volta l’ho provato ed è stata un’esperienza orgasmica.
Ulteriori record:
27-04-2018 — Terminato in modalità facile.
27-04-2018 — Terminato in modalità difficile.
29-04-2018 — Time attack livello difficile14Le bestemmie! LE BESTEMMIE!
29-04-2018 — Time attack livello normale.
29-04-2018 — Giardino segreto!
30-04-2018 — 16 boss in un’unica sessione (2h 21m).
30-04-2018 — Presa la spada dei Dormin!
01-05-2018 — Platinato.
Non è malvagio, ma forse tutti questi AC mi hanno un po’ rotto i coglioni. Stessa trama, più o meno adattata a un diverso contesto storico e modelli nemici tutti uguali (saranno tre o quattro in tutto, il baffone, il gigante pelato, la tizia con i capelli raccolti e forse qualcun altro, sparati a ruota in ogni angolo di Londra).
Il DLC dedicato a Jack lo squartatore è strano forte.
Ne ho giocato circa un terzo su Xbox One circa un anno fa ma mi ha annoiato come non mai, per cui l’ho abbandonato. Ho provato a riprenderlo in questi giorni ma, non ricordandomi ormai più niente, lo avrei voluto ricominciare dall’inizio. I furboni di Ubisoft non hanno previsto questa possibilità, si può solo continuare il gioco corrente. Anche eliminando i salvataggi dalla console, all’avvio, vengono riscaricati quelli dal cloud per cui la situazione non cambia. Siccome mi sono rotto le palle e non avevo voglia di perdere tempo per capire come cancellare i salvataggi dal cloud l’ho semplicemente disinstallato e l’ho “terminato” su Youtube.
Direi che ho fatto bene perché la storia l’ho trovata estremamente noiosa.
La prima volta che l’ho giocato, circa sette anni fa, ero rimasto stupito dalla forte connotazione cinematografica, ma la valutazione globale è stata nella media per via dei troppi scontri a fuoco con gli antagonisti. Confermo la mia preferenza verso i “film interattivi” piuttosto che i “crash! boom! bang!”, ma devo dire che al secondo giro di giostra l’ho rivalutato. Sia per le scenografie che rimangono splendide, sia per la storia (benché il doppiaggio a tratti non sia perfetto).
Con la magia dei 60fps della versione remastered il titolo riceve decisamente nuova linfa.
Per giocare questo nuovo capitolo di Zelda mi sono appositamente comprato un Wii U di seconda mano. Soldi decisamente ben spesi, si tratta non solo di uno dei titoli più ambiziosi di Nintendo (il primo open world) ma probabilmente di tutto il genere (chiamiamolo) fantasy.
Ci sono così tanti dettagli, segreti, novità: poter interagire col mondo utilizzando calamite, blocchi temporali, parapendii (addiruttura moto!), e altre curiose innovazioni è qualcosa di sostanzialmente inedito, che offre centinaia di ore (il mio tempo si attesta intorno alle 133) di esplorazione anche dopo aver terminato la trama principale.
Sarebbe un gioco da 5 stelle piene, non fosse per il fatto che alcune missioni, specialmente nelle due espansioni, risultano a tratti frustranti ed estremamente punitive. È un gioco giapponese, d’accordo, ma un dosaggio un po’ più bilanciato del tutto lo avrebbe reso molto più piacevole.
C’è poi il discorso delle armi che si rompono ma alla lunga ci si abitua, anche perché se ne trovano molte più di quante se ne riescano a utilizzare.
Se questo è il futuro di Zelda, ci aspetta un bellissimo futuro.
Un gioco sostanzialmente onirico, molto piacevole graficamente, ma che a mio giudizio dura molto più del dovuto. Cosa che lo rende a tratti un po’ noioso.
Per chi è in astinenza da Portal, the Turing test è un ottimo sostituto. Non si smanetta con il teletrasporto ma con palle di energia che attivano e disattivano determinati dispositivi. La trama è interessante: una missione spaziale su Europa scopre un virus in grado di alterare le cellule e donare l’immortalità. Il computer di bordo, una sorta di Hal 9000, decide che per il bene dell’umanità l’equipaggio non può riportare la scoperta sulla Terra. Con evidenti problemi di sovrappopolazione non riuscirebbe a sostenere nuove generazioni di esseri eterni. Non c’è cattiveria nel suo operato, soltanto logica, contrapposta alla morale degli esseri umani che, ovviamente, vorrebbero evitare di morire sulla luna di Giove.
Vengono combinati elementi puzzle con una curiosa collaborazione proprio con T.O.M. fino a giungere all’epilogo che deciderà le sorti dello scontro. Qualche test non è proprio “pulito” ma, in linea di massima, la struttura regge ed è divertente.
Bello. E coraggioso. Mi allineo al giudizio sul primo Batman (Arkham Asylum). Molta carne sul fuoco, ma tutta divertente.
Che delusione!
Intendiamoci, tecnicamente è un capolavoro, 1080p a 60fps dovrebbe essere l’obiettivo minimo di qualsiasi gioco di ultima generazione, eppure Doom è uno dei pochissimi. Le ambientazioni tolgono il fiato, le animazioni e l’intelligenza artificiale dei nemici sono perfette. Allora perché non mi è proprio piaciuto?
Innanzitutto la storia. Yawn che noia. Lo svolgimento… Entri un una location e sai che si riempirà di nemici. Dieci minuti per farli fuori, accedi a una nuova area e via così a oltranza. L’indicatore degli obiettivi è poco chiaro e spesso ti ritrovi a vagare senza una meta per la mappa.
Adoro il primo Doom, mi piace molto anche il secondo e mi rendo conto che la natura di questo videogioco non può cambiare: devi uccidere migliaia di demoni, dall’inizio alla fine. Però questa cosa che continuano a comparire dal nulla la odio. Nei precedenti capitoli sapevi che in una stanza c’erano X nemici, pianificavi l’attacco e lo eseguivi. Qui cominci a sparare e, finché il gioco non decide che è abbastanza, continuano a spuntare nemici. Oh, a me queste cose annoiano a morte.
Ne ho giocato un terzo e il resto l’ho guardato su Youtube, dove il tizio tagliava via gli scontri infiniti e mostrava solo la storia. Oh, mi è venuto il latte alle ginocchia pure con quello…
È un gioco che ho cominciato e abbandonato varie volte (ma ero arrivato a un soffio dal finirlo), non perché non mi piacesse ma perché qualche volta non sono in vena di videogiochi per cui faccio passare così tanto tempo che mi scordo la trama e perdo interesse nel continuare. Avendo trovato Arkham Knight in offertona mi è sembrato giusto rimettermi in pari velocemente.
Un gioco molto innovativo a suo tempo e ancora parecchio interessante oggi, pur essendo un genere che solitamente non digerisco.
Divertente. Forse un po' troppo incasinato, visto che occorre controllare contemporaneamente tre personaggi e, il passare dall'uno all'altro (specialmente trasferendo gli oggetti dell'inventario), rende l'intera esperienza molto macchinosa.
Ma l'inconfondibile humor Lucasfilm è sempre molto piacevole.
Finalmente, approfittando di un’offerta su App Store di Day of the Tentacle, che lo contiene, mi sono fatto coraggio e l’ho giocato.
Che dire? Come quasi tutte le avventure dell’epoca non è invecchiato benissimo. C’è troppo backtracking, troppe pippe mentali e troppi tentativi da fare per arrivare al risultato. Tuttavia ha caratteristiche originali e innovative, dalla possibilità di scegliere i personaggi con cui giocare ai finali alternativi, agli eventi temporali che possono cambiare gli eventi del gioco (per esempio npg che interagiscono tra loro modificando codici di accesso alle varie aree). L’ironia che caratterizza tutte le avventure grafiche della (ex) Lucasfilm è ancora acerba e non elegantissima, ma comunque piacevole.
Insomma, un videogioco un po’ ostico ma che può valere la pena portare a termine.
Per essere un gioco uscito al lancio della console è ancora oggi uno dei più graficamente impressionanti. Non è un giocone, si va avanti tirando mazzate sui denti ad avversari molto simili tra loro e anche i combattimenti coi boss — soprattutto i combattimenti coi boss — sono di una banalità sconcertante.
Ma in fondo si tratta dei nostri antenati e la storia mi ha molto divertito.
Ogni due o tre mesi comincia una nuova stagione di Diablo, e mi diverto a ripercorrere tutta la storia creando un nuovo personaggio di livello 1.
Stavolta ho fatto la pazzia di portarlo a livello massimo (70) nella stessa sezione di gioco. Più altri 2-3 giorni per completare alcuni obiettivi utili a sbloccare nuovi equipaggiamenti.
Ho molta difficoltà ad apprezzare le assurde trame giapponesi, ancora meno le meccaniche di gioco frustranti di alcuni “platform” nipponici. Questo gioco presenta entrambe le caratteristiche.
Tuttavia mi ha molto incuriosito il grande apprezzamento che questo gioco ha riscosso tra i giocatori per cui ho voluto provarlo, pur saltando a pie’ pari tutte le noiose (per me) fasi platform. Non mi è piaciuto, quando sembrava che la trama potesse prendere una svolta interessante è purtroppo scaduta immediatamente nella più sconfortante banalità. Mi hanno però divertito alcuni dei differenti finali, segno che quando i Giapponesi scatenano la propria fantasia riescono a raggiungere punte di eccellenza.
Pensavo di aver definitivamente chiuso con Diablo III, dopo anni passati a sviscerarne ogni caratteristica. Però recentemente le stagioni15I personaggi stagionali vengono creati da zero all’interno della stagione, che dura normalmente due o tre mesi. In pratica è come ricominciare da zero, senza soldi, armature o aiuti dagli altri tuoi personaggi. Il vantaggio è che, raggiungendo determinati obiettivi, si ottengono piccolo bonus come i pet. Quello di questa stagione è un piccolo draghetto verde. sono arrivate su console e ho voluto provarle. Preso a piccole dosi è ancora molto divertente, da livello 1 a 70 in un paio di giorni e uno aggiuntivo per raggiungere gli obiettivi richiesti.
L’avevo già giocato circa tre anni fa ma mi ero rivenduto il DVD. In offerta in digitale a meno di 4 euro mica potevo lasciarlo lì!
Riconfermo tutte le buone impressioni della prima volta, un gioco uscito in sordina ma che piano piano è riuscito a conquistarsi il favore di pubblico e critica. Non è perfetto, spesso ti ritrovi circondato da decine e decine di Orchi, con nuovi capitani (vedeteli come miniboss) che si aggiungono a rotta di collo e l’unica soluzione è fuggire; perché con un flusso pressoché infinito di nemici non si arriva da nessuna parte.
Odio le missioni a tempo, col timer che scorre, ma ancora di più quelle in cui devi fare cose senza farti scoprire: sono un guerriero, cazzo, fatemi combattere! Per fortuna non sono molte e il conto alla rovescia non è mai veramente un problema. Però lo trovo fastidioso.
Il Nemesis system invece è divertentissimo. Influire sulla struttura gerarchica degli Orchi dona una soddisfazione infinita. Ho chiuso il commento della prima recensione con “speriamo esca un seguito” e così sarà. Ci rivediamo a Mordor!
Rigiocare Hλlf-Life è stato un parto!
La storia è, come ricordavo, molto interessante, però una serie di inconvenienti ne hanno mirato il gameplay. A partire dai controlli che sono impossibili: la sensazione è quella di pattinare sul ghiaccio, su qualunque superficie. Siccome gran parte dei movimenti consiste nel saltare su millimetriche piattaforme, la maggior parte delle volte sembra di atterrare su bucce di banana, con l’ovvia conseguenza di andarsi a schiantare trenta metri più in basso. Inoltre alcuni bug mi hanno costretto a ricaricare interi livelli, perché il boss di turno ha deciso di diventare invulnerabile.
Un gioco all’epoca bellissimo, che però è invecchiato non troppo bene.
L’aspetto grafico è incredibile. Le ambientazioni, i materiali, gli oggetti e i personaggi sono da togliere il fiato. Per quanto riguarda la storia il giudizio è un po’ controverso: non è il massimo dell’originalità ma si fa perdonare con la solita dose di grettezza, situazioni originali e stimolanti e armi super distruttive. Ho apprezzato poco, invece, le sessioni alla “difendi la base”, suddivise in tre diverse ondate di attacchi nemici. La prima volta va bene, poi comincia a diventare troppo ripetitivo.
Il finale non è sbrigativo… Di più!
997 morti. NOVECENTONOVANTASETTE!
Ecco perché il voto è così basso.
Visivamente stupendo, uno dei più belli che si siano mai visti, musiche evocative e coinvolgenti, una trama toccante ed enigmi ambientali sempre nuovi e originali. Ma è un trial-and-error e, in quanto tale, le bestemmie cominciano col primo quadro e si snocciolano copiose fino alla fine. Controlli spesso imprecisi, ventagli temporali millimetrici e nemici che a volte ti fanno venire voglia di spaccare il pad contro il muro. Sono ancora incazzato dall’ultimo livello, magari tra qualche mese, ricordandolo, lo rivaluterò (ma non lo giocherò mai più).
Oh, bellissimo però. Se giocato da altri.
Gira e rigira finisco quasi sempre a giocare Portal e il suo seguito una volta all’anno. È un titolo che non sente il passare del tempo e, avendolo trovato in offerta davvero a pochi spicci, nella versione espansa col alcuni livelli in più, non ho potuto esimermi dal prenderlo. L’ho inoltre platinato, credo sia il mio terzo gioco (se consideriamo le varie versioni di Diablo 3 su differenti console come una sola).
Sono anche riuscito a entrare nella stanza della torta, impresa non da poco visto che in questa incarnazione non sono presenti né cheat né tantomeno comandi per abilitare il no clipping16Passare attraverso i muri.. :)
Baldur’s Gate lo avevo giocato tanti anni fa, ai tempi della sua uscita, ma credo di non averlo mai finito.
Ritrovarlo adesso, seppur nella nuova enhanced edition17Che aggiunge, tra le tante cose trascurabili, un’apprezzata e facoltativa modalità storia, per aggirare le frustrazioni di una difficoltà originale molto severa, mostra tutta la sua età: un sistema rigidamente legato alle regole D&D che rende tutto macchinoso e snervante. La storia, poi, è molto più noiosa e lineare di quanto (non) ricordassi e la maggior parte di armi e armature offrono davvero pochi vantaggi rispetto a quelle standard. Pertanto la presenza di denaro, gemme e altri gioielli preziosi si rivela praticamente inutile.
Ciononostante è uno dei giochi che ha dato il via al genere RPG, e per questo gliene siamo tutti grati. I dialoghi rimangono tra i più belli, arguti e ironici mai visti. Il poter sfanculare un po’ tutti, così a piacimento, contribuisce a sdrammatizzare scene altrimenti pompose e stereotipate. Insomma, un bel tuffo nel passato.
Un gioco brutto. Troppo old school, piatto, noioso, a tratti frustrante. Sviluppato con poco cuore.
Brutto.
Un gioco tecnicamente molto ambizioso, al punto che la Playstation 4 non riesce a farlo girare decentemente. Il frame rate è zoppicante e, in alcuni frangenti, crolla verticalmente a livelli di slideshow. Trico è spettacolare, vivo e sa emozionare.
Purtroppo il resto del gioco è estremamente piatto. Una copia spiccicata di Ico, seppur con qualche sporadica idea degna di nota.
Il finale, che arriva inaspettatamente troppo presto, lascia inevitabilmente l’amaro in bocca. Un Ueda piuttosto deludente, dopo oltre 10 anni di attesa.
Questo genere di giochi generalmente li evito ma, siccome Microsoft lo ha regalato con Gold, l’ho provato per curiosità. Trattandosi di un indie l’ho terminato un paio di ore dopo. Non so se sia stato realmente creato per far paura, perché non ne fa per niente, non è neppure inquietante. E nemmeno ottimizzato perché il framerate è davvero basso e la One ha grandi difficoltà a farlo girare decentemente.
Ma tutto sommato è una piccola esperienza interessante, anche se sostanzialmente tutta la storia si svolge aprendo porte e cassetti e sbadigliando generosamente.
La prima volta che ho provato un titolo di Guerrilla Games, Killzone, sono rimasto molto colpito dalla resa grafica. Horizon non fa eccezione, è probabilmente il titolo esteticamente più bello visto finora su console e, se si aggiunge che è un open world, quindi molto esigente per via degli spazi immensi, la cosa è ancora più sorprendente. Come tipologia ricorda un po’ i vari Skyrim / the Witcher / l’Ombra di Mordor: titoli in cui ti ci puoi perdere per settimane seguendo la trama principale oppure cercando di completare tutte le missioni secondarie. Così è stato.
Non è perfetto, ci sono alcuni aspetti che andrebbero migliorati, come la gestione della sacca medica che ti costringe ogni volta a perdere 10 minuti per cercare piante medicinali in giro per la mappa. Oppure le armi: troppe, alcune molto simili, altre inutili.
Ma nel complesso un gran bel gioco, molto solido e con una storia davvero sorprendente. Il contrasto tra civiltà tribale e tecnologia fantascientifica viene gestito in modo molto credibile.
È l’esatto opposto del precedente capitolo: gioco davvero mediocre, con troppo backtracking e un finale stressante e per nulla divertente, ma interfaccia fantastica. Lucasart ha rifinito la UI di Monkey Island SE rendendola perfetto a un uso con il joypad. Splendida anche la nuova grafica, che finalmente ha senso di esistere.
Peccato per tutto il resto.
Un gioco che non invecchia mai. I controlli su console sono piuttosto difficoltosi, specialmente in quei frangenti in cui è necessaria una certa rapidità di esecuzione. La nuova grafica è approssimativa e per nulla all’altezza del titolo originale.
Comunque si lascia sempre giocare più che volentieri.
Un gioco che sarebbe stato molto divertente se non fosse stato troppo old-gen. Fino ai due patetici finali alternativi (patetici più che altro perché non si integrano in alcun modo con la trama dei film) la storia è abbastanza varia e divertente. Purtroppo soffre della sindrome da ripetitività e “ondate infinite di nemici tutti uguali” e problemi relativi a fin troppo semplici cadute involontarie dentro baratri di vario tipo. Divertente però l’utilizzo della Forza: poter sbatacchiare qui e là i nemici più piccoli dà una certa soddisfazione.
Volevo giocarlo e l’ho giocato. Non lo rifarei una seconda volta.
Doom è pura adrenalina, Doom 2 idem. Livelli più complessi e pazzi rispetto al primo, immutata sete di sangue.
Tecnicamente interessante, per qualità visiva ed effetti “speciali”. Purtroppo la storia è molto noiosa.
Io adoro i pixel games e questo è una gioia per gli occhi. Inoltre, essendo uno strategico, mi piace ancora di più (i platform hanno effettivamente stracciato un po’ i maroni).
Alla lunga diventa un po’ troppo ripetitivo ma, essendo composto soltanto da 5 livelli, non vi porterà via molto tempo.
Un’avventura grafica che avrei voluto finire 25 anni fa ma che ho sempre rimandato. Purtroppo non è nulla di eccezionale, gli enigmi sono contorti, la parte delle catacombe, così come quella all’interno del castello, sono sostanzialmente noiose, ripetitive e insopportabilmente lunghe. Segue sostanzialmente la trama del film, con piacevoli richiami, ma è qualitativamente sotto i livelli di Monkey Island di molte spanne. Bella la possibilità di poter variare parzialmente alcuni eventi della storia.
Se possibile ancora più geniale del precedente, che in sostanza era nato come un esperimento. Qui c’è una storia, divertente, originale e piena di colpi di scena.
[WEEEEEEE… I’M IN SPACE!]
Portal è Portal, non servono descrizioni o spiegazioni.
The cake is a lie, ed è tutto quello che serve sapere. :)
Sottotitolo 1: Non c’ho capito un cazzo!
Sottotitolo 2: Che cagata!
Primo problema, Halo 5 non presenta uno straccio di riassunto dei capitoli precedenti. Comincia spedito e finisce senza che un utente che non abbia precedentemente giocato alla saga possa capirci alcunché. Capisco che un seguito debba avere rimandi e citazioni ma almeno un piccolo filmato (visto che il gioco è composto per il 75% delle dimensioni — 87 GB — da filmati) per introdurre personaggi e vicende ce lo potevano mettere.
Secondo problema, è identico al primo Halo: Stessi ambienti più o meno uguali, stesse ondate di nemici identici (non ci saranno più di 6-7 tipologie differenti) da uccidere dall’inizio alla fine18Funziona così: entri in una stanza, improvvisamente 50 nemici si teletrasportano all’interno. La porta per uscire non si apre finché non li hai fatti fuori. Li uccidi tutti. “Ne arrivano altri!”. Altri 50 nemici da uccidere. Li uccidi. “Arrivano i rinforzi!”. Altri 50 nemici. Li uccidi e poi, forse, la porta si apre. Altrimenti ne arrivano altri 50. che combattono tutti allo stesso modo. Con la variante che ogni tanto ce n’è qualcuno grosso come un armadio e richiede quaranta caricatori per andare giù, tanto per portar via il maggior tempo possibile.
Terzo problema: La squadra è completamente inutile. Per tutta la campagna sei affiancato da altri tre combattenti. Superflui. Da soli non uccidono praticamente nessuno, stanno lì solo per bellezza e per sparare qualche cazzata. Altrimenti ti annoieresti davvero a morte.
Non ricordo l’ultima volta che ho terminato un gioco in una giornata. Microsoft l’ha reso disponibile gratuitamente per una settimana ma, con la mia connessione da terzo mondo, ho impiegato cinque giorni per scaricarlo. Così sono partito di buona lena, ignorando che fosse anche cortissimo.
Vabbè, a cavallo prestato…
Non ho la PS4, e per il momento non ho alcuna intenzione di acquistarla. Però, avendo giocato tutti i capitoli precedenti, ero curioso di provare il 4, così ho inaugurato questo nuovo sistema di visione su YouTube, tra l’altro molto economico. ;)
Tecnicamente è incredibile, il livello di realismo che Naughty Dog è riuscita a realizzare fa cadere la mandibola in più di un’occasione. Una storia affascinante, ma quando mai quelle dei pirati non lo sono? Un ottimo epilogo per la serie, che lascia però un piccolo retrogusto amaro.
Un giocone. La storia è ben strutturata e molto avvincente. Le decisioni del giocatore la modificano profondamente, portando ad eventi radicalmente differenti e ben 16 finali; e garantendo un’alta rigiocabilità. I difetti sono principalmente dovuti a qualche bug di troppo e a un backtracking immenso, che ti costringe ad attraversare tutto il regno varie volte — gli spostamenti rapidi non ci sono — per completare le varie quest.
Ricordo il clamore positivo che l’uscita di questo interessante RPG aveva suscitato. Purtroppo per me, essendo già passato da anni alle console, non ho mai avuto il piacere di provarlo. Ultimamente, però, Microsoft ha regalato su 360 il secondo capitolo che, essendo retrocompatibile su One, mi ha fatto tornare la voglia di provarlo.
Infine, alcuni giorni fa, mi è capitato tra le mani il terzo capitolo, Wild Hunt, al ridicolo prezzo di 17 euro; ho pertanto deciso che era giunto il momento di affrontare seriamente l’intera saga.
Non possiedo un PC pertanto la mia unica possibilità di “giocare” il titolo è stata la visione su Youtube. Ho impiegato alcune settimane perché, tenendo fede al genere, è un gioco corposo e pieno di quest secondarie nel complesso interessanti. Belle le parti esplorative, i dialoghi e la generosa dose di ironia degli stessi.
Ora si continua con i seguiti, questa volta in modalità un po’ più interattiva.
Tecnicamente niente da dire, nonostante le atmosfere non mi siano sembrate così ispirate come il predecessore, tecnicamente sono stati fatti grandi passi in avanti, a partire dal modello poligonale di Lara, molto più definito e realistico.
Avevo grandi aspettative da questo gioco, specialmente dopo quel piccolo gioiello che è stato il capitolo precedente.
Purtroppo la storia ricalca molto quella del primo titolo, c’è sempre un personaggio in pericolo da andare a salvare, un’organizzazione criminale da precedere nelle scoperte, colpi di scena più o meno telefonati. I cattivi, a questo giro di giostra, sono parecchio sottotono. Non hanno personalità, nessuna inventiva e il più delle volte già si può indovinare quale direzione prenderà la storia. Il finale poi è veramente deludente.
Detto questo è un gioco comunque godibile, che però comincia ad assumere pericolosamente tratti alla Assassin’s Creed ultima maniera. Promosso sì, ma lontano dall’eccellenza.
Nel corso degli anni ho giocato buona parte dei Final Fantasy ma non li ho mai finiti. Essendo giochi immensi arrivavo sempre al punto che mi rompevo le palle. Vuoi per via della noia, del backtracking, del non sapere cosa fare o dove andare o perché un combattimento risultava troppo stressante.
I primi 3 o 4 li ho portati avanti per qualche settimana ma all’epoca le storie non erano molto intriganti. Con il VII (ho ancora il salvataggio) sono arrivato allo scontro finale, quello in cui prima fai fuori una Weapon (una sorta di dragone gigante) e subito dopo, senza poter recuperare, provi a tirare schiaffoni a mano aperta al biondino capellone che risponde al nome di Sephiroth. Che infatti mi rompeva puntualmente il culo perché non avevo fatto tutte le quest e preso tutte le armi per semplificarmi la vita. Un mese e mezzo fa ho provato a rigiocare l’VIII, visto che ho ritrovato i 4 CD in fondo a un cassetto. Molto interessante però anche molto palloso e vecchia scuola: Archiviato.
Ok, i giochi su disco laser di Don Bluth non sono mai stati un esempio di interattività, ci si limita a premere il joystick in una determinata posizione (e in un preciso momento) procedendo per errori e tentativi.
A differenza del primo capitolo, che può essere terminato in una ventina di minuti, il seguito si è rivelato essere un immenso dito nel culo, pertanto ho deciso di includerlo in questa lista. Oltre ad azzeccare tutti i movimenti, infatti, è necessario raccogliere per i vari quadri una decina di oggetti. Che poi non servono a un emerito cazzo, se non ad accedere agli ultimi due livelli. Il problema è che sono nascosti e spesso, per prenderli, sono necessarie mosse senza senso (tipo andare a destra quando sembra evidente che a destra c’è, ad esempio, un burrone). Arrivato al livello di controllo (quello che verifica se hai tutto), se ti manca qualcosa ti rispara indietro e devi rifare nuovamente tutti i livelli precedenti, fino a quando non ti presenti con tutto l’occorrente (naturalmente nessuno ti dice cosa manca). Nel primo Dragon’s Lair i livelli erano una trentina, presentati in ordine casuale, e le combinazioni di comandi difficilmente raggiungevano la doppia cifra. Qui sono meno di dieci quadri e ti ritrovi a fare anche una sessantina di mosse consecutive senza possibilità di errore, pena ricominciare da capo.
Alla fine dà una certa soddisfazione poter rivedere tutti i filmati senza stress, però è decisamente un gioco anni ’90, quindi altamente frustrante.
Final Fantasy VIII è figo, niente da ridire. L’idea delle Guardian Forces e la potenza (grafica) che queste sprigionano anche su una console vecchissima come la PS1, è ipnotizzante. Però l’evolversi del gioco di per sé è una grandissima rottura di palle. Un po’ come nelle avventure grafiche degli anni ’90 (Monkey Island, per capirci) devi andare al punto A, parlare con tutti i tizi; poi devi viaggiare fino al punto B, che si trova dall’altra parte della mappa (e ci perdi 10 minuti) e parlare pure lì con tutti i tizi. Ti mandano in giro per il mondo a cercare X oggetti e, ogni volta, devi tornare al punto B, consegnarlo e ripartire alla ricerca del prossimo.
Insomma, ho superato le 70 ore di gioco e ancora non ero giunto alla fine del secondo disco (sono quattro), con la netta impressione di svolgere un lavoro (non stipendiato) invece di divertirmi.
Il salvataggio lo tengo, magari prima o poi lo porto avanti nuovamente. Ma per il momento basta!
Sulla carta è una figata pazzesca. È probabilmente il più avanzato simulatore spaziale mai creato. Ogni cosa è plausibile e sensata e dà l’impressione di qualcosa di reale. Però, in quanto sandbox, ha tutti il limiti del caso. Per capirci, se ti piacciono i trattori ma non puoi permettertene uno, un simulatore di trattore è perfetto. Ci salti sopra, lo metti in moto, e passi i pomeriggi ad arare campi virtuali. Elite è così, parti con una piccola astronave, guadagni faticosamente crediti che ti consentono di acquistarne una più grande e così via, fino a raggiungere intere fortezze volanti. I modi per farlo sono molteplici: puoi commerciare, fare il minatore, trasportare materiali conto terzi, diventare un cacciatore di taglie o uno spietato pirata che saccheggia navi spaziali altrui.
Questo è divertente per un paio di settimane. Anzi, in quel periodo di tempo è una figata assurda, perché non è che prendi e vai, devi studiarti tutto: la configurazione migliore, i componenti giusti, la massa della nave che influenza velocità e distanza dei salti iperluce, lo spazio per il carico, l’autonomia dei moduli vitali, le armi (con relativa gestione della temperatura), scudi e accessori vari.
Però, alla lunga, tutto diventa ripetitivo. Decollare da una stazione spaziale — o atterrarci — richiede 3-4 minuti, perché ci sono tutte le dovute procedure da rispettare (chiedere e attendere l’autorizzazione, aspettare nel caso non ci siano posti disponibili, parcheggiare, fare il pieno, riparare eventuali danni, pagare multe, ecc.). Stessa cosa per i salti spaziali: Scegliere il sistema di destinazione tra quelli raggiungibili, allineare il veicolo, iniziare il lancio, navigare verso la più vicina base, tenendo conto che, viaggiando a velocità prossime a quella della luce, bisogna cominciare a frenare a metà strada per non oltrepassarla o schiantarsi su una stella e così via.
Ma non è questa la cosa noiosa, no. Certo, porta via circa un quarto di tempo di gioco ma il realismo è ciò che caratterizza il “gioco”, per cui fa parte del pacchetto. Quello che annoia sono le missioni tutte uguali: porta questo da qui a lì, uccidi il ricercato X, che si trova nel sistema Y (e non è che vai là e lo uccidi; vai là e devi cominciare a cercarlo, tempo medio 15-20 minuti), uccidi N pirati, recupera il tale materiale. Tutto questo va a incrementare il nostro rango, i nostri rapporti tra le varie fazioni, i permessi che ci vengono dati (per esempio il nostro sistema solare non è immediatamente visitabile) e tutta una serie di altri fattori. Ma non c’è una storia principale, qualcosa di interessante da seguire. Sei tu, la tua nave e l’infinità dello spazio. Fine.
Io ho solo scalfito la superficie. Mi sono concentrato sulle navi spaziali e, nel momento in cui sono riuscito ad acquistare la più prestigiosa (in realtà ne ho presa più di una) e metterci tutti i componenti più performanti, l’interesse è andato rapidamente scemando. C’è molto da fare ma, per farlo, dovrei eseguire migliaia (e intendo proprio migliaia, se non di più) di missioni tutti uguali. Beh…
Doom è Doom.
Ricordo la prima volta che l’ho visto girare su un PC, ero a militare e sono rimasto con la mandibola aperta per 10 minuti. Qualche settimana dopo ho comprato il mio primo 386 per giocarlo. L’incarnazione per Xbox 360, che ho giocato sulla One tramite retrocompatibilità, mantiene in tutto e per tutto l’aspetto del gioco originale (purtroppo anche la risoluzione 4:3), con in più l’ottima localizzazione spaziale dei suoni tramite stereo 5.1.
In offerta a meno di 2 euro anche uno spilorcio come me non poteva non acquistarlo. Passano i decenni ma è sempre piacere piantare una pallottola in fronte ai wannabe Chewbacca19L’Imp è un demone umanoide delle dimensioni di un uomo. Ha la pelle marrone, gli occhi e la bocca color rosso sangue, presenta diversi spuntoni ossei bianchi sul corpo, e artigli su mani e piedi. È il nemico più incontrato nei livelli di Doom ed è quindi considerato la “spina dorsale” di tutta l’armata degli inferi.. Dei quattro episodi presenti gli ultimi tre sono meno ispirati rispetto al primo (ma forse è perché li ho giocati meno e l’attaccamento emotivo è minore). L’ultimo in particolare è fonte di grandi bestemmie, a causa di piattaforme sopraelevate su cui saltare con precisione millimetrica.
L’avevo già giocato un paio di anni fa, su un PC con specifiche ben al di sotto di quelle consigliate e pertanto con una risoluzione grafica ai limiti dell’accettabile. E mi era piaciuto. Figuriamoci ritrovarlo in offerta per Xbox One a 10 euro, corredato da tutti i DLC usciti finora (la cui bontà testerò nei prossimi giorni).
Riconfermo il giudizio positivo dell’ultima volta. L’alieno è, sì, sempre in mezzo alle palle ma in fondo quello è il suo lavoro, e il comportamento è molto logico ora che ho seguito la storia più attentamente (non posso entrare nel dettaglio senza rischiare spoiler).
Nella versione originale sono tornati i protagonisti del primo film a doppiare i loro personaggi, peccato abbiano adottato la stessa iniziativa per la localizzazione italiana, anche se è di grande qualità. Graficamente toglie il fiato.
Un giochetto puzzle alquanto insulso, offerto gratuitamente questo mese agli abbonati di Xbox One.
Ho deciso di giocarlo e platinarlo perché l’intero processo avrebbe richiesto soltanto un’oretta di materia grigia o giù di lì, e 1000 punti in più non fanno mai schifo a nessuno.
Cancellato subito dopo.
Il reboot di TR lo avevo già giocato e finito un paio di anni fa ma, siccome Microsoft ha reso gratuita la Definitive Edition20In pratica è una sorta di remaster adattato alla potenza delle console di ultima generazione: Xbox One e PS4. per gli utenti Gold, mi è tornata la voglia di rivivere questa avventura.
Un’avventura molto ispirata, tra l’altro. Dal taglio altamente cinematografico, con un livello artistico di alto livello e vedute spettacolari. Fino a 2/3 del gioco ha meritato ampiamente le 5 stelline solo che, verso la fine, hanno aggiunto un paio di punti in cui è necessario affrontare orde infinite di nemici e questo alla lunga diventa una gran rottura di palle.
L’ho teoricamente platinato, perché l’ho completato al 100%, trovando tutte le reliquie, tutti i documenti, concludendo tutte le sfide e quant’altro c’era da fare. Non per puro divertimento, ma per sbloccare la galleria di Extra che fornisce interessanti video, interviste, bozzetti, fumetti e artbook.
Non l’ho effettivamente platinato perché gran parte degli obiettivi riguarda il gioco multiplayer e io non sono un fan del spara-spara, soprattutto quando è fine a sé stesso e non c’è una storia interessante da seguire.
Probabilmente non era necessario aggiungere questo DLC alla lista dei giochi ma, siccome ultimamente mi prende poco questo genere di intrattenimento, allora ne approfitto per aggiornare la pagina e togliere le ragnatele.
Di per sé non è malvagio, gli effetti notturni, con pioggia, nebbia e cenere sono molto suggestivi, solo che non viene aggiunto null’altro a quello che era il gioco base. Arrivano una cinquantina di nuove gare ma sono tutte uguali: corse fuoripista con ostacoli assurdi e irritanti (albero dopo curva cieca, oppure camion parcheggiato, o pietra che ti fa fare un bel 360 in senso longitudinale), chiamate in vari modi (offroad, brawl, ecc.) ma che all’atto pratico si differenziano solo per il fatto che magari sono composte da veri giri di un circuito sterrato piuttosto che un percorso pseudo-rallistico che va da A a B.
C’è anche da considerare che il prezzo ufficiale è di 20 euro, circa la metà dell’attuale costo del gioco completo. Io l’ho pagato meno di 5 acquistandolo, con varie peripezie, sul sito russo di Microsoft ma, in tutta sincerità, non so se vale nemmeno quella cifra. Del resto Horizon 2 liscio è anche lui composto da centinaia di gare tutte identiche. Esteticamente è impressionante ma alla lunga stanca.
Mi sa tanto che, dopo aver abbandonato il marchio Assassin’s Creed, andrà a finire che anche quello Forza uscirà dalle mie personali grazie21Effettivamente il 3 e il 4 li ho saltati a pié pari.. Non sono un pilota professionista ma mi piacerebbe avere una sorta di qualifiche — anche semplificate — tanto per non dover partire ogni volta da una posizione preimpostata e passare la prima parte di gara a superare tutti.
Ogni tanto si incontra un gioco che, senza pretese, riesce a divertirti.
Questo Sniper Elite non lo conoscevo, è spuntato dal nulla quando Microsoft l’ha regalato agli utenti Gold (sono quelli che pagano l’abbonamento, non quelli ricchi) e, visto che l’avevo scaricato, tanto valeva provarlo. In pratica è il classico gioco di guerra, con trama mediocre che però ci mette nei panni di un cecchino ed è un vero spasso far fuori nemici virtuali a centinaia di metri di distanza, in particolare i cecchini avversari, magari piazzati su un campanile dall’altra parte della città.
Un inquietante effetto rallenty, con tanto di radiografia di ossa e organi interni devastati dai nostri colpi accompagnano quelli migliori, stupendoci e facendoci al tempo stesso inorridire per la crudeltà che è in grado di mostrare, in certi frangenti, il genere umano.
Halo è un gioco che ho abbandonato e ripreso varie volte nel corso degli ultimi 14 anni, e mi ha sorpreso il fatto che abbia un così elevato numero di estimatori. L’ho sempre trovato estremamente noioso e ripetitivo. Avendo però rimediato la Master Chief Collection per pochi euro, ho deciso di dargli un’ultima possibilità.
Per quanto abbia apprezzato una storia abbastanza originale (per quanto datata, se rapportata ai giochi dei nostri giorni) e musiche molto ben integrate, tutto il resto è la fiera della monotonia: livelli identici, riproposti in continuazione. Stanze uguali in cui affrontare centinaia di nemici alla volta. Stanze in cui ritornare più tardi facendo il percorso inverso, incontrando sempre lo stesso, spropositato numero di mostri, tra i più fastidiosi nella storia dei videogiochi, tra l’altro. Il livello di difficoltà mi è parso bilanciato a cazzo, alcuni punti ho dovuto rifarli anche dieci volte e le bestemmie si sono sprecate.
Per non parlare di una fase in cui, a bordo di una jeep, è necessario affrontare un fastidioso percorso a ostacoli con un antipatico timer ad aggiungere maggior frustrazione. E pensare che nelle vecchie versioni i veicoli erano un piacere da guidare, qui ti obbligano a utilizzare le due levette del pad, una per accelerare e una per sterzare, creando una combinazione assurda e poco intuitiva. Inutile dire che ‘sta cazzo di jeep si incastrava e/o ribaltava ogni 3×2.
Avrà dato vita a una saga amatissima ma, per come la vedo io, il primo capitolo è davvero pessimo. Speriamo nei successivi.
Non mi era bastato il precedente, no. Tra l’altro avevo detto che era il peggior Assassin’s Creed che avessi mai giocato. Beh, non è vero. Questo è il peggiore di tutti e, a questo punto, anche l’ultimo che giocherò. Potrei stare mezz’ora ad indicarne i difetti ma non ne ho voglia. Diciamo solo che è nato male (tanto per capirci) ed è di una noia spaventosa, oltre che estremamente confusionario (non si sa mai cosa bisogna fare, dove si deve andare, ecc. ecc.). Inoltre, per essere il primo veramente nextgen non mi ha colpito per niente. L’ho piantato a metà ed è raro che lo faccia (anche coi libri).
Syndicate starà bene sullo scaffale.
Vi chiederete: ma se non ti era piaciuto nemmeno il terzo, perché hai continuato a farti del male? Perché questo e quell’altro li avevo rimediati a una decina di euro l’uno, ecco perché (in realtà 7 l’altro e 13 questo, per essere pignoli). Mal spesi, ovviamente.
Quando GoW:J è stato stroncato da critica e pubblico non ci credevo.
Com’era possibile che una delle saghe più belle nella storia dei videogiochi si congedasse dalla old gen con un titolo al di sotto delle aspettative? In effetti è stato proprio così. Si tratta di uno spin-off della serie principale ma, pur introducendo ottime innovazioni (la più evidente è quella di modificare dinamicamente il tipo di nemici ad ogni partita in modo da creare sempre situazioni diverse) si è comunque rivelato di una noia mortale.
Con una storia banalotta e ridotta all’osso (per non parlare del finale, buttato lì davvero a cazzo), tutto il gioco si riduce a brevi flashback in cui fare una cosa sola: sparare, sparare e sparare, senza soluzione di continuità. Certo, anche negli altri Gears si spara, eh, ma c’è molta più varietà e coinvolgimento.
E, soprattuto, quasi sempre una storia con i controcazzi.
Graficamente toglie il fiato, se mi avessero detto che era un gioco per PS4 ci avrei creduto.
Niente da dire, qualitativamente è il solito God of War (nel senso buono): enigmi ingegnosi, anche se con l’età comincio a non apprezzarli più, combattimenti coi boss impegnativi e originali. La storia, però, l’ho trovata anonima, lontana anni luce da quel capolavoro che è stato il III22Spoiler: E grazie al cavolo, dopo aver fatto fuori tutti gli Dei dell’Olimpo, cos’altro gli avrebbero potuto far fare?. Alcuni pezzi alla “Dragon’s Lair” (clicca un tasto ora, cliccane un altro adesso, muovi la levetta a destra…), da rifare a oltranza a ogni errore, hanno tolto un’altra stellina.
Il peggior Assassin’s Creed a cui abbia mai giocato.
Aggiornamento: poi ho giocato a Unity e, improvvisamente, questo non è più stato il peggior AC di sempre…
Storia abbastanza piatta, con pochi colpi di scena e personaggi difficili da distinguere l’uno dall’altro. Missioni noiose ed estremamente frustranti, da ripetere almeno 3-10 volte a seconda dei casi: segui il tizio senza farti scoprire (e ti scopre), uccidilo senza farti scoprire (e ti vedono), fuggi dai soldati che ti inseguono per 30 minuti (e altri se ne aggiungono). Un controllo del personaggio impossibile e pieno di bug. Vuoi andare a destra e lui si arrampica su un muro, vuoi sorprendere una guardia alle spalle e lui gli salta davanti ballando, vuoi uccidere un nemico atterrato e lui si tuffa in un gruppo di 5 soldati agguerriti, vuoi calarti dalla cima dell’albero maestro e lui si tuffa di faccia sul ponte della nave, 30 metri più sotto.
Tra l’altro il biondo protagonista, con le armi, è una vera pippa ar sugo. Due colpi ed è praticamente morto, indipendentemente dall’armatura e dai potenziamenti. Ricordo che nei precedenti giochi la gente si lamentava che fosse troppo facile uccidere i nemici. Adesso affrontare più di un avversario alla volta è quasi impossibile: mentre ne attacchi uno l’altro ti colpisce e devi parare, questo da il tempo al primo di riprendersi e colpire a sua volta e così passi tre quarti del tempo a parare (o a rompere guardie) mentre tutti ti attaccano da ogni direzione. L’unica soluzione è scappare, scappare sempre, in ogni occasione. Fuga da chiunque, per tutto il gioco.
Salvo solo le navi, l’ambientazione e l’oceano perché sono fatti veramente bene, pur essendo un titolo dichiaratamente cross-gen.
Il voto assegnato a questo gioco è di carattere politico e rappresenta una rara eccezione.
Dal punto di vista tecnico toglie il fiato. Visivamente è qualcosa che non ho mai visto su console di vecchia generazione, e non oso immaginare come possa essere su quelle nuove. Tutto è al limite del fotorealismo con un motore grafico in grado di rappresentare, senza alcun rallentamento, un’intera isola, da qualsiasi altitudine e con una linea di orizzonte pressoché infinita. I personaggi sono perfetti, ognuno con una storia e un carattere credibile e coerente, i dialoghi sono fantastici e le missioni coinvolgenti. Scene assurde e incredibilmente spettacolari sono all’ordine del giorno (per esempio atterrare con un aereo dentro un altro aereo).
Purtroppo ci sono anche difetti minori, a partire dalla mancanza di una localizzazione audio nella nostra lingua. Probabilmente, come sostengono molti, non sarebbe stato possibile rendere gli slang, le giuste tonalità e, in generale, la stessa aria genuina dei dialoghi originali ma in questo modo, specialmente nelle scene concitate come gli inseguimenti o la fuga da una banca dopo un colpo, gran parte dei discorsi vanno perduti, perché non è tecnicamente possibile leggere i sottotitoli mentre si sbanda su una strada trafficata o piovono smitragliate da un elicottero. E non è un inglese semplice pertanto, a meno di non essere madrelingua, una parte del coinvolgimento se ne va alle ortiche.
Manca anche la possibilità di impostare un livello di difficoltà. Non che sia un gioco impossibile ma ci sono alcune missioni in cui la frustrazione la fa da padrona e, ripetere da capo la stessa scena per tre o quattro volte non piace a nessuno. Anche con vita al massimo una pallottola impazzita può freddarci e, quando succede a pochi metri dal checkpoint, qualche santo dal calendario si stacca per forza di cose. Aumenta il realismo, certo, ma non il divertimento. Esiste la possibilità di saltarle queste scene se proprio non ne possiamo più, ma non è a mio avviso l’alternativa migliore
Per finire troppi poliziotti sempre attaccati al culo. Ok che siamo criminali incalliti e seminiamo morte a ogni incrocio, ma una buona fetta del gioco è rappresentata dal “semina gli sbirri”, ovvero “guida come un matto per distanziarli, poi gioca a una specie di Pacman per evitare quelli che ancora ti stanno cercando (e che sono attratti verso di voi a calamita) fino a quando non si stancano”. È divertente la prima volta, magari la seconda, se siamo di buonumore anche la terza ma alla cinquantesima diventa uno sfrangimento di palle.
Detto questo, quattro stelle sarebbero state troppo poche e, visti i difettucci di cui sopra, cinque starebbero state troppe. Ho optato per un “cinque meno”, vale come un punteggio massimo perché un gioco di questa portata non si era mai visto, ma moralmente non raggiunge la perfezione.
La grafica isometrica e la struttura di gioco a combattimenti in tempo reale, uniti alla raccolta e utilizzo degli oggetti, lo classifica a prima vista come un “Diablo 6 anni prima di Diablo”. In realtà gli scontri sono piuttosto legnosi, gli oggetti vanno utilizzati come in una sorta di avventura grafica (usa le spore sopra un mucchio di terriccio senza alcun suggerimento a riguardo, ergo prova tutte le combinazioni finché non succede qualcosa). A questo si aggiunga una difficoltà al limite della pazzia e otteniamo un gioco mediocre. Peccato perché, per oltre 25 anni ho sempre pensato fosse meraviglioso.

Nonostante sia necessario forgiare il termine impossibile per definire l’estrema difficoltà (specialmente nella Super-divisione in cui anche un colpo di vento può mandare al diavolo l’intera gara) del gioco, SCR possiede un’atmosfera unica. Quei pochi pixel a 16 colori riescono a far salire l’adrenalina alle stelle e ogni salto regala il brivido delle vertigini.
Naturalmente anche stasera il mio posto in prima fila all’Inferno è confermato.
I giochi molto caramellosi non mi sono mai piaciuti, ma questo rappresenta una divertente eccezione. Certo, 40 livelli tutti uguali alla lunga stancano.
Lo stile bio-metallico dei Bitmap Brothers è un marchio di fabbrica. Titolone Amiga che rende giustizia a scrolling parallattico, design e musica ultra pompata.
Non sono mai stato un grande fan degli sparatutto ma ricordo che questo, insieme a Xenon 2, era uno dei più acclamati. A me è sembrato solo difficile, ripetitivo e noioso.
Altro mitico titolo Bitmap Brothers, altro gioco archiviato. Credo di aver finito più giochi Amiga adesso di quando ce l’avevo (e ancora parecchi ne ho da giocare).
Dungeon Master è stato il mio primo RPG cazzuto e Chaos Strikes Back (in breve CSB), il suo successore, era leggendariamente conosciuto come sinonimo di gioco impossibile per via della sua estrema difficoltà, solo che non ho mai trovato il tempo, la pazienza e la voglia di portarlo a termine.
Oggi l’ho fatto e posso confermare che è un vero e proprio incubo. Non tanto per la potenza dei mostri che si incontrano, quanto per la malattia mentale di chi ha strutturato l’intero gioco. I muri invisibili sono ovunque, il che ti costringe a controllare ogni metro quadrato di ogni maledetta stanza o corridoio. Per tutta la quest non si ha la più pallida idea di cosa si debba fare. I combattimenti sono impegnativi ma noiosi, di solito trovi una stanza con trenta o quaranta mostri inscatolati dentro e perdi un quarto d’ora a farli fuori. Sembra un’avventura grafica prima maniera, molti livelli vanno visitati numerose volte, per sbloccare un passaggio bisogna spesso fare qualcosa senza senso in un altro punto (tipo passare per una scala), spesso addirittura in un altro livello. Ecco, quella è la difficoltà. Per finire, lo scontro finale è una barzelletta, passi tre giorni a farti un culo così per potenziare i personaggi e tutto si riduce a tirare quattro palline dentro a un fuoco.
Sono contento di averlo finito perché era una cosa che volevo fare, ma a mai più rivederci CSB!

È il gioco che ha dato il via a tutti gli RPG in tempo reale (pure a quelli in soggettiva e, udite udite, è stato il primo videogioco con effetti sonori tridimensionali della storia) e, a quasi 30 anni dall’uscita, conserva inalterata tutta la sua atmosfera inquietante, i terribili rebus e gli incasinatissimi livelli.
L’idea della tomba della Firestaff vale da sola le cinque stelle.
Più che un gioco è un’opera d’arte. Certo, un po’ frustrante ma del resto è stato fatto da Francesi. ;)
Ha un comparto audio che ti entra dentro, ogni suono è perfetto e trasmette emozioni. Dura pochissimo, ma è davvero un bel viaggio.
Ispirato da un racconto di William Gibson (la macchina della realtà) è uno dei giochi che ha fatto la storia dell’Amiga. I Bitmap Brothers all’epoca erano i deus ex machina della grafica, tra i pochi a riuscire a spremere a fondo i chip grafici del gioiellino Commodore e tirare fuori cose mai viste.
Giocandolo oggi non è più tanto sorprendente ma rimane comunque un titolo piacevole, seppur difficile.

Che dire, è uno dei primi giochi a cui mi sono dedicato anima e corpo. Nella sua apparente semplicità racchiude un intero universo (è proprio il caso di dirlo) vivo e interattivo, con migliaia di pianeti da visitare, una semplice ma solida economia commerciale, una variegata lista di nemici e qualche piccola, interessante missione.
È stato il primo gioco tridimensionale per home computer e il capostipite di un fortunato genere di simulatori spaziali che continua ancora oggi, con la recente pubblicazione del quarto capitolo, Elite: Dangerous, che non vedo l’ora venga convertito per console.
Tecnicamente non l’ho finito, mi manca il boss finale che, dopo infiniti tentativi, non riproverò mai più23Tale è stata l’incazzatura che ho cancellato il salvataggio.. Il problema è che, come sembra essere prerogativa dei giochi giapponesi del cazzo, per arrivare all’ultimo scontro (non difficile o difficilissimo ma semplicemente impossibile) ci vogliono venti minuti, passando per svariate prove più o meno impegnative (e quasi tutte frustranti all’inverosimile). Se si muore in una qualunque, si ricomincia tutto dal principio.
Speravo fosse divertente come il precedente capitolo, invece è in buona parte un’esperienza snervante per la difficoltà di alcuni puzzle, i controlli altamente imprecisi, il backtracking esasperato, fasi di gioco altamente ripetitive e, per l’appunto, questa cazzata del blocco finale.
È davvero un peccato perché le potenzialità erano tante.
Ho fatto salti di gioia quando è uscito questo reboot. Ho passato innumerevoli ore sul titolo originale, scivolando furtivo nell’ombra, camminando guardando bene dove mettevo i piedi e sgraffignndo con gusto scintillanti tesori a ignare, ricche vittime. Il fatto poi di poter avere un titolo per la nuova generazione di console a un prezzo irrisorio mi ha spinto ad acquistarlo a occhi chiusi.
Purtroppo gli aspetti positivi terminano qui. Il comparto tecnico è terrificante: caricamenti lentissimi, aree di gioco isolate ermeticamente (ergo i caricamenti di cui sopra), un motore grafico che sarebbe stato il minimo sindacale anche su console più antiquate e con sporadici ma evidenti crolli di framerate. Una storia banalotta e un po’ troppo esoterica, unita a personaggi con il carisma di un mollusco (Garrett compreso), potenziamenti del personaggio ottenibili soltanto rigiocando il titolo più volte (capirai che voglia!), guardie infinite da eliminare con infiniti tentativi e totale assenza di qualsivoglia elemento originale tolgono presto ogni speranza di sano divertimento. Un vero peccato perché probabilmente sarebbe bastato riproporre la trama e i livelli originari per tirar fuori qualcosa di meglio.
Con tutte queste critiche il giudizio finale è stato molto generoso, lo so, ma il primo Thief ha fatto la storia dei videogiochi ed è comunque un gran bene che non sia andato dimenticato.
Credo sia la quarta volta che Diablo 3 appare tra i giochi (ri)finiti. Tecnicamente non l’ho terminato seguendo la storia, quello lo avevo già fatto l’anno scorso. Questa volta però ho portato tutte le classi dei personaggi al massimo livello e platinato (anche se su XBox non si dice) tutti gli obiettivi.24È la seconda volta che succede e sempre su Diablo, la prima è stata con la versione PS3. Probabilmente non si ripeterà, almeno fino alla prossima espansione. :D
Un bel gioco che avrei ignorato se non avessi letto ottime recensioni e trovato in offerta speciale su Amazon.
Una sorta di Assassin’s Creed ambientato nella Terra di Mezzo. Purtroppo risulta poco legato ai romanzi di Tolkien, con solo alcuni classici che fanno capolino. Tuttavia ci ho passato oltre 100 ore di gioco, il che non è poco.
Fantastico il sistema “Nemesi” che organizza automaticamente la gerarchia degli Uruk man mano che li facciamo fuori. Un seguito non mi dispiacerebbe affatto.
Il marchio Forza è sinonimo di qualità e anche questa ultima incarnazione stabilisce nuovi standard qualitativi.
Il gioco alla lunga pecca un po’ in varietà ma gareggiare per le stradine di caratteristici paesini del nord Italia e del sud della Francia, sfidando le Frecce Tricolori, aerei cargo, mongolfiere, battere un treno in velocità con una Lancia Fulvia su un terreno off road restituiscono sensazioni incredibili.
Nota: in realtà questo genere di giochi non si finiscono ma, avendo affrontato la gara “finale” del gioco, lo ritengo concluso nonostante abbia ancora un numero non ben precisato di campionati alternativi ancora da affrontare.
Finalmente un titolo originale, che riprende fedelmente le atmosfere del primo film. La stazione spaziale è una gioia per gli occhi, ogni singola apparecchiatura è fedelmente riprodotta con quel caratteristico effetto futuristico anni ’70 e il comparto sonoro, musiche ed effetti, è un bene aggiunto di rara bellezza. I giochi di luce, tutti in tempo reale, sono stratosferici.
È anche un titolo coraggioso, che si allontana dai canoni tradizionali e questo contribuisce inevitabilmente a renderlo di nicchia. Tra le poche pecche l’alieno, che viene fatto passare come un’intelligenza artificiale sopraffina ma in realtà non fa altro che comparire sempre in mezzo ai coglioni, fino a rendere l’iniziale tensione emotiva una vera e propria rottura di palle.
Finale, per quanto sorprendente, buttato lì in fretta e furia senza alcuna logica. Probabilmente in vista di un molto probabile seguito.
Shadow of the Colossus è un gioco dall’atmosfera incredibile. Il senso della vastità e delle dimensioni titaniche è reso in modo realistico e coinvolgente. Anche il reparto audio, rimasterizzato in 5.1 nella reincarnazione per PS3, contribuisce a rendere i paesaggi e le poche creature che li popolano entità credibili e vive.
Purtroppo è soggetto a due difetti che alla lunga ne minano l’esperienza di gioco: la frustrazione che, probabilmente a causa della sua natura prettamente giapponese, la fa da padrona con pezzi da ripetere più e più volte, fino all’esasperazione. E i controlli che sono molto volubili: il personaggio spesso salta quando dovrebbe correre, si lascia cadere quando dovrebbe arrampicarsi, si incastra in ogni possibile anfratto dell’ambientazione. Le due cose, combinate insieme, sono una formula sicura per staccare tutti i santi dal calendario e guadagnarsi l’ultimo girone infernale.
Tuttavia, seppur con questo amore-odio, è un titolo che adoro.
Ulteriori record:
04-11-2014 — Terminato in modalità facile su PS3.
16-11-2014 — Terminato in modalità difficile su PS3.
18-11-2014 — Terminato in modalità difficile su PS2.
26-11-2014 — 16 boss in un’unica sessione (circa 3 ore).
26-11-2014 — Giardino segreto (finalmente!)
Come tutte le opere di David Cage, Beyond è un film interattivo. Sostenuto dalla solida recitazione di attori come Willem Defoe ed Ellen Page la storia coinvolge fin dalle prime scene, in un susseguirsi di ambientazioni suggestive e una narrazione incalzante. La grafica porta la PS3 oltre i propri limiti, dimostrando che queste console cosiddette “old gen” hanno ancora molto da dire.
Non è per tutti ma, per quei pochi, è un gioco che emoziona tanto.
La storia è eccezionale. Nuove idee, nuove ambientazioni, una maggiore attenzione ai rapporti umani e una difficoltà che, per quanto impegnativa in alcuni punti, non è mai frustrante.
Un degno epilogo a una delle saghe videoludiche che più mi hanno coinvolto negli ultimi anni. :)
Questo titolo non era previsto ma, siccome l’ho avuto in regalo da Microsoft durante il mese di prova gratuito di Gold, ho deciso di provarlo, complice anche il fatto che alcuni anni fa la demo del primo capitolo mi aveva piacevolmente colpito. Premettendo che i giochi di guerra non sono pane per i miei denti devo ammettere che questo ha un certo carattere e una resa visiva sorprendente sull’hardware di una console oldgen.
Venendo alle note dolenti di sicuro il nome “bad company” deriva dal fatto che i nostri tre compagni di avventura sono delle pippe assolute. Urlano, corrono, sparano, insomma fanno casino pazzesco ma in realtà non concludono nulla e hanno una utilità pari allo zero. Se il giocatore non supera gli ostacoli uno a uno, anche minimi come una piccola mitragliatrice che sbarra la strada, il gioco non procede. Aggiungiamoci alcuni punti altamente frustranti ed ecco lì che si gioca un paio di stelline.
È forse il primo gioco che ho iniziato e terminato il giorno stesso, segno che la longevità della campagna singola non è tra le più estese, ma in fondo è stato meglio così.
Ennesima incarnazione del titolo (siamo al terzo acquisto, fortuna che sono terminate le piattaforme) in salsa next-gen. Piacevoli miglioramenti del gioco originale con l’aggiunta di tutte le novità apparse sulla controparte desktop sei mesi fa. Un po’ limitato l’atto aggiuntivo, mi sarei aspettato qualcosa di più innovativo. Splendida la modalità avventura.
Due sono le cose che mi hanno fatto propendere per un giudizio molto alto: innanzitutto i coraggiosi finali, osteggiati dalla stragrande maggioranza dei giocatori (il che, dal mio punto di vista, è quasi sempre un pregio), tutti a modo loro geniali e aperti a multiple interpretazioni.
E poi una nuova modalità di gioco denominata “storia”, dove tutti gli scontri a fuoco del gioco, la parte a mio avviso più pallosa, si risolvono con due schiaffoni alla Bud Spencer, senza perderci ore di imprecazioni e combattimenti strategici.
Nel complesso una bella esperienza anche se la sensazione generale è che, rispetto ai precedenti giochi, quest’ultima reincarnazione sia stato un po’ troppo semplificata a livello di caratterizzazione (e numero di personaggi) e complessità delle sotto-trame, che si riducono a semplici missioncine isolate da 5-15 minuti l’una.
Il primo gioco interattivo di David Cage (quello di Heavy Rain e Beyond). Erano anni che cercavo di giocarlo ma le versioni PC e PS2 che ho provato andavano in crash una volta sì e l’altra pure. Alla fine l’ho trovato d’occasione per Xbox e devo dire che non sfigura affatto in mezzo a giochi di più recente generazione.
A un certo punto la storia parte un po’ per la tangente ma tutto sommato rimane sempre interessante e coinvolgente. Per il resto le ambientazioni sono molto suggestive, i personaggi originali,ben caratterizzati e superbamente animati e il gioco in generale è sempre ben bilanciato.
I bonus, poi, sono uno spasso (e Carla Valenti è una gran bella gnocca). :)
Riconfermo il giudizio del 2011, questo gioco rasenta la perfezione. Tutto è ben bilanciato, la storia è coinvolgente e le ambientazioni sono fantastiche.
Detto da uno che solitamente evita gli sparatutto non è cosa da poco. :)
Avendo comprato un bundle usato d’occasione che comprendeva tutti e quattro i capitoli della serie (gli ultimi due ancora non li ho giocati), mi è tornata la voglia di ricominciare la saga dal principio.
Riconfermo quanto avevo scritto nel 2011: gioco potenzialmente fantastico, rovinato purtroppo da alcuni punti frustranti all’inverosimile.25RAAM, l’ultimo boss, mi ha fatto riconfermare, qualora servissero ulteriori garanzie, il mio posto in prima fila all’inferno. :(
Fattore che gli impedisce di ottenere la quinta stella.
L’avevo già finito una quindicina di anni fa, e poi rigiocato un po’ in tutte le successive incarnazioni che si sono avvicendate nel corso degli anni sulle più disparate piattaforme.
Che dire? Mi è tornata la voglia grazie a un’ottima versione nativa per Mac, con una sorprendente risoluzione a 1080p. :)
Quattro stelle perché in fondo la trama è inesistente e non c’è un vero filo conduttore durante (né una particolare consistenza tra) i quattro episodi della campagna, ma rimane un capolavoro di programmazione ancora oggi.
Tecnicamente non l’ho finito. Sono arrivato all’ultimo combattimento, prima del filmato finale e relativi titoli di coda, e l’ho abbandonato per frustrazione. Non sopporto i livelli che ti fanno perdere 10-15 minuti e che, se fallisci, devi ricominciare da capo; ho provato per tre volte e poi mi sono rotto i coglioni, ho sistemi più divertenti per sprecare il mio tempo.
Nonostante a livello artistico si distingua dagli altri giochi per uno stile grafico originale e suggestivo, a livello di gameplay è il solito spara spara, genere che ormai non sopporto proprio più (soprattutto per via degli infiniti — forse da qui il titolo — momenti in cui ci si ritrova a tirar giù decine e decine di nemici tutti uguali in situazioni identiche e noiosamente ripetitive). Per carità, colpa mia, sapevo di non aver scaricato uno strategico a turni; eppure i primi due Bioshock mi erano piaciuti tanto (vedete i giudizi a inizio 2013).
Probabilmente sarà a causa di una storia troppo complicata di universi paralleli parecchio incasinati, di poca inventiva, di caratterizzazione dei personaggi a mio avviso superficiale e stereotipata26Non è vero, mi ha rotto le palle passare tre quarti del tempo dietro un riparo a fare il tiro al bersaglio., ma nemmeno la trama mi ha catturato.
Peccato.
Si tratta di un buon gioco, con grafica appagante, idee originali e meccaniche interessanti, alcune prese in prestito da capolavori come God of War e addirittura Portal. Il problema riguarda i controlli, che ho trovato molto imprecisi e una certa noia persistente dalla seconda metà del gioco in poi. Pezzi ripetitivi, nemici noiosi dietro ogni angolo che, pur non aggiungendo nulla, sembrano messi lì apposta solo per allungare il brodo e far perdere tempo inutilmente. Inoltre, caso più unico che raro, i boss sono in ordine di difficoltà decrescente: il primo è un catalizzatore di bestemmie, l’ultimo cade giù come una pera quando ancora non avete estratto la spada. Poi non è mai chiaro dove bisogna consegnare le quest, il che obbliga a lunghe maratone casuali all’interno del mondo di gioco.
Io voto la sensazione che mi ha dato il gioco, non le qualità tecniche. È un titolo che, a dispetto dei suoi anni, offre ancora molto. Personalmente, però, avrei limato via qualche dettaglio inutile.
È un gioco che, a livello grafico, su Playstation 1 ha fatto gridare al miracolo e che ancora oggi, emulato su PS3 a risoluzione originale, risulta sufficientemente definito e dettagliato. Il gameplay è un po’ datato, visto che il 90% del gioco è composto da rompicapo estremamente difficili da risolvere, salti su piattaforme al limite dell’impossibile e occasionali momenti di frustrazione estrema. Tuttavia racchiude in sé elementi geniali, come il passaggio dal mondo spettrale a quello reale, in cui l’ambientazione si modifica dinamicamente, e boss di fine livello appaganti che possono essere sconfitti solo con tattiche precise invece che con la forza bruta.
Quindici anni fa me lo sono fatto scappare, oggi l’ho fortunatamente recuperato e finito grazie agli sconti Sony (e alla grande idea di riproporre vecchi, gloriosi titoli, seppur non ottimizzati per gli attuali sistemi).
Questo gioco — rimasterizzato per PS3 — che fa artisticamente coppia con Shadow of the Colossus (che ho finito molti anni fa), è pura poesia. Volendogli trovare qualche difetto i punti di salvataggio sono un po’ troppo distanti e un semplice errore può comportare la perdita di 10 minuti di gioco. Inoltre i controlli, specialmente i salti e la visuale della telecamerea, sono a volte poco precisi, il che può rendere alcuni punti frustranti. Ciononostante la storia cattura fin da subito. Più che un gioco è un’esperienza emotiva.
Consigliato caldamente, nonostante abbia parecchi annetti sulle spalle.
Tecnicamente questo gioco è una perla. La storia viene narrata per mezzo di un piccolo Bunraku27Il teatrino giapponese delle marionette. caratterizzato da scenografie mutevoli, azionate da carrucole o altri segreti meccanismi in grado di rappresentare un mondo fantastico ma molto verosimile. Ho smoccolato in alcuni punti ma è un limite mio, che ormai non ho più la pazienza di ripetere livelli ad oltranza in caso di fallimento.
Mi sono divertito a collezionare tutte le 100 teste, impresa che mi ha tenuto impegnato per un bel po’ di tempo.
Fantastico, Studio Ghibli è sempre una garanzia. Se poi la storia, molto ispirata e interessante, si interseca col mio genere preferito (rpg) ne esce un gioco di una vastità immensa. Ho impiegato quasi 60 ore a portarlo a termine, e ancora mi manca tutta una serie di nuove missioni che si sono attivate solamente dopo i titoli di coda. Rilassante, divertente, emozionante, impegnativo al punto giusto.
Comincio col dire che tecnicamente questo gioco è meraviglioso. Alcune ambientazioni esterne sono così ben realizzate da essere al limite del fotorealismo, superando addirittura alcuni esterni di The Last of Us. Le rifrazioni di luce sul vetro rotto della maschera antigas è eccezionale, tanto che per buona parte della storia ne ho indossata volontariamente una danneggiata solo per godermi gli effetti visivi. Questo è l’unico motivo per cui il gioco non si è preso una stella.
Detto questo tutto il resto è stato un cadere sempre più a fondo e cominciare a scavare, a partire dalla ripetitività di certi attacchi da parte dei nemici: ondate e ondate tutte uguali, noiose e frustranti fino alla morte e completamente gratuite; e questo dall’inizio alla fine senza soluzione di continuità. A ciò si aggiunga il dover sostituire a mano il filtro della maschera ogni 5 minuti precisi, cosa anche carina le prime dieci volte, una gran rottura di coglioni per tutto il resto del gioco; una storia francamente stupida, triste (nel senso di schifezza, non che fosse triste… Oddio, ora che ci penso era pure triste, mi sono anche beccato il finale negativo, alé!), prevedibile e piatta oltre ogni umano limite. Donne nude e tette di fuori fatte pure male, scene di sesso gratuito tanto per vendere qualche copia in più (non riesco a trovare altra spiegazione plausibile) perché francamente non se ne sentiva proprio la necessità.
Insomma, l’ho finito solo per principio perché già avevo mollato altri due giochi ed ero stanco di lasciare sempre titoli a metà. Disinstallato esattamente 1 minuto dopo i titoli di coda. Ma se vi piacciono gli spara-spara magari a voi può piacere. Ripeto, tecnicamente tanto di cappello…
Beh, dire di aver finito Skyrim sarebbe affermare il falso. Diciamo che, dopo mesi (anni?) di quest secondarie mi sono deciso a portare a termine quella principale. Questo per non vanificare le decine di ore spese in precedenza su questo titolo, visto che ho già rischiato a più riprese di scordarmi la storia.
Skyrim è un progetto ambizioso, Bethesda si è nuovamente superata, creando un mondo credibile, solido e al limite del fotorealismo. La localizzazione vocale nella nostra lingua, assoluta novità della serie, unita a dungeon finalmente creati su misura (e non generati in modo identico come in Oblivion) e a quest davvero interessanti e originali lo avvicinano alla perfezione videoludica. Soffre purtroppo di numerosi bug ma credo che in un universo così vasto sia umanamente impossibile tracciarli tutti. Continuerò a livellare il mio personaggio nei ritagli di tempo e magari, un giorno, arriverò davvero a completarlo al 100%.
A mio avviso un’occasione persa. Non perché sia in qualche modo inferiore al precedente capitolo ma perché innovazioni degne di nota non ce ne sono, sembra più un level pack (probabilmente anche il motore del gioco è identico). A dire il vero hanno provato a introdurre nuove ambientazioni, come quella fantasy, aliena, gangster anni ’50 ma risultano tutte fini a se stesse, senza un legame logico tra di loro. La qualità media delle musiche (quando non sono rimaste le stesse) si è abbassato e la maggior parte dei livelli sono noiosi e frustranti.
A parte l’ultimo che è geniale, e ha alzato il voto finale di mezzo punto. :)
A me gli zombie sono sempre stati sulle palle, così negli anni ho evitato accuratamente ogni videogioco o film che li trattasse. Ok, in ‘the Last of Us’ non sono tecnicamente zombie anche se di fatto lo sono. Ma l’intero gioco è un’esperienza cinematografica, col giusto pathos, colpi di scena, scene emozionanti e ambientazioni grafiche che spremono la PS3 oltre i propri limiti. Splendido.
‘War never been so much fun’ cantano i titoli di testa ed effettivamente smitragliare gruppetti di pixel senza alcuna pietà dà una soddisfazione indescrivibile. Alcune missioni oltrepassano il limite massimo della frustrazione, sfociando in istinti omicidi ma nel complesso è un giochetto divertentissimo.
Non mi aspettavo molto da questo gioco ma mi ha sorpreso. La componente stealth è quella che ho più apprezzato (e utilizzato durante l’intera campagna). Grafica molto particolare, quasi a ricordare un dipinto, città stile steampunk e una principessa da salvare. Cosa chiedere di più?
Ottimo reboot per un titolo storico. Lara riparte dalle origini, quando anche lei gridava e cercava di scappare a gambe levate dai pericoli. Bellissime ambientazioni, luoghi suggestivi e architettura poligonale piuttosto complessa. Peccato la trama non molto profonda, i momenti a volte un po’ troppo frustranti e il finale buttato via troppo frettolosamente.
Non mi ha entusiarmato come il primo, nonostante abbia migliorato molte dinamiche rendendole più scorrevoli. Ottima storia comunque, lo consiglio.

Non mi sono rincoglionito, dopo aver comprato Diablo 3 per Mac, l’ho ricomprato per PS3, l’ho rigiocato e l’ho rifinito (sempre a Inferno, eccetera eccetera). Per console è tutto un altro pianeta: miglior bilanciamento, meno cazzate (item drop) e il pad si mangia a pranzo, colazione e cena qualsiasi mouse e tastiera. È anche stato il mio primo gioco “platinato”. :)
Aggiornamento 2014: Il 25 Febbraio è uscita su PC/Mac la patch 2.0 che introduce numerosi miglioramenti e riallinea sostanzialmente il gioco alla versione per console (in realtà è pure meglio ma non vorrei scendere in dettagli). Quindi, in linea generale, il giudizio espresso qui riflette oggi tutte le incarnazioni del gioco (se leggete più sotto avevo dato un voto bassino alla versione “non console”).
Non mi è proprio piaciuto. Storia piatta e banale, poche innovazioni rispetto ai precedenti titoli (le battaglie navali sono divertenti fino al terzo giro di giostra). Connor non ha il carisma di Ezio e il sistema di viaggio rapido è stato implementato con l’unico scopo di disincentivare i viaggi rapidi.
Il primo Half Life rimane ancora oggi uno dei migliori giochi che abbia mai finito. Il secondo, sebbene graficamente impressionante (perlomeno ai tempi dell’uscita) non mi ha mai catturato. La storia non mi è piaciuta, e nemmeno tutto il resto, nonostante l’acqua sia ancora oggi affascinante.
Che sia una storia interattiva si sa. La trama, con tanto di colpo di scena finale mi ha entusiasmato, il gameplay molto meno. Ma forse il giudizio deriva dalla mia istintiva antipatia per il protagonista del racconto.
Un gioco stupendo, che raggiunge e supera il precedente capitolo. Carina l’idea di interpretare un Big Daddy, con tutte le relative problematiche.
Molto divertente nelle prime ore di gioco. Le strade del Colorado contribuiscono parecchio ad aumentare la sensazione di realismo e il passaggio dal giorno alla notte è fotorealistico. Perde i 60 frame al secondo di Forza Motorsport ma non si notano. Putroppo anche l’interesse cala dopo un po’.
Rapture è una città che, nonostante tutto, cerca di sopravvivere. E per farlo stabilisce delle regole che sono molto distanti da quelle del mondo reale. Un gioco dall’atmosfera cupa e ossessionante, dove la pazzia è all’ordine del giorno.
L’ennesimo seguito che prova a chiudere il cerchio completando le storie di Ezio e Aldair. Ormai siamo alla frutta e alternare i due protagonisti non ravviva la zuppa. Ezio strimpellatore vale l’acquisto del titolo. ;)
Quando è uscito, questo gioco ha segnato nuovi limiti per i giochi di ruolo: grafica quasi fotorealistica, area di gioco sconfinata, dungeon casuali. Purtroppo anche i difetti erano numerosi, a partire dall’estrema ripetitività delle ambientazioni, nemici il cui livello dipendeva direttamente dal tuo (in pratica si poteva esplorare ovunque sin dall’inizio) e i portali: una gran rottura di palle perché una delle tappe obbligate del gioco era doverli chiudere (operazione noiosissima).
Fantastico. A me i videogiochi spaziali non fanno impazzire ma Mass Effect ha ricreato un universo credibile e sensato. È quasi un free roaming, ma con una solida trama e missioni ben strutturate. Si spara un po’ troppo per i miei gusti ma mi ha divertito per parecchie ore.
È difficile trovare una valutazione per Diablo III. Ho giocato e rigiocato i primi due titoli (anche mentre attendevo l’uscita di questo) e li piazzerei entrambi nell’Olimpo dei miei 10 giochi preferiti. Il terzo ha una trama piuttosto infelice e poco evocativa e alla lunga tende a stancare. Ma, fintanto che non si raffreddano gli animi, crea dipendenza. Mi piace, naturalmente, altrimenti non gli avrei dedicato tante ore di gioco, ma difficilmente lo riprenderò in mano tra qualche anno. La data si riferisce all’uccisione di Diablo in modalità Inferno (la prima modalità inferno, quella difficile, prima del super nerf che hanno fatto per rendere il gioco più mainstream.
Aggiornamento 2014: Il 25 Febbraio è uscita la patch 2.0 che introduce numerosi miglioramenti e riallinea sostanzialmente la versione PC/Mac con quella per console (in realtà è pure meglio ma non vorrei scendere in dettagli). Non ho potuto provarla perché su Mac non ci gioco più ma sembra faccia faville. Il giudizio però lo lascio invariato perché, al momento in cui l’ho giocato, quelle sono le sensazioni che ho provato.
Vedi Rolando. Anche questo completato al 100%, e altrettanto divertente.
Il secondo mi era piaciuto, per via di quell’atmosfera fiabesca tipica dei giochi di Peter Molyneux. Questo l’ho trovato parecchio noioso e per nulla innovativo. L’ho finito in fretta e furia per disperazione.
Ok, i giochini per iPhone non dovrebbero stare qui insieme a quelli seri ma questo mi ha divertito parecchio e l’ho finito al 100% (in pratica è quasi come platinare un gioco PS3). E poi questa pagina è mia e ci faccio quello che voglio (tié). ;)
Se possibile ridefinisce ulteriormente gli standard grafici della console. Ormai è un film interattivo e io ho finito gli aggettivi. Da giocare, per forza! :)
Non sono un grande fruitore di Zelda e Nintendo, ma ho giocato questo titolo con molto piacere. Divertente e impegnativo al punto giusto.
Un capolavoro. Gears of Wars 2 è tanto bello e migliora il precedente capitolo in quasi tutti gli aspetti. Gameplay stravolto, ambientazioni da togliere il fiato e solita caratterizzazione coi fiocchi. Un must have.
Eguagliare il primo Portal sembrava un’impresa impossibile, eppure Valve è quasi riuscita nell’intento. Questa nuova incarnazione introduce divertenti innovazioni, pur peccando in originalità che per forza di cose rimane prerogativa del primo capitolo.
Sarebbe un bel gioco se non fosse così frustrante. Esteticamente meraviglioso, è forse il primo gioco che mostra la potenza della console di casa Microsoft. La storia non è male ma l’estrema difficoltà (specialmente sul boss finale) rovina in parte il divertimento.
PS3 al suo massimo potenziale. È il solito God of War ma con tutto pompato al massimo: grafica, effetti, dimensione dei boss e massacro. Si finisce il lavoro lasciato in sospeso nel precedente capitolo. Un meraviglioso epilogo delle tragiche vicende di Kratos.
Grande passo avanti rispetto al primo. Adesso il gameplay è molto più divertente. Le ambientazioni fanno cadere la mascella, in particolare la neve e le impronte sulla stessa.
Il seguito del 2, questa volta ambientato a Roma. Migliora alcuni aspetti del precedente rendendolo più immediato. La Capitale è stupenda anche se grandi novità non ce ne sono.
A mio avviso il miglior Assassin’s Creed di sempre. Il primo ambientato nel nostro paese, con una trama degna di un film, Ezio Auditore che entra di diritto tra i migliori personaggi dei videogames e le principali città rinascimentali italiane (quando ancora l’Italia non esisteva) ricostruite alla perfezione. E finalmente un gameplay vario e diversificato.
Rockstar non si discute. Ha creato un completo Far West sulle console di casa. Bella storia, bei personaggi, bello tutto. Unica pecca la localizzazione esclusivamente in inglese, ma questo è un (pessimo) marchio di fabbrica della software house.
Idem con patate rispetto al primo capitolo. Anche questo è nato sulla precedente generazione di console ed è stato ‘rifatto’ in alta definizione. Bellissima trama e Déi dell’Olimpo sterminati a go go.
Gioco originariamente nato su Playstation 2, l’ho terminato in versione HD su PS3. Esteticamente la versione HD non è questa grande meraviglia ma il gameplay rende giustizia a una sorprendente trama e a un meccanismo di gioco basato sulla distruzione pura.
Visivamente splendido, ottima caratterizzazione dei personaggi e scenografia da film hollywoodiano. Peccato che il gameplay sia principalmente basato sullo sparare e schivare pallottole. Ma da giocare assolutamente.
Il gameplay è ripetitivo fino alla nausea, si fanno sempre le stesse cose, nello stesso identico ordine: esplora la mappa, individua lo scagnozzo, gonfia di botte lo scagnozzo finché non rivela l’ubicazione del miniboss, uccidi il miniboss. Ricomincia. Tuttavia l’aver creato una nuova tipologia di gioco e il colpo d’occhio sulle città, quando ci si arrampica su una torre, gli valgono ampiamente la sufficienza.
Una sorta di God of War wannabe per console Microsoft. Carina l’idea dell’ambientazione dantesca, anche se il risultato finale non raggiunge il titolo dei Santa Monica.
È il primo gioco che ho comprato per Xbox 360. Ottima storia, ampia personalizzazione del personaggio, splendida grafica e grande varietà di gameplay.