Una calda coperta per Bilbo

Non è calda e non è neppure una coperta, ma mi piacciono i titoli d'effetto. :)

Quando Adelphi, quasi 50 anni fa, ha pubblicato la prima edizione italiana dello Hobbit, apparentemente la qualità dei materiali non è stata la sua principale preoccupazione.

È un libro che si presenta piuttosto povero, benché appartenesse (e appartiene tuttora, visto che dal 1973 continua a essere stampato in questa veste) alla collana deluxe dell'azienda.

La copertina e (soprattutto) il dorso della mia edizione risultano alquanto disastrati, non tanto per l'integrità strutturale del volume, ma per il fatto che quello specifico cartoncino sembra essere molto sensibile al passare del tempo: ha infatti la tendenza a macchiarsi e a imbrunire facilmente, al semplice contatto con la luce. Non essendo un chimico, le mie sono naturalmente soltanto supposizioni; non so a quali torture può averlo sottoposto il precedente proprietario, però non mi è mai capitato di trovare in vendita copie, non dico perfette, ma che non presentassero analoghi problemi di scurimento.

Ho quindi deciso, fin da subito, di fabbricare una sorta di protezione intorno al libro, che gli consentisse però di "respirare".

Questo è stato il primo (triste) risultato:

A mia discolpa devo dire che non ero ancora entrato nel vortice delle sopracoperte e delle mappe, per cui mi ero limitato a fare uno scan del libro, ritoccarlo un po' alla meglio e stampare il tutto su un cartoncino, che poi ho avvolto intorno al volume.

La stampa, con la mia povera Epson, che più di tanto non può fare, era ai limiti della decenza. Neppure i colori sono il massimo della fedeltà, anche se va tenuto conto che quando era nuovo, il libro era di un azzurro molto più chiaro; ho cercato di replicare tale condizione.

Avvolto in questo modo, il libro poteva essere inserito senza troppi patemi all'interno della libreria, e il Sole non avrebbe potuto più fare (troppi) danni.

Ieri però mi sono detto: davvero non posso fare qualcosa di meglio? Dai, 'sto accrocchio è parecchio demoralizzante!

Tra l'altro, osservando meglio il romanzo, mi sono accorto che ha una sorta di pseudo-sopracoperta, che si avvolge intorno a una copertina di cartone più rigido, completamente bianca:

Mi sono quindi deciso a realizzare una sopracoperta per un libro che non l'ha mai avuta.

Nota

Dopo tanti anni ancora non ho capito quale sia il termine corretto: sopracoperta, sopraccoperta, sovracoperta, sovraccoperta… Un giorno, su quella dell'Astrolabio, ho letto "sopracoperta di…" e da allora ho deciso che avrei usato questa nomenclatura, nonostante il correttore di MacOS continui a ostinarsi a segnalarmelo come sbagliato.1Alla fine sono tutte corrette, va bene anche "sovraccoperta".

Dato per scontato che su Internet è impossibile reperire immagini ad alta risoluzione delle copertine dei libri (spesso non si trovano nemmeno le recensioni, per cui…) ho infilato nuovamente il povero libro dentro lo scanner e l'ho ritratto da tutte le angolazioni.

Benché dal vivo i difetti siano meno apparenti, allo spietato giudizio della lampada dello scanner non si sfugge.

Non ho sbracato il libro eh, l'immagine sopra è una composizione di cinque scan differenti, effettuati con tutta la delicatezza che questa mia mano (che po' esse piuma e po' esse fero…) è stata capace di elargire.

Sono così giunto a un bivio:

  • Editare l'immagine, ripulirla, eliminare le macchie di umidità, riportare il colori alla magnificenza originale, aumentare il contrasto, ecc. ecc…;
  • Rifare tutto da capo.

Entrambi gli approcci hanno i loro pro e contro: nel primo caso la fedeltà è massima, ma si tratta di uno scan, per cui niente è davvero perfetto. Ci sono piccole sfocature che non possono essere corrette se non spingendo molto sui filtri, i colori vanno sparati in modo artificiale e le pennellate per rimuovere i difetti non sono mai del tutto naturali, e si notano sempre.

Nel secondo caso si perde sempre qualcosina per strada: le singole parole del testo possono essere un pochino troppo a destra o troppo a sinistra, il font non è mai identico, i simbolini come ad esempio il logo di Adelphi vanno ridisegnati; e così via.

Alla fine ho optato per la seconda opzione. In fondo si tratta di una sopracoperta che non esiste, pertanto non era di fondamentale importanza avere una fedeltà assoluta. Tra l'altro sono riuscito anche a identificare il font (una variante del Baskerville), quindi il risultato è stato più che soddisfacente.

Ed ecco qui la sopracoperta, ad avvolgere e proteggere il mio prezioso tesssoro.

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