Una volta il Comune della mia città era alla disperata ricerca di un nome originale per una sagra paesana.
Io, da straordinario talento incompreso, avevo suggerito con grande solennità: “All’ombra del castello.” Loro, con altrettanta solennità, mi avevano risposto che quell’espressione l’avevano già usata tutti i borghi del mondo dotati anche solo di un rudere medievale, probabilmente fin da quando era stato coniato il termine “castello”.
Come avrai notato seguendo il mio blog, nel corso degli anni ho scritto numerosi articoli per ogni singola mappa che ho disegnato. Tutte le volte che apportavo modifiche importanti preferivo raccontarle in un nuovo post, anziché aggiornare il precedente. Così, col tempo, le mappe si sono evolute, arricchite di dettagli e di stile, mentre i vecchi contenuti sono rimasti sparsi e un po’ dimenticati, spesso forieri di confusione.
Nelle prossime settimane cercherò di raccogliere questi piccoli orfanelli e combinarli in un’unica versione completa e aggiornata, che possa finalmente sostituire tutto il materiale precedente. In questo modo resterà soltanto un unico articolo, chiaro e definitivo.
Mancava un’ultima mappa per completare il trittico della topografia della Terra di Mezzo, e dunque eccola qui. Anzi, siccome questa volta ho voluto fare lo sborone, ne sono arrivate addirittura trentasei (sì, 36!) in un colpo solo!
Ma andiamo con ordine (e con un necessario, piccolo riassunto).
Quando nel lontano 1954 è stato pubblicato in Inghilterra il Signore degli Anelli, J.R.R. Tolkien ha voluto corredarlo di tre mappe, disegnate dal figlio Christopher, con l’intenzione di aiutare il lettore a orientarsi meglio all’interno delle vicende narrate.
Come avrai notato seguendo il mio blog, nel corso degli anni ho scritto numerosi articoli per ogni singola mappa che ho disegnato. Tutte le volte che apportavo modifiche importanti preferivo raccontarle in un nuovo post, anziché aggiornare il precedente. Così, col tempo, le mappe si sono evolute, arricchite di dettagli e di stile, mentre i vecchi contenuti sono rimasti sparsi e un po’ dimenticati, spesso forieri di confusione.
Nelle prossime settimane cercherò di raccogliere questi piccoli orfanelli e combinarli in un’unica versione completa e aggiornata, che possa finalmente sostituire tutto il materiale precedente. In questo modo resterà soltanto un unico articolo, chiaro e definitivo.
Al momento della pubblicazione dell’edizione inglese del Signore degli Anelli, Tolkien aveva previsto tre mappe da includere all’interno dei libri:
Gli editori italiani, tuttavia, hanno sempre preferito includere solo l’ultima, non so se per pigrizia (molti luoghi dovevano essere necessariamente tradotti) o per risparmiare qualche lira/euro/moneta nanica.
La mia nuova missione, quindi, ha vertuto (come suona male, sembro Fatica) sul farmi da solo tutto ciò che mancava, per cui eccomi qui a parlare della seconda mappa del libro inglese, ovvero il dettaglio delle regioni di Rohan, Gondor e Mordor, nelle quali avviene buona parte delle vicende narrate nella seconda parte del libro.
Come avrai notato seguendo il mio blog, nel corso degli anni ho scritto numerosi articoli per ogni singola mappa che ho disegnato. Tutte le volte che apportavo modifiche importanti preferivo raccontarle in un nuovo post, anziché aggiornare il precedente. Così, col tempo, le mappe si sono evolute, arricchite di dettagli e di stile, mentre i vecchi contenuti sono rimasti sparsi e un po’ dimenticati, spesso forieri di confusione.
Nelle prossime settimane cercherò di raccogliere questi piccoli orfanelli e combinarli in un’unica versione completa e aggiornata, che possa finalmente sostituire tutto il materiale precedente. In questo modo resterà soltanto un unico articolo, chiaro e definitivo.
J.R.R. ha scritto il Signore degli Anelli prevedendo l’inclusione di numerose mappe (addirittura cinque nelle intenzioni iniziali), per consentire ai lettori di seguire agevolmente gli spostamenti dei numerosi personaggi.
Alla pubblicazione del libro, il 29 luglio del 1954, queste si sono ridotte a tre, e hanno sempre fatto parte di tutte le edizioni inglesi e americane (e, probabilmente, anche in altre lingue):
Indovina un po’ come è andata qui da noi? Per contenere i costi ce ne siamo beccati soltanto una, l’ultima delle tre; bellissima e onnicomprensiva, però troppo poco dettagliata sulle corte distanze. E infatti, ogni volta che rileggevo il libro, mi perdevo buona parte delle meraviglie della prima parte del viaggio.
Il recentissimo Jeeg ZPRO 2025 è stato prodotto in tre esemplari: l’Anime version, realizzato in 2000 copie, e due serie limitate e numerate da 300 pezzi, denominate rispettivamente Vintage version e RDG. La Vintage riprende fedelmente i colori del primo Jeeg giocattolo del 1976 dell’azienda giapponese Takara, ed è stata venduta in esclusiva a chi possedeva l’edizione limitata del Big Shooter ZPRO-02.
Poco meno di un anno fa ti ho parlato del meraviglioso Jeeg CM’s, la più bella incarnazione reale – fino a oggi – del mitico Robot d’Acciaio anni ’70. Cinque mesi fa ti ho invece avvisato dell’imminente preordine di una nuova versione dell’italianissimo ZPRO-01, che prometteva alcune significanti modifiche al precedente modello.
Bene, dopo un lungo viaggio in nave dal lontano oriente, questa settimana è finalmente approdato sulle nostre spiagge.O farei meglio a dire sono approdati, perché oggi vedremo ben due versioni dello ZPRO 2.0, al tempo stesso uguali e molto differenti tra loro. Avevo inizialmente previsto di attendere l’arrivo di entrambi i modelli ma, sebbene siano giunti in Italia con il medesimo container, quello in edizione limitata necessita ancora di alcuni giorni di lavorazione aggiuntiva, tra numerazione e personalizzazione dei contenuti. Gli riserverò pertanto un articolo dedicato in un secondo momento.
Safari, il browser ufficiale di Apple, è sempre stato il mio preferito, perché oltre ad aderire strettamente a tutti gli standard Web1Anche se – va detto – con molta , molta calma, tanto che di norma è sempre l’ultimo della classe ad adottare nuove tecnologie. è leggero, gestisce la memoria in modo esemplare ed è perfettamente ottimizzato per il sistema operativo che lo ospita. Uso anche Chrome, perché ha delle estensioni che su Safari latitano, ma in confronto è un pachidermico dinosauro lento e zoppicante.
Una caratteristica di Safari che odio con tutte le mie forze è la Barra Oplà.
Fin da quando ho iniziato a utilizzare i primi computer dotati di un minimo di capacità multimediali – più o meno dai tempi dell’Amiga, quindi – mi sono sempre prodigato per trovare soluzioni che mi consentissero di gestire la musica in modo semplice e pratico.
Bla bla bla… arriviamo a un paio di giorni fa: quando lavoro al computer non riesco a farlo senza un sottofondo musicale, e quel sottofondo musicale è sempre stato iTunes (che adesso, da qualche anno, si chiama Music). All’interno ho qualcosa come trent’anni di brani che nonostante la mia natura precisina e perfezionista non ho ancora perfettamente classificato come dico io. Parlo proprio di voti: brani bellissimi, belli, carini, così così. Quelli brutti no, perché li cancello. Mi è sempre servita una utility che mi permettesse di assegnare velocemente un voto (o cambiarlo, perché negli anni si modificano anche i gusti personali) durante l’ascolto; passare tutte le volte dall’applicazione è una rottura e una seccante fonte di distrazione.
Eccoci giunti alla seconda puntata del mio progetto sul diario di Henry Jones. Questo aggiornamento non sarebbe (davvero) strettamente necessario, ma continuano a saltare fuori cose più o meno interessanti e, se le dovessi infilare tutte dentro l’articolo finale (quando e se riuscirò a completare il tutto), diventerebbe lungo come il diario di un crociato che si è perso al primo bivio.
Pertanto farò in modo di diluirne un po’ in questo post di intermezzo – che probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo – augurandomi che possa comunque risultare sufficientemente interessante.
No, non è vero. Però negli ultimi tre giorni ho fatto per davvero l’ora dei vampiri, aggiungendo piccole ed utili novità a questo sito.
Innanzitutto avevo bisogno di una funzione per salvare i codici delle mie mappe nella clipboard (la memoria del computer). Così, nel caso qualcuno sentisse la necessità di chiedermi qualche informazione su una versione specifica, non sarebbe più necessario perdere venti minuti di tempo per dirmi “la mappa della Terra di Mezzo… quella di dimensioni medie, monocromatica, con le onde concentriche, la nomenclatura Alliata / Principe e i percorsi della compagnia…“; basterà comunicarmi, per esempio, il codice M-TDM-M-O-AP e capirò al volo di cosa stiamo parlando.1Non perché sia spaventosamente intelligente, ma perché mi sono scritto una funzioncina che mi dice il modello della mappa incriminata. Però sono stato spaventosamente intelligente a scrivere la funzioncina. :)
In questi giorni ho rimesso mano alla vecchia mappa della Terra di Mezzo Minimal che avevo disegnato un po’ per scherzo quasi tre anni fa, mentre stavo realizzando la Watercolor.
Chi segue gli sporadici articoletti sulle mie modeste imprese sportive sa che tendo a essere molto meticoloso con la raccolta dei dati e il relativo calcolo delle statistiche.
In alcuni post ti ho mostrato il foglio di calcolo che ho realizzato con Numbers (l’equivalente Apple di Excel) e utilizzato negli ultimi cinque anni.
Fino a qualche giorno fa era così:
Non era male, in un formato piuttosto compatto avevo a disposizione l’intero calendario, nel quale inserire i chilometri dei miei allenamenti quotidiani e ottenere interessanti informazioni: per esempio i totali, la media delle distanze mensili e annuali percorse e addirittura la durata delle attuali scarpe da corsa.
Adoro Indiana Jones e ritengo il terzo capitolo, quello sulla ricerca del Santo Graal, il migliore della serie e uno degli immortali capolavori della storia del cinema. Al di là della solida trama, la sinergia che si instaura tra i personaggi di Harrison Ford e Sean Connery è pura magia.
Uno dei punti cardini attorno a cui ruotano le vicende è il diario del professor Jones Senior, il padre di Indy. All’interno sono appuntati tutti i suoi studi sull’ipotetico luogo in cui la leggendaria coppa di Cristo potrebbe essere ubicata. La pellicola non si sofferma in maniera particolareggiata sui contenuti ma di tanto in tanto ci regala qualche fugace inquadratura delle pagine, utile a risolvere eventuali enigmi o a suggerire una svolta inaspettata nella storia.
Oggi, lunedì 7 luglio 2025 è un anno esatto che corro ininterrottamente tutti i giorni. Un anno e un giorno, a voler essere precisi, perché mi piaceva l’idea di cominciare e terminare con lo stesso numero.
Questo piccolo traguardo, che suonerà probabilmente insignificante di fronte all’immensa vastità dell’Universo, per me vuol dire molto. Significa che mi sono sforzato, ogni singolo giorno dell’ultimo anno solare, di indossare le scarpe da ginnastica e scaraventarmi fuori casa; volente o nolente; in salute e in malattia; in ricchezza (poca) e povertà (tanta); con il bello e con il cattivo tempo (a volte sotto terribili nubifragi1Mi sono risparmiato solo la neve, che sfortunatamente non si è vista.)…
Quando il primo agosto 2020, in piena crisi Covid, LEGO e Nintendo hanno unito le forze per lanciare la fortunata serie di Super Mario a cubetti, mi sono immediatamente innamorato di questi personaggi: così stravaganti, eppure azzeccatissimi nell’unire magicamente i due brand.
Mi affascinava, in particolare, la geniale intuizione di integrare una piccola fotocamera sotto i pantaloni di Mario – proprio lì – capace di riconoscere non solo i colori ma anche una vasta gamma di codici a barre, aprendo in questo modo la strada a fantasiose interazioni dinamiche con gli scenari forniti nei set.
Oggi ho apportato un piccolissimo cambiamento al sito: ho aggiornato la favicon, ovvero l’iconcina che vedi nei tab del browser (e nei preferiti, se hai salvato l’indirizzo).1Se continui a vedere la precedente molto probabilmente dovrai vuotare la cache.
Oggi ho fatto un addominale. Sì, uno. Ma l’ho fatto bene, eh! Ho messo giù il tappetino (era una maglietta arrotolata ma fa lo stesso, perché qui siamo uomini duri); mi sono disteso, inspirando profondamente; poi mi sono tirato su in modo lento e costante, senza strattoni, espirando con le mani intrecciate dietro la testa.
Insomma, ho fatto un addominale fantastico, di quelli da manuale del perfetto culturista.
Possiedo una vasta collezione di oggetti/gadgets in metallo, tra cui numerosi lucchetti, che spesso faticano a trovare posto su mensole e all’interno di vetrine espositive. Mi affascinano in particolare i meccanismi a combinazione, ma annovero nella mia raccolta anche diverse chiavi. Nel presente articolo, desidero presentartene tre in dettaglio, tutte strettamente connesse alla Terra di Mezzo. Al momento le conservo di fronte ai libri di Tolkien, ma confido di trovare presto per loro una collocazione espositiva più dignitosa.
In questi tempi in cui i negozietti fisici stanno pian piano scomparendo, sostituiti da mastodontiche aziende online, la logistica delle spedizioni ha raggiunto un’importanza senza precedenti, tanto che ricevere un pacco ogni due o tre giorni è adesso diventata la normalità per molti di noi.
Quello che i più non sanno è che, mentre da un lato il livello organizzativo è così ben rodato che per trasportare un oggetto da un capo all’altro del nostro paese a volte sono sufficienti meno di 24 ore, in caso di complicazioni i problemi sono infiniti. In poche parole quando si spedisce qualcosa, se per qualche inconveniente il pacco viene perso o danneggiato, l’azienda di spedizione non rimborsa nulla (a parte il costo della spedizione, quando va bene). Certo, esiste l’opzione extra dell’assicurazione, ma spesso si rivela una spesa completamente inutile.
Allora, sto scrivendo di nascosto da dentro il Conclave. So che non si potrebbe, ma sono certo che Dio nella sua sconfinata magnanimità saprà perdonarmi, perché vi svelerò molte di quelle procedure segrete che vi incuriosiscono tanto.
Siamo arrivati, tutti noi candidati, ieri sera con un pulmino che ci ha caricati sotto casa e portati in quel di San Pietro. Durante il tragitto abbiamo cantato canzoni popolari come quel mazzolin di fiori, stairway to Heaven – sperando di non finirci davvero, a causa della guida spericolata dell’autista – e highway to Hell – idem come sopra, viste le imprecazioni che sono sfuggite a qualcuno dei presenti (ma non farò nomi).
Alcuni di noi hanno anche acquistato un meraviglioso set di pentole in acciaio Inox e un materasso in memory foam con tecnologia della NASA, il cui costo verrà rimborsato a chi avrà il privilegio di essere eletto Papa (dita incrociate).
Da: Sede Vaticana <vivalamessa0@gmail.va> A: Lock <vivalafiga97@gmail.com>
Gentile Lock, accogliamo con smisurata letizia la Sua inaspettata candidatura alla carica di prossimo Pontefice della Santa Chiesa di Roma.
Pensiamo sia giunto il momento di svecchiare tale istituzione introducendo giovani promettenti nelle alte cariche della nostra millenaria confraternita. L’obiettivo che ci siamo umilmente prefissi mira ad abbassare l’età media del corpo episcopale da 650 a 25 anni nel volgere dell’attuale secolo.
Tuttavia, alcune Sue richieste hanno suscitato grande perplessità, e incontrato la ferma opposizione da parte dell’alta Gerarchia Ecclesiastica, e desidereremmo approfittare della presente missiva per analizzarle maggiormente nel dettaglio:
Nel corso degli ultimi anni ho realizzato svariati libri cartacei. Alcuni (a mio giudizio) belli o utili, qualcuno di discutibile fattura e, infine, altri che meritano a malapena – o punto – di essere menzionati. Ciononostante, in ognuno di loro ho profuso grande impegno e passione. Alcuni li posso vendere, altri (per evidenti ragioni di copyright) no.Il discorso è un po’ complicato, leggi questo articolo per comprendere meglio la situazione.
La pagina nasce con l’intento di riuscire a ricordarmeli tutti. :)