Addio. Anzi, no.

Ovvero, come perdere due giorni per risparmiare 200 euro, e poi spendere comunque 200 euro per quieto vivere.

Benché in una realtà parallela io sia una persona ricchissima, talmente facoltosa che il mio maggiordomo è la seconda persona più ricca del mondo e il mio giardiniere la terza, mi è stato comunque fatto dono di una natura considerevolmente parsimoniosa. Ogni singolo giorno escogito nuovi sistemi per non bruciarmi il capitale e precipitare così al quarto o al quinto posto nella classifica; sarebbe disonorevole e indecoroso, soprattutto nei confronti dei miei pretenziosi dipendenti.

Lunedì mi arriva la notifica che entro due settimane l’hosting di lemonskin, ovvero tutto ciò che serve a tenere in piedi il sito qui presente, sarebbe giunto a fine mandato, e avrei dovuto rinnovarlo per non farlo sparire per sempre. Ogni volta è un circo a tre piste perché, quando ti abboni a un servizio di questo tipo (ma sfortunatamente vale anche in altri ambiti della vita), riesci sempre a strappare un prezzo molto conveniente. Quando si arriva alla scadenza, i prezzi raddoppiano. Così, puntualmente, sono solito preparare le valigie e cercare nuovi lidi.

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"Buffa inoche!"

Bevendo mezzo litro di birra corposa, per le successive due ore il tuo tasso alcolemico sarà due volte quello massimo consentito per legge.

Sardegna, 23 maggio 2024. Cioè il primo giorno di vacanza sull’isola dalle acque color smeraldo. L’occasione è l’annuale ritrovo dei fratelli del corso AUC; per la precisione il trentesimo anniversario da quella lontana, rovente estate del 1994.

Una cosa importante, insomma.

Così importante che, con il permesso – e in compagnia – di Mian, ho deciso di approfittarne e prolungare la permanenza in terra straniera, per visitarla più o meno tutta al termine della reunion.

Siamo a cena. Non è la cena ufficiale, non ancora. Quella ci sarebbe stata il giorno dopo e sarebbe stata devastante; questa era una prova tecnica di ingozzamento, in attesa che gli aerei paracadutassero in loco tutti i partecipanti.

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Sony di merda

Questo articolo è un po' colorito. Un po' tanto colorito. Diciamo che è un articolo arcobaleneggiante di colori, ma trovo sia il modo migliore per esprimere al meglio le emozioni del momento. In realtà, vista la paradossalità dell'intera vicenda, non sono più nemmeno incazzato; col passare delle ore è sopraggiunto una sorta di distaccamento emotivo, accompagnato da una svogliata delusione per un marchio che un tempo era tra i migliori al mondo. Vabbè, c'est la vie, come dicono i tedeschi…

La tocco piano così non ho bisogno di essere diplomatico. Nel corso della mia più che quarantennale carriera videoludica, tra i numerosi sistemi che ho posseduto, hanno ricoperto un ruolo di grande rilievo la Playstation 1, la Playstation 2, la Playstation 3 e la Playstation 4 (che conservo tutte da qualche parte in giro per casa).

Non ce ne saranno altre. La 5 non mi ha mai tentato, probabilmente per via della mancanza di titoli realmente interessanti per me. Meglio così.

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Rimuovere le estensioni di MacOS

Non andrò molto sul tecnico, perché non ne so molto nemmeno io e non è importante ai fini di questo articolo. Per farla breve ci sono applicazioni che, una volta installate, possono aggiungere delle cosiddette "estensioni di sistema" a MacOS: si tratta di "applicazioni" speciali che partono all'avvio del computer e svolgono determinati compiti senza che l'utente ne sia a conoscenza (non è una cosa negativa, un antivirus per esempio può verificare i file in tempo reale senza che qualcuno possa interferire).

Non possono essere chiuse né eliminate, perché operano con privilegi di root, ovvero una sorta di super amministratore del sistema operativo, superiore a quello dell'utente. È una sorta di dio del sistema operativo, le cui decisioni sono definitive e incontestabili. Ma, e questo è il vero problema, sono protette dal SIP (che vedremo più avanti), per cui non è possibile in alcun modo cambiarne il proprietario.

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La tecnologia dei mediocri

U-UH! Un altro noioso articolo senza immagini!

Quando ero piccolo tutti dicevano che la tecnologia ci avrebbe migliorato la vita. E cavolo se era vero! La scienza medica progrediva col passo dei giganti, quella spaziale, dopo averci regalato la conquista della Luna, si apprestava a costruire piccole basi spaziali intorno alla Terra. Le automobili, complici nuove e benvenute normative per la salvaguardia dell’individuo, diventavano sempre più sicure.

Eravamo proiettati verso un futuro perfetto, quello in cui i Pronipoti dei cartoni animati di Hanna e Barbera si svegliavano al mattino già vestiti e pettinati da un efficientissimo robot.

Siamo andati avanti così, sull’onda dell’entusiasmo, fino a quando qualcosa si è inceppato. Non è molto chiaro il motivo per cui tutto è improvvisamente divenuto stagnante, fatto sta che i successivi decenni si sono trascinati pigramente e con pochissime scintille di innovazione.

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Don't let me down down down down down

Alcuni giorni fa ho notato che lemonskin.net non era più raggiungibile via browser. Ho verificato con la rete 4G del mio cellulare e funzionava tutto, per cui ho archiviato l'argomento come "qualche problema passeggero legato ai nodi di Internet".

Oggi, invece, non funzionava più nemmeno da smartphone, per cui ho pensato bene di contattare il mio sito di hosting.

“Qui risulta tutto a posto”, mi hanno detto, “però, curiosamente, i DNS (i puntamenti, diciamo) del dominio sono errati, ecco perché non riesci a caricare il sito”.

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Un nuovo armadietto

Comincia tutto con tua moglie che esclama: "ci serve un nuovo armadietto"; e tu pensi: "ma no che non ci serve un nuovo armadietto".

E invece, guarda un po', ci serve proprio un nuovo armadietto!

Lei prende le misure, io prendo le misure. Continuiamo così fino a quando le cifre non coincidono. Quindi usciamo di casa.

Arriviamo al negozio, srotoliamo il metro, prendiamo il foglietto con i calcoli e verifichiamo tutto fino a quando non è perfetto come il finale di un romanzo Harmony.

Quindi compriamo il mobiletto? Naturalmente no.

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X – 1s

Io abito una bolla di caos perfettamente organizzata: so sempre, con quasi infallibile precisione, dov’è tutto. Mian vive invece in uno stato metafisico di ordine assoluto.

Però, quando cerco una cosa non mia, che prima è sempre stata nel luogo A, non la trovo mai; e non c’è in alcun altro posto della casa. Il problema persiste fino a quando non mi vedo costretto a interpellare la dolce metà — più 1/3, a dire il vero — che, senza esitazione alcuna, la prende e me la consegna.

Quella stessa cosa, riposizionata — alla presenza di numerosi testimoni — in un luogo B (con precisa spiegazione del perché si era precedentemente decretata una differente destinazione, e l’assicurazione che “da questo momento sarà sempre qui!”), rimarrà nel luogo B fino al momento X – 1s (ics meno un secondo), quando ne avrò nuovamente bisogno.

A quel punto si sarà già istantaneamente trasferita nel luogo C. Destinazione, naturalmente, indifferente alle leggi del tempo e dello spazio.

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Cose che sembrano stupide e lo sono per davvero

Per la categoria cose che sembrano stupide e sono davvero stupide, non si può acquistare un buono regalo Amazon utilizzando il credito dei buoni regalo Amazon.

"Perché diavolo uno dovrebbe acquistare un buono regalo se ha già quella cifra tra i buoni regalo?", vi starete domandando.
Semplicemente perché a volte, acquistando un buono regalo, c'è qualche promozione abbinata. Se ho un credito tot di buoni regalo, non vedo perché debba per forza utilizzare la carta di credito.

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La truffa di Genialloyd

Oggi vi racconto un metodo semplice ed efficace per arrotondare lo stipendio:

Andate in un centro commerciale, prendete la targa di un'auto a caso. Magari sceglietela con cura se vedete che il guidatore ha un po' la faccia da pirla. Comunicate un sinistro alla vostra assicurazione dicendo che siete stati urtati e l'auto è fuggita.

Attendete circa quattro mesi e, se vi capita la fortuna che il tizio abbia un'assicurazione disonesta come quella del titolo, incassate il risarcimento.

Non ripetete l'operazione troppo spesso altrimenti potrebbero insospettirsi.

È più o meno quello che è accaduto a me. Ai primi di Gennaio di quest'anno ricevo una email da parte della mia futura ex assicurazione che mi comunica l'intenzione da parte di un tizio di aprire la segnalazione di un sinistro nei miei confronti:

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Short story long

Ovvero, come rendere lunga e noiosa una storia brevissima.

Sin dall'inizio della mia avventura su Facebook il mio *legittimo* nome americano, Lock Eb dall'Oklahoma, o dal Nebraska, o dalla ridente cittadina di Bee, o da-dove-non-ricordo-più, sembra aver creato grandi problemi alle formichine del portale.
Non gli è mai piaciuto.

E così, già in un paio di precedenti occasioni, sono stato obbligato a inviare loro un certificato di identità naturalizzata italiana, con cui dimostrare la mia appartenenza alla presente dimensione, al genere umano e alla categoria persone-degne-di-partecipare-al-grande-circo-dei-social-network (con-grandi-premi-e-cotillon)

Solo che, a quanto pare, il mio documento è di tipo autodistruttivo. Ogni due anni circa se lo perdono e salta fuori uno, col cappellino blu e una grande F sopra, che grida «HABEMUS IMPOSTOR! SACRILEGIO! ALLO ROGO!»

E tirano giù la serranda per una settimanella, in modo che possa andare in onda il magico teatrino del «tu non sei Lock Eb». «Sì, io sono Lock Eb». «Ma no che non lo sei». «Ti dico di sì». «Giura!». «Ecco, visto?». «Hai le dita incrociate». «Ma no, quella è artrite». E via così, fino a quando si convincono.

O mi mandano per davvero allo rogo.

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Be like Han!

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Così Han Solo sta passeggiando lungo i corridoi di Bespin, in compagnia del suo vecchio amico Lando.

Leia è lì, e non è niente male. Han pensa a una fugace cena — qualche bicchiere di vino, un po' di flirting — e via di corsa agli alloggi degli ospiti con sua Prelibatezza Reale.

Ma la porta si apre e c'è Darth Vader.

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Quando ti si rompe l'hard disk di backup e la cosa ti salva il…

Io ho una sola, immensa paura a livello informatico: perdere le foto. Tutto il resto, applicazioni, musica, giochi, documenti, può finire all'inferno in qualunque momento ma le immagini di momenti irripetibili, di persone e animali cari che ora non ci sono più sono per me importanti quanto l'aria che respiro.

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Mi raccomando

Adesso che, a quanto pare, l'abbiamo sfangata1Slang romanesco: uscire dai problemi, dalle difficoltà. posso raccontare una storia.

Dal 2000 a oggi, da quando cioé Mian vive con me in Italia, abbiamo sempre dovuto combattere con la burocrazia (tipicamente) italiana. Nel caso specifico parlo del permesso di soggiorno. Interminabili file ai vari sportelli dell'Ufficio Immigrazione, Comune, Questura e chi più ne ha più ne metta. Nel frattempo cambiavano leggi, procedure, certificati.

Penso che negli ultimi sei anni abbiamo testato tutte le tipologie di permesso, dal soggiorno per vacanza, passando per quello di studio (con relativa iscrizione a istituti scolastici) fino ad approdare a quello per lavoro. Il tutto condito da voli pindarici e circhi a tre piste a ogni cambio, senza escludere spedizioni di documentazione cartacea da e verso l'altra parte del mondo.

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Io, l'IKEA e la morte

Insomma andiamo all'IKEA a prendere l'ultimo Billy marrone per la nostra sala, il bello dell'IKEA è che non vendono veramente librerie, ma vendono cose, e quindi tu invece che comperarti un salotto puoi prenderlo un pezzo ogni tanto, alla fine un salotto IKEA è una raccolta di cose messe le une accanto alle altre, e noi in un anno abbiamo comperato cinque librerie Billy marroni e ora ci manca l'ultima, c'è proprio il buco nella parete si vede che manca qualche cosa, e allora andiamo all'IKEA a comperare anche l'ultima libreria Billy marrone e quando siamo nella parte finale del budello IKEA andiamo dove di solito ci sono le librerie billy marroni e vediamo che lo scaffale è vuoto.
«Si vede che vanno a ruba» dice Cecilia perplessa.
«Sono le migliori» dico io a bassa voce e mi gratto il mento, e mestamente mi dirigo alle informazioni dove c'è un ragazzo che sembra un altro me stesso, solo che lui ha la maglietta gialla con la scritta blu IKEA.
«Salve – dico – mi serviva una libreria Billy marrone»
Il ragazzo mi fissa, come se non mi vedesse e poi mi dice che non esistono le librerie IKEA marroni.
«Uh. Ne ho cinque in salotto»
«Più» aggiunge il tipo passandosi una mano sulla faccia.
«Più» ripeto io senza capire.
«Non esistono più le librerie Billy marroni» l'IKEA non le fa più, adesso fa il color faggio.
«Cioé? Faggio cioé?» dice Cecilia che nel frattempo mi si è messa a fianco e inizia la sua burrascosa esplosione adrenalinica, non dovrei mai andare con Cecilia in un negozio, e il tipo ripete che l'IKEA non fa più le librerie Billy marroni, adesso c'è il nuovo color faggio.
Cecilia sorride e dice voi non potete. «Voi non potete» ripete e sorride serafica guardandosi le scarpe, e poi – di colpo – alza un braccio e lo abbatte sul tavolo e inizia ad alzare la voce e dice che lei ha scelto IKEA proprio come ha scelto COCA-COLA, cioé, cose che sono uguali in tutto il mondo e fra dieci anni la Coca Cola avrà lo stesso gusto di Coca Cola di dieci anni fa, e l'IKEA fra dieci anni farà ancora la Billy marrone nel caso cambiassimo casa e volessimo comperare la seicesima libreria Billy marrone, che fa parte dell'alleanza non scritta tra IKEA e consumatore, che non si butta così alle ortiche un rapporto fondato sulla serialità, e alla parola serialità Cecilia si passa una mano (quella non sbattuta sul tavolo) all'angolo della bocca per nettare via la saliva, e resta immobile a fissare il commesso con occhi fiammeggianti.
Il commesso ha intanto attuato la tecnica, certo io la penso esattamente come voi, e dice che abbiamo perfettamente ragione e che l'IKEA sono una manica di stronzi, e questa parte gli riesce facile.
Comunque – aggiunge – possiamo prendere il nuovo color faggio che è davvero molto bello, ma questa uscita sfortunata del commesso spacca il vaso di Pandora gelosamente custodito in Cecilia, e che rivela essere pieno di oscenità irripetibili che cosa cazzo me ne faccio di un Billy faggio che vuol dire molto chiaro in mezzo a cinque librerie Billy marroni che vuol dire molto scuro, e mentre Cecilia spiega questa cosa, fa anche dei mimi con le mani a significare il molto chiaro e molto scuro, e il numero cinque e il numero uno che si infila in mezzo al numero cinque, e il senso del mimo è che il commesso è un idiota e il commesso abbassa il capo e si prende dell'idiota, è retribuito.
«Senta – dico io – non c'è proprio modo di avere ancora dei Billy marroni, a noi ne serve solo uno», e viene fuori che sì, possiamo ordinare – pagando in anticipo – uno dei Billy marroni ancora rimasti in magazzino nel mondo e loro lo faranno arrivare qua e noi ce lo andremo a prendere.
E ce lo siamo presi, ci hanno dato un foglietto, quando arriva vi telefoniamo e voi andate nel magazzino che sta da un altra parte
rispetto all'IKEA e ve lo andate a prendere.

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Chi mi partiziona l'anima

Prologo

Io mi chiamo Fabrizio, ho una compagna che si chiama Cecilia, un cane che si chiama Tobbia e un figlio, quadrimestrale, che si chiama Niccolò. Siamo abbastanza felici, benchè con cupi drammi economico/quotidiani, ma questo per capire le partizioni.
L'hard disk del mio iMac era partizionato in tre parti: Tobbia (dove c'è la cartella sistema e tutto il software), Fabrizio (dove ci sono le mie cose) e Cecilia (dove ci tiene le cose sue). Ora: qualche mese addietro ebbi la non fortunata idea di installare Linux sul mio computer, per vedere un po' come era. Utilizzai il programma datomi in dotazione da Applicando e cancellai la partizione Cecilia (che era di duegigaettrè), e ne feci due nuove, una chiamata sempre Cecilia di ungigaettrè e una sotto Linux di un giga e basta.
Installai tutto bene nessun problema. Guardai Linux, dissi «oh oh» richiusi non lo usai mai più.

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