Allora mi metto lì e tiro fuori tutti i miei mucchietti di monete che tenevo nascosti per i momenti di crisi, da quando andavo alle elementari, vagonate di spiccioli raccolti nelle scatole di conserva di pomodoro e inizio a dividerli, mi faccio delle scatolette per le monetine da 5 lire, da 10 lire, da venti lire da cinquanta lire, da cento lire, da duecento lire, da cinquecento lire e da mille lire, e inizio lo smistamento con cura quando arriva Cecilia.
«Cosa stai facendo?»
«Smisto gli spicciolini per portarli in banca»
«Ah, e quanti ne abbiamo?»
«Beh, da mille lire pochi ma in compenso sono pieno di quelli da 20 e da dieci, ne ho anche molti da cinque lire»
«Ma sei scemo?»
Alzo lo sguardo ed incontro il suo, verso le mie povere monetine.
«Può essere, ma perché cambi discorso?»
Lei scuote la testa.
«Quelle da cinque, dieci e venti sono fuori corso!»
Rimango attonito con la mano piena di metallo coniato.
«Come fuori corso?»
E Cecilia mi spiega che sì, che da un sacco di tempo non valgono più, che si spendeva di più a farli che ad usarli. Erano obsoleti.
«E io che me ne faccio, ne ho quantità industriali! Quelli da cinque sono pure carini con il pesciolino…»
Cecilia mi dice di tenerli per nostro figlio così diventa un numismatico e ride.
«Ma scusa »faccio io «quanto vale un centesimo di euro?»
«Un centesimo di euro vale un centesimo di euro, è un fatto mentale» mi spiega lei ponendo le dita a conchetta sulla fronte.
Metto le mani avanti: «Okkei, okkei, dicevo, in lire, come si traducono?»
«Intorno alle diciannove lire»
«Ma come – faccio io – venti lire sono obsolete, e diciannove lire invece sono il nuovo, il progresso della Banca Centrale, come è possibile?» ma Cecilia dice vagamente che non c'entra che quelli sono centesimi che è tutta un'altra cosa che siamo fottuti.
Tutto sta aumentando con gli euro mi spiega ancora Cecilia prendendo una sigaretta, è una palla che non cambia niente, aumenta tutto. «Oggi» mi racconta mentre metto via le mie venti lire «sono stata dalla tabaccaia e le ho chiesto un accendino da mille lire e le ho dato mille lire e quella si mette a fare i suoi conti e traduce le 1000 lire in euro e dice costa tot euro, e io le ho detto pago in lire, allora quella mi ha detto aspetti ed ha convertito il prezzo dall'euro in lire e mi ha detto sono 1024 lire o qualcosa del genere, e io dico, come è possibile che un accendino da 1000 lire costi 1024 lire e lei ha detto, eh è la conversione, ma io pago in lire, eh ma in euro diventa 1024, allora io le ho detto col piffero che pago un accendino da 1000 lire 1024 lire e alla fine quella ha preso le mie mille lire e ha detto, vabbé per questa volta le faccio uno sconto e io ho pensato che tutte le altre volte ce la mette nel culo».
Io rido e penso «vedremo» e dico intanto il mio stipendio non lo arrotondano di sicuro, questo è poco.
Alla fine prendo un pesciolino di coccio e inizio a tirare fuori le monete anche da quello, ma escono con difficoltà, ci metto mezz'ora per ogni centolire e Cecilia mi dà una mano, ci pensa lei, e sembra sempre vuoto e ne escono sempre, quasi che ogni volta se ne ricreasse uno nuovo e io dico a Cecilia pensa se fosse un pesciolino magico e scoprissimo che caga centolire ogni volta che ne togli uno e lei mi dice sì, pensa che sfiga trovare un pesce che caga centolire a un mese dalla fine delle centolire e io dico in effetti. Cecilia si ferma e sognante dice che per due mesi non farebbe altro, togliere centolire dal pesciolino e io dico, beh a me mi pagano 20000 lire l'ora circa, non credo che in un ora tu possa farne nemmeno un quarto e lei dice, ma no, se mi ci metto d'impegno e mentre lo dice esce l'ultima moneta da cento lire e il pesciolino si zittisce e non caga più.