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Il diario del diario di Henry Jones – parte 2

Eccoci giunti alla seconda puntata del mio progetto sul diario di Henry Jones. Questo aggiornamento non sarebbe (davvero) strettamente necessario, ma continuano a saltare fuori cose più o meno interessanti e, se le dovessi infilare tutte dentro l’articolo finale (quando e se riuscirò a completare il tutto), diventerebbe lungo come il diario di un crociato che si è perso al primo bivio.

Pertanto farò in modo di diluirne un po’ in questo post di intermezzo – che probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo – augurandomi che possa comunque risultare sufficientemente interessante.

Innanzitutto, un breve riassunto sullo stato di avanzamento dei lavori: Ho trascritto tutte le stramaledettissime 250+ immagini delle pagine originali (vergate con calligrafia da medico ubriaco) su un file di testo. Come avevo precedentemente preventivato sono quasi tutte ordinate a cazzo, con resoconti cronologici mischiati un po’ qua e un po’ là e con disegni che spesso e volentieri non c’entrano assolutamente nulla con il testo che li accompagna. Ci sono un sacco di sezioni orfane che – sono pronto a scommetterci la mia sgualcita cartina originale di Alessandretta (piena di macchie di caffè e di qualcos’altro non ben identificabile) – mi trasformeranno in un eremita che discute con le capre, convinto che il gatto di casa appartenga segretamente all’ordine dei Templari.

Ho anche cominciato a rivedere lo stile grafico finale e ad apportare importanti cambiamenti:

Vecchia calligrafia a sinistra, nuova a destra

Dopo aver sperimentato numerosi stili, ho trovato una calligrafia che si adatta molto meglio al personaggio di Henry Jones: un tratto deciso, scorrevole e naturale, ma sempre ben leggibile.1Nota: l’anno sulla vecchia pagina è sbagliato: davvero, la calligrafia originale era al limite dell’incomprensibile!

Anche lo sfondo cartaceo è differente, meno invadente e più vario (inserirò macchie differenti in ogni pagina).

A sinistra il disegno originale, a destra la nuova versione

Questo è un primo esempio di incoerenza. Nel testo si parla del Calice Sacro e della sua natura divina. Il diario originale contiene una sequenza di caratteri ebraici (A, B, C, D…) in ordine sparso. Ora, dimmi tu se un emerito professore con un dottorato di ricerca sulla storia e la filologia medievali potrebbe mai trascrivere una cretinata del genere tra i suoi appunti, come uno studentello del primo anno che sta imparando l’alfabeto…

Così l’ho sostituito con una rappresentazione metaforica che mi sembra decisamente più appropriata. Il resto del testo, opportunamente ampliato, l’ho spostato in una pagina successiva.

Un’ulteriore incongruenza riguarda alcune immagini che sono ovviamente delle stampe, o comunque disegni presi da altri manoscritti e stranamente impressi sulle pagine:

A sinistra l’originale, a destra la nuova versione

La fotocopiatrice è stata inventata nel 1938, che coincidentalmente è proprio l’anno nel quale si concludono le vicende di Indiana Jones e l’ultima Crociata. Mi sembra quindi estremamente improbabile che, durante la stesura del diario il professor Jones Senior abbia lasciato degli spazi bianchi da fotocopiare successivamente. Nell’esempio qui sopra, a sinistra, una (vera) illustrazione del 19512A portare avanti questo progetto sto studiando quasi più del professor Jones stesso! del Takt–i–Taqdis a opera di Lars Ivar, come risulta inserita nel diario originale: l’unica possibilità realistica che aveva il professore di ottenere una copia perfetta era quella di incollare una stampa presa da un libro. Siccome nel diario ci saranno già numerosi inserti esterni, ho deciso di replicarla nella maniera più corretta, ovvero ridisegnandola nello stile di Henry. Ho anche tradotto i nomi perché è più logico.

Naturalmente questa nuova decisione avrà un impatto devastante sull’intero progetto: tutto ciò che non apparirà disegnato a mano dovrà essere disegnato a mano!

A sinistra l’originale, a destra la nuova versione

Di norma è proprio a questo punto che comincio a divertirmi. Così, oltre a dover rifare quanto detto sopra, ho migliorato anche ciò che non mi soddisfaceva del tutto, a partire dalla prima rappresentazione del Calice (quando ancora non si sapeva che forma potesse avere).

Perché fermarsi qui? Se si sta parlando del Takt–i–Suleiman (cosa sia è spiegato proprio nell’immagine stessa) perché non inserire una rappresentazione visiva della sua struttura?

Per il discorso “coerenza” a volte è necessario effettuare scelte dolorose. Nella sezione in cui si accennava, tra le tante cose, anche alla tavola rotonda di Re Artù, avevo inizialmente inserito un disegno molto bello ma troppo elaborato (un’aggiunta non presente nel diario). Henry Jones non avrebbe mai perso ore ad abbozzare un disegno di tale complessità (di sicuro non era un illustratore), per cui l’ho a malincuore rifatto molto più semplice. Non è malvagio, ma neppure eccezionale.

Insomma, il progetto prosegue ma c’è ancora un’infinità di lavoro da fare. Per il momento ho tradotto e realizzato soltanto (circa) un venticinquesimo di tutte le pagine e, con la prospettiva di dover disegnare anche un’infinità di illustrazioni, i tempi si dilateranno ancora di più.

Però non demordo.

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