Piero Angela è da sempre parte della mia vita. Ricordo ancora esattamente, a distanza di oltre quarant'anni, l'inizio della prima puntata di Quark, il 18 Marzo 1981. Mi trovavo in cucina, di fronte al piccolo televisore in bianco e nero, e osservavo questo simpatico signore, dalle maniere molto pacate, spiegare il significato di una parola buffa e curiosa, che ricordava più i fumetti Disney che l'ambiente scientifico. Termine che non ci ha più abbandonati, marchiando per sempre una stagione infinita di meravigliosi programmi culturali e altamente tecnologici.
Nel corso dei decenni che ci hanno portati al nuovo millennio, quello con Piero era un appuntamento fisso e inderogabile. Ammetto di aver pensato svariate volte a come sarebbe stato il dopo, ma la sua tempra instancabile mi ha sempre portato a vederlo inconsciamente come una presenza costante e immortale.
Invece, come ha lasciato scritto lui stesso nel suo ultimo, commovente messaggio1“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti, che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano. Malgrado una lunga malattia, sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche sedici puntate dedicate alla scuola, sui problemi dell’ambiente e dell’energia. È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio.”, la vita ha i propri ritmi e, almeno per me, è stato un autentico shock. :(
Se n'è andato uno di famiglia.
Nelle ore che si sono susseguite, mentre passeggiavo stordito e senza una meta dentro casa, ho pensato che sarebbe stato bello avere un suo ritratto da appendere alla parete e ammirare ogni giorno per ricordarlo.
Però io non so fare ritratti. Cioè, non ne ho mai fatti. Una foto mi sembrava un po' banale, e allora mi sono messo a sperimentare. Non vorrei scomodare un artista assoluto come Gustave Doré ma, così, senza motivo, mi è venuto in mente il suo stile, che adoro alla follia.
Così ho riempito la stilografica con un bellissimo inchiostro blu che mi ha regalato Mian e ho cominciato a pasticciare.
A dirla tutta non nutrivo grandi speranze sul risultato che avrei ottenuto. Ma questi ultimi anni di disegni e sperimentazioni mi hanno insegnato ad avere fiducia nel quadro finale. Spesso qualche linea non viene benissimo ma, man mano che si procede col disegno, comincia ad integrarsi organicamente con le altre e può uscire qualcosa di sorprendente.
E in effetti, aggiungi una riga qui, disegna un puntino là, alla fine devo dire che la magnificenza di Doré non è mai stata messa in discussione, ma nel mio piccolo sono riuscito a tirare fuori qualcosa di soddisfacente:
Questa è la foto da cui sono partito:
Mi rendo conto che è molto particolare. Ero indeciso tra una immagine in cui era più giovane e aveva uno sguardo più intenso e sicuro (un po' come la foto a inizio articolo) e una delle ultime, nelle quali appariva come un vecchietto sorridente e bonario. Il passare degli anni sembra sempre togliere quel velo di ruvidità e rendere tutti più dolci; almeno in apparenza.
Ma trovavo che il vero Piero Angela stesse nel mezzo. C'era sicuramente sofferenza nelle sue ultime apparizioni televisive, come impegnato in una lotta interna tra la stanchezza e la determinazione di voler portare a termine i propri obiettivi (come poi ha effettivamente fatto).
Penso che la foto racchiuda tutte queste sfumature.
Sono andato a trovarlo.
Tre giorni fa, per volere dei familiari, del Comune di Roma e di tutti noi, è stata allestita la camera ardente presso la Sala della Promoteca in Campidoglio, aperta al pubblico per l'intera giornata.
L'ho già fatto in passato, con personalità pubbliche che hanno avuto una grande influenza nella mia vita, per cui non ho avuto bisogno di rifletterci nemmeno per un secondo: è stata una decisione automatica.
Anche una piccola avventura, perché durante il viaggio (abito fuori Roma) sono riuscito a confondere Campidoglio con Quirinale e forse sarei anche riuscito a salutare il Presidente Mattarella, se due solerti Poliziotti non mi avessero bloccato all'ingresso. :)
Faceva un caldo infernale e sudavo come una fontana, anche per via dell'abito dignitoso che avevo indossato per l'occasione, ma alla fine sono giunto a destinazione. Il meraviglioso fiume di gente, che per tutta la giornata si è riversato nel cuore di Roma a porgere l'ultimo saluto a uno dei suoi più illustri rappresentanti, proprio in quel momento si era preso un piccolo attimo di pausa e sono stato ammesso dopo un'attesa di pochissimi minuti.
L'esperienza all'interno è stata molto personale. Sono naturalmente affiorate tutte le emozioni che si vivono in quei momenti e, quando ho ringraziato e salutato Piero, mi sono sentito in pace con l'Universo; la mia piccola, probabilmente inutile missione, era stata portata a termine.
Ma l'Universo ha voluto ricambiare il favore. In piedi, accanto al feretro del padre, c'era il figlio Alberto. È rimasto lì per tutto il giorno, dalla mattina alla sera, a ringraziare personalmente ogni singolo visitatore. Accanto a lui la sorella Christine.
Avrei avuto tante cose da dire, da dirgli. Ma proprio un attimo prima di stringergli la mano, l'occhio mi è caduto sui piccoli e grandi pensieri che la gente ha amorevolmente appoggiato ai piedi della bara: messaggi pieni di sentimenti, disegni, pentagrammi musicali, un piccolo Saturn V, un dinosauro. Mi è salito uno di quei groppi in gola da game over e sono riuscito soltanto a sussurrargli emozionato le mie più sentite condoglianze. Lo sguardo profondo che ha ricambiato, quasi come a consolare lui me, non lo scorderò mai.
Come l’ammirabile determinazione di voler rimanere ad accogliere tutti, nonostante il suo dolore fosse il più grande di tutti.
Avrò sempre una stima infinita per quest'uomo.
Ecco il discorso che ha tenuto al mattino, e che riporto qui integralmente perché è una di quelle cose da ascoltare e riascoltare all'infinito:
Vorrei concludere questo articolo in modo leggero con un piccolo blooper, ovvero una mia personale papera.
Ogni volta che realizzo qualcosa di nuovo ricevo i complimenti da tante persone, che elogiano le mie creazioni ben più di quanto meriterebbero. Non mi ritengo un artista, non ho mai studiato arte né frequentato corsi artistici. Sono uno sperimentatore, un piccolo copione che osserva il lavoro altrui e cerca di replicarlo con i propri, limitati mezzi.
Il ritratto che hai visto nel corso dell’articolo non è uscito bene al primo colpo. Prima di quello ne ho fatto un altro, che è venuto piuttosto male. Il lato positivo di aver perso quasi tre ore è che non sono state tre ore buttate: ho compreso gli errori che avevo commesso e la mia tecnica è vistosamente migliorata col secondo tentativo:
Insomma, il primo Piero Angela sembrava un mezzo incrocio tra un Kevin Spacey molto in carne, l'ex conduttore del TG5 Emilio Carelli e Rugor Nass, il re dei Gungan di Star Wars. :)
Questo vale per tutti gli altri lavori che faccio; mostro sempre il risultato finale ma, nel mezzo, ci sono obbrobri terrificanti che toglierebbero il sonno di notte anche al mostro più spaventoso.
Quindi non fatemi troppi complimenti; non sono bravo, sono semplicemente molto caparbio! :)