Zelda, doodles e acquari spaziali

Cinque anni fa, ammaliato dalla bellezza di Zelda: Breath of the Wild, ho acquistato un Wii U e l'ho giocato per mesi fino a platinarlo.1Cioè prendere tutte le armature, sconfiggere tutti i nemici, completare tutte le missioni, compresi i due DLC aggiuntivi.

Poi l'ho rivenduto.

Non sono mai stato un fan Nintendo. Intendiamoci, ne adoro la direzione artistica e l'innata originalità, ma sono cresciuto con Commodore 64, Amiga, PC e Mac (da quasi trent'anni); insomma, una strada parallela ma divergente.2Però ho avuto un Wii perché mi divertivo tantissimo ad agitare i nunchuck, e un DS ottenuto accumulando i bollini della benzina.

Però Zelda BotW era tutta un'altra cosa: un open world immenso (e piuttosto punitivo) con innovazioni che non si erano mai viste (gli oggetti interagiscono in modo coerente tra loro, tipo che ti avvicini con una torcia a una mela appesa a un albero e questa si cuoce, oppure puoi bruciare un prato per creare una corrente ascensionale e decollare così con la paravela, e tantissime altre interessanti meccaniche). All'epoca girava così così su Switch – non era ancora stato ottimizzato – e piuttosto malino su Wii U, ma quest'ultimo l'avevo trovato usato a due spicci su Ebay.

Dopo alcuni mesi, visto che non mi era rimasto più nulla da fare nel gioco, ho rivenduto tutto. Poi me ne sono pentito, ma pazienza… capita.

Quest'anno, con l'imminente arrivo del secondo capitolo, mi è tornata una voglia pazzesca di rigiocarlo e, col rassegnato permesso di Mian, la famiglia ha acquisito un nuovo membro.

Sono sempre stato contrario alle console portatili: non sono il tipo di giocatore che se le porterebbe in giro; per me i videogiochi sono uno schermo TV da 55 pollici, audio surround e una comoda poltrona.

Il vecchio io

Per questo motivo ho atteso per anni che Nintendo sfornasse uno Switch3C'è da sempre un aperto dibattito sul fatto che la console Nintendo debba essere considerata maschile o femminile. A pelle propenderei per la seconda ma, stando alle regole dell'Accademia della Crusca, "per la determinazione del genere degli anglismi (o di forestierismi d’altra provenienza ma di genere neutro) va usato sempre il maschile"; per cui vada per il maschile… non portatile (d'altra parte è uscito il Lite, che non può essere collegato al televisore, mi aspettavo qualcosa di concettualmente opposto).

Non è avvenuto e quindi, a 6 anni dall'uscita, mi sono finalmente deciso ad acquistarlo, dimostrando la mia mancata natura di early adopter.

L'intenzione era di lasciarlo perennemente collegato al dock e trattarlo esattamente come tutte le altre console della concorrenza.

Sono circa dieci giorni che ce l'ho, e indovina quante volte l'ho utilizzato con la TV?

Solo una.

L'ennesima dimostrazione di essere sempre all'avanguardia nel comprendere le nuove tecnologie. :)

Adesso credo di non essere più una persona da divano e TV, ma da console portatile e letto. :)

Il nuovo io

Fortuna che, nel dubbio, ho preferito prendere il modello OLED, così è tutto più bello.

L'immagine l'ho messa solo perché potenziare quella spada è stato un vero e proprio parto.

Questo però non è un post su Zelda, su Nintendo o sulle mie preferenze videoludiche.

Avendo realizzato che lo Switch sul proprio dock non ci sarebbe andato praticamente mai (ho comprato un cavo USB-C da ben 2 metri per caricarlo direttamente dal comodino), ho pensato bene di realizzare una piccola copertura in cartone, per proteggere la basetta dalla polvere.

Niente di speciale, un ottimo cartone bello robusto, tagliato a forma di scatoletta senza il fondo. Si infila e si sfila dall'alto con una mano sola.

Guardandolo, però, era un po' anonimo e stonava molto sul mobiletto tra TV e Home Theatre, così mi è venuta la simpatica idea di decorarlo con qualche doodle, ovvero dei piccoli scarabocchietti di oggetti più o meno comuni raggruppati a formare una sorta di wallpaper. Esiste una vera e proprio arte grafica in merito.

Mi ispirava particolarmente il tema spaziale, e così ho cominciato a disegnare stelle, pianeti, astronauti e comete.

Volevo creare un forte contrasto tra il nero dello spazio e il "bianco" dei doodle. Ho quindi fatto una prova colorando la zona intorno alla Luna e ho deciso che mi piaceva.

Mi sono anche fatto furbo e, prima di riempire tutto, ho ripassato i bordi con un pennarello più spesso; quando lavori "in negativo" al primo errore butti tutto.

Questo è il risultato finale: da micro scatola di scarpe a minuscolo acquario spaziale.

E adesso al lavoro!

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