I nuovi Godzilla

Questo è il commento di una anonima lettrice al direttore per la recente uscita di un mensile dedicato agli uomini (quella della pubblicità in TV in cui una tipa esclama «prendo la tua macchina» e l'attempato playboy le toglie le chiavi dalle mani e le dice «ricordati di stirarmi la camicia»).

Lo confesso. Ho ceduto alla tentazione di comprare la nuova rivista maschile 'For Men Magazine'. Del resto, come potevo resistere agli affascinanti argomenti annunciati dalla copertina (che, tra parentesi, ritrae un tizio con una faccia da pirla e un asciugamano di spugna bianca che fa tanto figo da spogliatoio)?

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La Titti

Chi ha letto il precedente aneddoto sui condizionali sa che, dopo aver lasciato Tucano, Sandokan e Jonathan alla loro sorte, conobbi la Titti. La Titti era un po' particolare, di quelle tipe un po' new age ma che amano le belle macchine, una di quelle un po' piccanti ma sempre discrete, di quelle che non disdegnano lo sport ma adorano mangiare, di quelle che adorano mangiare quello che cucini ma non vestire quello che regali loro, di quelle sempre un po' indecise ma intraprendenti, di quelle un po' donne e un po' bambine, di quelle un po' mamme e un po' nonne, di quelle un po' così e un po' colà.
La Titti era una testa di cazzo.

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Afono

Vorrei costruire una cornice.
Serve per sostenere i pezzi del mio cuore.
Ogni frammento è un ricordo. Ogni ricordo è un'immagine.
Ed in ogni immagine ci sei tu che sorridi. Che mi sorridi. O mi deridi?
Se ci fosse uno specchio riuscirei a vedere anche me in questi ricordi.
E mi vedrei mentre faccio lo scemo solo per te. Ma se tu ridi io sono felice.
Basta poco per farmi contento, vedi?
Invece sei tu che sei difficile.
Mi chiami se sei triste e capisco che vuoi solo che io per te faccia il clown.
E per te lo faccio volentieri, lo sai.
Ma al telefono non è facile, non so se mi comprendi. A me non bastano mai le parole.
Così gesticolo e faccio le facce buffe anche se tu non mi vedi.
Ma tu non mi vedi. E la magia non funziona.

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Only hopes

Domani sarà un altro giorno. Un giorno diverso, sicuramente.
Stanotte, è ormai inevitabile, si scriverà col sangue (e quando mai è stato diverso?) una nuova pagina di storia. Schierarsi da una parte o dall'altra non è sempre giusto, e in questo caso più che mai.

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Sui condizionali

Ho sempre pensato di non essere un grande lettore o un grande scrittore. Mi sbagliavo, sono un grande scrittore. O quantomeno potrei esserlo.
Questo mi fa venire in mente quando mia moglie mi ha lasciato.
Le dissi: «Sarei potuto essere qualcuno!»
Lei: «Chiunque POTREBBE essere qualcuno…» e se ne andò.
Almeno, PENSAVO che se ne fosse andata, da fuori della porta non riuscivo a capire se era tornata in salotto o mi stava controllando dallo spioncino.
Quello l'aveva preso da sua madre, la signora Grazia: un giorno la signora Grazia andò alla porta e vi scoprì un piccolo foro: sua figlia le aveva rubato lo spioncino.

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I figli di Stavros

Stavros stava per morire. Magari non in giornata, forse addirittura fra qualche mese, ma ormai ne era certo, dato che non aveva più voglia di vivere. Il suo fisico era vecchio, vecchio e sano, anche se pieno di crepe, e sarebbe resistito ancora per un po', finchè il cuore non si fosse deciso a capire che ormai batteva a vuoto. Quella notte Stavros non aveva dormito, perchè l'idea di aver deciso di morire lo aveva impegnato ad una pungente preoccupazione. Era rimasto sveglio a riflettere sulla necessità di avvisare i suoi figli e di dire loro le ultime verità. La stanza era fresca, e la finestra un buco nella calce bianca senza tenda nè imposte, perchè a Maria era sempre piaciuto lasciar entrare l'aria delle stelle notturne quando dormiva. Ora era morta da tanto tempo e lui trascorreva gran parte delle sue notti lasciandosi attraversare da quello stesso alito di cielo buio mentre aspettava inerme la tregua di un sonno.

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Ouzo

Fra le palme le luci, e dietro ancora la musica. Sirtaki.
Abbiamo affittato questa casa bianca per scrivere. Non è stato difficile trovarla, tutti quelli che hanno bisogno di scrivere prima o poi vengono qui, e ne trovano una.
Servono poche cose: soprattutto il bianco, appunto, con macchie celesti di persiane, e aria che passi le finestre dal mare verde ai valloni delle capre.
Le capre ci danno il formaggio, gli olivi altro cibo. Per il pane c'è un cesto dal fornaio in paese. Per star su di notte, candele dappertutto.

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Insalata di pomodori, rucola e barbabietole rosse

Ci sono diversi modi d'amare, carissima Lasher.
Noi non lo abbiamo incontrato al supermercato. Non è il nostro collega di lavoro. Non è il vicino di sopra che porta a spasso il cane la domenica mattina.

apro il barattolo e il liquido agrodolce delle barbabietole rosse scivola giù nel lavandino

Noi ce lo siamo cercato, lo abbiamo voluto proprio così com'è.
Non è stato un caso: niente destino. Niente incontro fortuito dal fotografo, niente drink offerto per noia al disco pub venerdì sera, niente scambi di battute per riempire il silenzio nella sala d'aspetto del dentista. È diverso.

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Solo un sogno

Ci sono giorni, come questo, che fuori piove e piove da tre giorni ininterrottamente, e tutto quello che vorresti è stare sotto un piumone ad ascoltare la pioggia che accarezza i vetri, mentre di sottofondo c'è una canzone dolcemente malinconica.

Magari facciamo anche che sotto quel piumone ci sei già stata e che ad un certo punto, invece che la pioggia ti ha svegliato il sole che filtra tra le persiane e ti scalda una guancia.
Poi, siccome sognare non costa nulla, facciamo le cose in grande e immaginiamo che fuori da quel piumone, se ti immergi nel sole che invade la stanza, scopri che ti aspetta una colazione di quelle da film: spremuta, latte, caffè, brioche, marmellata, pane tostato.

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Funamboli

Gli annunci li hanno scritti coi gessetti colorati sui pali della luce. La gente del paese li va a leggere incuriosita.

«Cerchiamo funamboli»

I ragazzini pensano subito al circo, corrono in piazza, ma non c'è. Chiedono al prete che passa svolazzando, e non ne sa niente.
«Qui in paese non c'è posto, sarà fuori.» e corre via a benedire le case, ché è primavera.
Prendono le biciclette fuori di scuola e si sparpagliano per i campi, ma si fermano a far merenda con pane e zucchero, e tra le gambe aperte si scambiano figurine sull'erba.

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