Il Consiglio di Elrond

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Il Consiglio di Elrond – La Signora degli Uccelli

No, scherzo, è un post serio.

Quella che segue è un'affascinante analisi di uno dei capitoli più importanti del Signore dell'Anelli, a opera di Wu Ming 4.1Grande appassionato e saggista tolkieniano.

Il secondo capitolo del secondo libro del Signore degli Anelli, il celebre “il Consiglio di Elrond”, è un unicum nell'intero romanzo per via della sua struttura particolarissima e a tratti anacronistica. Di conseguenza è anche uno dei capitoli più intriganti dell'opera. La sua funzione all'interno del racconto è duplice: è il momento della trama in cui vengono prese le decisioni più importanti e si raccontano anche le storie pregresse, ma è anche uno dei punti di innesto tra Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, cioè il momento in cui un cerchio narrativo si chiude per riaprirsi.

La prima parte del romanzo consta di un movimento ripetuto due volte, in base a una rigida simmetria. Al capitolo 1 del libro 2, “Una festa a lungo attesa”, nel quale si attua il passaggio di testimone dal protagonista dello Hobbit a quello del Signore degli Anelli, corrisponde il capitolo 1 del libro 2, “Molti incontri”, in cui Frodo incontra nuovamente Bilbo. Nello stesso modo, al capitolo 2 del libro 1, “L'ombra del passato” – nel quale Gandalf e Frodo discutono il da farsi e prendono delle decisioni – corrisponde per l'appunto il capitolo 2 del libro 2, “Il Consiglio di Elrond”, dove accade una cosa molto simile, ma con una platea allargata.
Le funzioni di questo specifico passaggio della narrazione sono molteplici. Per certi versi si potrebbe dire che il capitolo è una sorta di onfalo2= punto centrale della prima parte del romanzo. Infatti anche i capitoli successivi del libro 2 (dal 3 al 10), replicano lo schema dei capitoli 3-10 del libro 2. La simmetria è perfetta.

Entrando nel merito della vicenda, raggiungere la casa di Elrond è il primo importante obiettivo del viaggio di Frodo, che soltanto a Gran Burrone / Valforra assumerà i tratti di un viaggio per salvare la Terra di Mezzo. Dunque l'importanza evidente di questo luogo del romanzo è proprio la sua natura di spartiacque narrativo. È al Consiglio di Elrond che viene presa la decisione collegiale di portare l'Anello a Sud per distruggerlo e conseguentemente si costituisce la Compagnia dell'Anello. Bizzarra è però la modalità con cui si giunge a questa decisione, ovvero il Consiglio stesso, che si presenta come una sovrapposizione di "racconto nel racconto" e dibattito politico-diplomatico, con un impianto narrativo apparentemente caotico e con il ricorso a stilemi3= elementi di stile anacronistici.

Il capitolo potrebbe essere suddiviso in due macro-parti, che consistono rispettivamente nella ricostruzione della storia dell'Anello – circa due terzi del capitolo – e nella discussione su cosa farsene dell'Anello stesso – per il restante terzo. A sua volta, l'andamento della prima parte del capitolo consta di dieci blocchi narrativi che danno al racconto un andamento a staffetta: i vari personaggi si danno il cambio nel raccontare pezzi della storia, per comporre il quadro completo degli eventi a uso dei partecipanti al Consiglio (e ovviamente del lettore). Solo che non lo fanno in ordine cronologico, cosa che potrebbe aiutare la composizione lineare della storia sottesa a quella in corso, bensì in ordine sparso.

  1. Il primo blocco consiste semplicemente nelle presentazioni iniziali dei partecipanti al Consiglio, esponenti dei vari popoli liberi della Terra di Mezzo.
  2. Il secondo blocco si apre con una curiosa affermazione del narratore: «Non occorre riferire tutto ciò che dissero e discussero durante il Consiglio. Si parlò a lungo dei fatti avvenuti nel mondo esterno, specie al Sud, e nelle vaste terre a est delle Montagne». In realtà i vari relatori al Consiglio riferiranno molti di quei fatti, dunque la narrazione in buona parte ne renderà conto.
    Il primo a intervenire è il Nano Glóin, il quale racconta eventi risalenti a trent’anni prima – ovvero il ritorno a Moria di un contingente di Nani guidati da Balin – e a un anno prima – il messaggio di "pace" consegnato da Sauron al re dei Nani di Erebor, Dáin II Piediferro. Quest'ultimo ha preso tempo per riuscire ad avvertire Bilbo che il Signore Oscuro è sulle sue tracce. Quale senso può avere iniziare da qui nella ricostruzione della vicenda? Il motivo è che occorre creare un collegamento tra lo scenario in cui si svolgeva il romanzo precedente, Lo Hobbit, e il punto in cui è giunta la nuova storia, ovvero tra i Nani con i quali Bilbo visse la sua avventura presso la Montagna Solitaria e Bilbo stesso che nel frattempo dalla Contea si è spostato a Gran Burrone. Infatti al Consiglio di Elrond partecipano Glóin, Bilbo e Gandalf, tre personaggi già protagonisti delle avventure del precedente romanzo. In sostanza l'autore sceglie di colmare prima di tutto questo lasso di tempo e di storia.
  3. Il terzo blocco consiste invece nell'intervento di Elrond stesso, il quale fa un breve riassunto della storia dell'Anello dalla sua forgiatura al suo smarrimento dopo la morte del principe Isildur e all'attuale situazione di Gondor.
  4. Quarto blocco: è il gancio perfetto per l'intervento di Boromir, che viene proprio da Gondor, ed è stato inviato a Gran Burrone per trovare risposta a un enigma che gli è giunto in sogno e che profetizzava proprio la riunione a cui sta partecipando (le profezie si auto avverano sempre). Al termine del suo intervento, Aragorn rivela la sua identità di erede di Isildur, e Frodo mostra l'Anello, il Flagello di Isildur, appunto.
  5. Quinto blocco: L'intervento successivo è quello di Aragorn, che mostra la spada rotta e racconta di sé e della sua missione insieme ai custodi delle terre settentrionali. Il blocco si conclude con Boromir che chiede come si faccia a essere sicuri che l'anello in questione sia proprio l'Unico.
    Inciso: L'andamento ondivago di questi primi cinque blocchi lascia davvero spiazzati. Vicende del passato remoto o prossimo, riguardanti varie parti e vari popoli della Terra di Mezzo, si alternano a descrizioni della situazione presente e a pezzi delle biografie dei personaggi. Il lettore è portato in giro nello spazio e nel tempo, senza troppi riguardi per la sua possibilità di orientarsi, e questo crea un effetto avvolgente al quale è difficile sfuggire, la sensazione è quella di trovarsi seduti allo stesso tavolo con i partecipanti al Consiglio.
    La domanda di Boromir, la sua richiesta di "prove" sull'identità dell'Anello, apre una nuova sequenza di blocchi narrativi che riguarda appunto le vicende legate all'oggetto magico.
  6. Sesto blocco: Ecco quindi che il testimone passa a Bilbo, al quale spetta raccontare la storia narrata nello Hobbit, ma che – essendo già stata riassunta a grandi linee nel Prologo del romanzo – viene qui sorvolata. Bilbo passa a sua volta la parola a Frodo, che aggiorna i presenti sulle proprie peripezie per arrivare fin lì. In questo modo si offre un quadro del ruolo che gli Hobbit hanno avuto fino a quel momento.
  7. Settimo blocco: A questo punto interviene l'Elfo Galdor, che chiede ulteriori prove sull'Anello, interpellando Gandalf anche a proposito dell'assenza di Saruman. Gandalf prima di tutto riferisce le vicende che hanno visto il Bianco Consiglio scacciare Sauron da Dol Guldur ai tempi degli eventi narrati nel romanzo precedente, riempiendo quindi una lacuna rimasta in sospeso da allora, e prosegue con il reinsediamento di Sauron a Mordor.
  8. Ottavo blocco: Gandalf espone quindi il resoconto della propria lunga ricerca negli archivi storici di Minas Tirith per identificare l'anello trovato da Bilbo. Cede infine la parola ad Aragorn, che racconta della sua caccia a Gollum e di come lui e Gandalf gli abbiano estorto le informazioni, ricostruendo la parte mancante delle vicissitudini dell'Anello. Così si riempie un altro cono d'ombra: cos'hanno fatto i due personaggi prima della partenza di Frodo dalla Contea.
  9. Nono blocco: La parte finale della storia di Gollum viene invece esposta da Legolas, il quale informa il Consiglio che Gollum è evaso dalla custodia degli Elfi grazie a un intrigo di Sauron. Solo alla fine di questa ricostruzione, Gandalf è pronto a svelare l'arcano dell'assenza di Saruman dal Consiglio, che è un magistrale colpo di teatro.
  10. Nel decimo blocco narrativo Gandalf racconta del tradimento di Saruman, poi della propria fuga da Orthanc e le vicissitudini che lo hanno portato nella casa di Elrond. Il modo in cui lo fa è davvero particolare, riferendo in discorso diretto le battute di dialogo che ha scambiato con i vari personaggi. Uno scrittore moderno sarebbe ricorso al "racconto nel racconto" (come in effetti ha fatto Tolkien fino a questo passaggio del capitolo) o all'analessi4= costruzione sintattica in cui si inseriscono avvenimenti anteriori al tempo della narrazione.. Qui invece la scelta produce un effetto di vigorosa inverosimiglianza: un personaggio riporta interi dialoghi come se stesse leggendo le parti di un copione. Nondimeno in questo modo si produce l'effetto di un vero e proprio flashback, senza però ricorrervi in senso stretto. Si pensi, per esempio, al celeberrimo discorso di Saruman sulla necessità di adeguarsi ai tempi nuovi e allearsi con la parte vincente per ottenere i propri scopi, giustificando i mezzi con il fine. È Gandalf che gli presta la voce, ma è impossibile non figurarsi lo stregone bianco mentre pronuncia quel piccolo capolavoro di ars retorica.

Vengono in mente gli Apologhi presso Alcinoo, nei libri VIII-XII dell'Odissea, cioè il racconto in prima persona di Odisseo al re dei Feaci.5Libro VIII – Libro XII: Nella notte del ventitreesimo giorno dall'inizio del poema, Odisseo narra ad Alcinoo e alla sua corte tutte le sue peripezie e le sue avventure per mare allo scopo di giungere in patria. Gli Apologhi presso Alcinoo, quindi, costituiscono un'analessi, un salto indietro nel tempo in cui vengono narrati i fatti precedentemente accaduti. La tecnica narrativa di Tolkien cita apertamente il canone classico, senza alcuna condiscendenza verso un occhio contemporaneo.

Si concludono in questo modo le storie pregresse. La parte rimanente del capitolo consiste invece nella discussione sul da farsi. La decisione è enunciata da Elrond stesso: «Dobbiamo mandare l'Anello al fuoco». Questo perché nessuna delle altre soluzioni prese in considerazione – Bombadil, Valinor, Gran Burrone – metterebbe davvero al sicuro la Terra di Mezzo dal potere corruttore dell'oggetto stesso o dal suo riemergere in un futuro anche remoto. Il vantaggio della missione impossibile di portare l'Anello al luogo della sua forgiatura, proprio nella terra di Sauron, è che il Signore Oscuro non se lo aspetterebbe. Sauron è molto furbo, ma è in grado di ragionare soltanto con la sua mentalità aggressiva, quindi escluderà istintivamente tale opzione. Saranno «le mani dei piccoli» Hobbit a portare l'Anello. Un capo, un grande guerriero, un saggio mago, sarebbero troppo facilmente tentati dall'idea di usarlo a fin di bene e in questo modo verrebbero corrotti, diventerebbero dei nuovi Sauron dal volto umano. In queste pagine finali del capitolo è condensato il senso etico-politico del romanzo, ma si esplicita anche il perfetto parallelismo tra la scelta del Consiglio – anche se in realtà è Frodo a offrirsi volontario – e quella dell'autore. Così come il Consiglio dei popoli liberi opta per un piccolo Portatore, allo stesso modo l'autore ha scelto come protagonisti della sua storia proprio gli Hobbit ed è attraverso il loro sguardo che gli eventi verranno raccontati.

È in questo finale che il procedimento narrativo svela tutta la sua efficacia. Gli Hobbit sono stati invitati al tavolo per un caso del destino più che per reale rappresentanza del proprio popolo, presso il quale non ricoprono alcun ruolo. Bilbo e Frodo presenziano in quanto è grazie a loro che l'Anello è giunto lì. Per tutta la seduta perlopiù ascoltano, al punto che, eccetto quando devono raccontare la propria parte di storia, potremmo quasi dimenticarci di loro. Quella piccola parte la vedono piano piano incasellarsi dentro un quadro molto più vasto, talmente esteso che li fa sentire ancora più piccoli e indegni di una responsabilità così grande. Eppure al momento giusto, prima Bilbo, la cui generosità viene respinta da Gandalf, poi Frodo, si offrono volontari per la missione e riguadagnano il centro della trama. È un movimento lento e sghembo, ma al tempo stesso narrativamente perfetto. Con una conclusione magistrale: l'ingresso di Sam. Sam si è letteralmente imbucato al Consiglio, ha origliato, e si intromette per rivendicare l'intenzione di accompagnare Frodo nel suo viaggio. L'effetto ironico dell'ultima battuta di Elrond – «È quasi impossibile separarti da lui» – si coglierà retrospettivamente alla fine del romanzo, quando sarà proprio la fedeltà di Samvise a padron Frodo a fare la differenza per uscire dal «pasticcio» in cui si sono ficcati quel giorno a Gran Burrone. Il gregario che pronuncia l'ultima battuta al Consiglio di Elrond è il personaggio che si rivelerà il vero eroe della storia e che chiuderà anche il romanzo, con le celebri parole: «Sono tornato».

I partecipanti al Consiglio di Elrond

Il Consiglio di Elrond
Ulteriori informazioni sul disegnino

Cercavo una bella rappresentazione artistica di questo evento, ma sfortunatamente, non sembra essere molto gettonato; quindi me lo sono disegnato da solo. :)

Ammetto di essere ancora sotto l'influenza dell'articolo sulle rondelle, pertanto ho adottato uno stile un po' bullonesco per i personaggi e per l'Anello.

P.S. Se cerchi bene, potrebbe esserci anche Sam.6Questi sono i personaggi principali presenti al Consiglio, ce n'erano anche altri secondari non menzionati da Tolkien. Merry e Pippin compaiono soltanto nella pellicola di Peter Jackson, ma… vabbè… in quel film c'era pure il mio gatto. ;)

Schizzetti preliminari

A dirla tutta, per un attimo nel gruppo c'è stato anche Círdan, perché ero soprappensiero e l'ho disegnato per sbaglio. Lui in realtà non si era mai mosso dai Porti Grigi e, in sua vece, al Consiglio aveva mandato Galdor.

Círdan, l'amministratore delegato dei Porti Grigi

Peccato, perché mi stava simpatico, anche se con l'aspetto degli Elfi non c'entrava proprio niente (ma ero all'inizio dei lavori, e non avevo ancora definito la fisionomia dei personaggi).

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