Mi raccomando

Adesso che, a quanto pare, l'abbiamo sfangata1Slang romanesco: uscire dai problemi, dalle difficoltà. posso raccontare una storia.

Dal 2000 a oggi, da quando cioé Mian vive con me in Italia, abbiamo sempre dovuto combattere con la burocrazia (tipicamente) italiana. Nel caso specifico parlo del permesso di soggiorno. Interminabili file ai vari sportelli dell'Ufficio Immigrazione, Comune, Questura e chi più ne ha più ne metta. Nel frattempo cambiavano leggi, procedure, certificati.

Penso che negli ultimi sei anni abbiamo testato tutte le tipologie di permesso, dal soggiorno per vacanza, passando per quello di studio (con relativa iscrizione a istituti scolastici) fino ad approdare a quello per lavoro. Il tutto condito da voli pindarici e circhi a tre piste a ogni cambio, senza escludere spedizioni di documentazione cartacea da e verso l'altra parte del mondo.

Tagliando corto, più o meno ogni due anni (ma prima la frequenza era maggiore) dobbiamo mettere in conto una mesata di stress dedicata al reperimento delle informazioni riguardo a carte e bolli da preparare.2Lista molto dinamica, tra l'altro; quello che andava bene l'ultima volta non è detto che vada bene anche oggi, anzi.

Nel 2004, quando abbiamo fatto il cosiddetto rinnovo Unico, la procedura era relativamente semplice: indagini approfondite su Internet, richiesta di informazioni a vari sportelli dell'Amministrazione Pubblica, indovini, cantastorie e giocolieri. Coda di una mattinata in Questura, consegna dell'equivalente di una o due sequoie a fette molto sottili (ho fatto 3 Kg, lascio?) e il gioco era fatto. Si trattava semplicemente di tornare dopo circa sei mesi e ritirare il permesso pronto.

La Bossi-Fini ci ha dato un po' di grattacapi (frase molto diplomatica per dire che ce l'hanno buttato un po' nel culo) perché per qualche mese è rimasto tutto bloccato in attesa dell'entrata in vigore delle nuove direttive. Ma, tutto sommato, anche in quel caso siamo riusciti a cavarcela.

E arriviamo così a quest'anno. A quanto pare è italica tradizione che ogni nuovo governo giunto al potere debba per forza abrogare tutte le decisioni della precedente gestione. Il perché mi sfugge ma credo sia un modo per dire «quelli prima erano proprio dei coglioni, vedete? bisogna rifare tutto!».

Ora non voglio entrare nel merito della cosa, non so se a livello organizzativo interno il vecchio sistema funzionasse male o meno, sta di fatto che il parlamento ha introdotto un nuovo iter.

Per il rinnovo del permesso ogni giorno viene ammesso in Questura un numero massimo di 20 stranieri (prima non c'era limite, si faceva la fila fino all'orario di chiusura). La procedura è basata sul ‘first come, first served’, ovvero i primi venti entrano, gli altri ci vediamo domani.

Per dare una velata parvenza di organizzazione viene messo a disposizione un modulo, la gente viene e ci scrive sopra il proprio nome, in modo da prenotarsi per la mattina dopo. Inutile che ve lo dica, la sostanza non cambia, invece di fare la fila al mattino, si fa al pomeriggio del giorno prima. Ma il problema non sta qui. Il famoso 'modulo' è in realtà un semplice block notes che non viene esposto all'interno della Questura dove un addetto possa vigilare sul corretto utilizzo. No, viene messo fuori dal cancello esterno, direttamente sulla strada, perché ovviamente l'accesso allo stabile non è possibile al di fuori degli orari di apertura al pubblico.

«Vabbè», direte, «mi faccio 'sta benedetta fila, firmo e mi tolgo il dente». Giusto. Peccato che, se anche riuscite ad arrivare fra i primi venti, non potete semplicemente firmare e andarvene.

Eh no, sarebbe troppo facile.

Perché succede che il ventunesimo arriva e rosica3Altro termine prettamente romano, indica quando qualcosa non vi fa propriamente piacere (pensate ai castori).; strappa la pagina e comincia una nuova lista in cui lui è il primo e ci sono 19 posti liberi. Chi ha firmato in precedenza, arriva al mattino bel bello e quasi magicamente se lo prende nel…

Dunque l'unico sistema valido è quello di arrivare tra i primi venti, cioè circa 6 ore prima che il 'modulo' venga esposto (perché c'è una lunga fila anche per quello), firmarlo e accamparsi lì tutta la notte, pronti a difendere la propria graduatoria con le unghie e coi denti fino alle 9 di mattina. Dalla Questura dicono «non è colpa nostra, la nuova normativa ci costringe a fare in questo modo». E, siccome sono i tutori della legge a dirlo, non vedo perché dubitarne. Il problema sta sicuramente più a monte.

Esistono due alternative a questa situazione inumana.4Noi in fondo siamo più o meno giovani e forti, ma pensate a persone anziane, incinte, disabili, ecc.

La prima è affidarsi a una società esterna che sbrighi la pratica. Che poi in realtà altro non fa che la fila al posto vostro (con relativo pernottamento) alla modica, ma in fondo comprensibile, cifra di circa 200 euro. Iva esclusa.

Il secondo sistema è quello sempre infallibile dell'amico dell'amico.

Semplice e scientifico, si basa sull'affascinante teoria secondo la quale è possibile risalire a qualunque persona del Pianeta tramite 5 collegamenti.
Esempio pratico: io conosco Tizio che conosce Caio, che lava la piscina di Carlo Verdone, che conosce George Clooney, che è amico di Bush.
Ora, siccome non era il caso di scomodare un presidente degli Stati Uniti che probabilmente è più stupido di chi ha inventato il sistema del 'modulo', mi sono accontentato di un amico maresciallo, che ha telefonato un altro suo amico maresciallo, che conosceva il sovraintendente della Questura.

Risultato, permesso fatto in 15 minuti.

Però, uscendo dalla Caserma, non ho potuto fare a meno di vergognarmi davanti alla fila di poveri cristi che si erano fatti la nottata al freddo di Dicembre. Gente che non ha amici marescialli e che di sicuro non può permettersi di pagare 220 euro a una società di servizi. Fortunatamente da lunedì prossimo sarà possibile ottenere il permesso recandosi alle Poste a fronte di 70 euro (che non sono pochi, comunque).

Ma io continuo a pensarci e ripensarci: il vecchio sistema non era meglio?

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