Anno: 2014
E’ un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili.
Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione.Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità.
Il diario – Anne Frank
Buone fantascientifiche feste! :)

In questi giorni sto sistemando la mia collezione di libri e mi sono tornati sotto mano alcuni vecchi romanzi Urania.
Ricordo che da piccolo, in casa mia, non mancavano mai perché mio padre è sempre stato un grande appassionato di fantascienza. Così, ogni volta che ne vedo uno, si risvegliano piacevoli memorie.
Ho fatto 2 + 2 e ho pensato di creare una copertina ad hoc, per augurarvi un buon Natale e uno sfavillante (sarebbe anche ora) anno nuovo. :)
Drobo 5N/FS e NFS
Articolo antiquato
Questo articolo potrebbe essere ancora valido, come potrebbe non esserlo. Non utilizzo più il Drobo con il protocollo NFS, per cui ignoro se la procedura descritta funzioni ancora. Molto probabilmente sì, ma non sono (più) in grado di verificarlo.1Maggiori informazioni sugli articoli antiquati.
Aggiornamento: 5 Agosto 2015
L’articolo si riferisce a una vecchia versione dell’utility NFS, la 1.2.8.
Recentemente ho installato una nuova versione, denominata NFSv3 (1.3.2). Ora non so se sia opera dello stesso autore e quindi se sia o meno un aggiornamento della precedente. C’ho litigato un bel po’ per farla funzionare e in questo momento non ho voglia di indagare. In ogni caso la procedura di installazione è la stessa, con le seguenti differenze:
– Il file si scarica da qui.
– Le stringhe di connessione, da mettere nel file export (vedi) sotto sono le seguenti:
/mnt/DroboFS/Shares/Nadine 0.0.0.0/0(rw,insecure,no_subtree_check,all_squash,anonuid=99,anongid=99)
/mnt/DroboFS/Shares/Nadine ::/128(rw,insecure,no_subtree_check,all_squash,anonuid=99,anongid=99)
Probabilmente non cambia nulla ai fini pratici rispetto all’altra stringa, forse qualche trascurabile dettaglio nei privilegi, ma così l’ho trovata (modificando naturalmente il path alla mia partizione Drobo) e così funziona, per cui non indago oltre.
Una delle più interessanti e meno conosciute caratteristiche del Drobo è che è una scatoletta basata su sistema operativo Linux. Questo significa che è in grado di fare ben più che tenere i nostri dati importanti al sicuro; può all’occorrenza svolgere i lavori di un piccolo computer grazie alle DroboApps, una serie di utili addons che possono essere installati in pochi minuti.
Alcuni esempi possono essere un client torrent, un media server, un programma che tiene sincronizzate le informazioni importanti con siti come Dropbox o Copy, senza il bisogno di tenere il nostro computer costantemente acceso.
Oggi vi spiegherò come abilitare il protocollo NFS.
Continua a leggereL’ironia di Star Trek

Nextgen? Forse…
Tutte le persone con cui ho avuto modo di discutere riguardo l’attuale cosiddetta nuova generazione di console conoscono il mio pensiero: una fregatura.
Perlomeno questo era il mio punto di vista fino a qualche giorno fa, ora ho parzialmente cambiato idea. Ma andiamo con ordine.
Quando oltre 8 anni fa la Playstation 3 e la Xbox 360 sono entrate nelle nostre case, hanno dato uno scossone al mondo dei videogame. Si trattava di console progettate da zero, con processori e schede grafiche ad hoc, capaci di una potenza di elaborazione con cui ben pochi PC potevano competere all’epoca.
Queste nuove incarnazioni, al contrario, sono sostanzialmente dei PC, con CPU da PC e GPU da PC, e nemmeno di fascia alta. Tanto per dire, a livello di potenza pura, si piazzano nella fascia media, posizione che tra pochi anni, scivolerà sempre più in basso.
Questo, almeno per me, non ha mai rappresentato un problema. Di un gioco mi interessa il divertimento che sa offrirmi, non se una linea diagonale è leggermente scalettata o se raggiunge un realismo perfetto. Però mi sarei aspettato, perlomeno, che entrambe fossero in grado di raggiungere una risoluzione di 1080p e una frequenza di aggiornamento di 60 fotogrammi al secondo stabili. Per principio più che altro, visto che le precedenti console almeno uno dei due fattori erano in grado di toccarlo, pur avendo un hardware molto più limitato.
Continua a leggereHan non spara per primo, Han spara e basta.

Per quelli che, come me, sono nati negli anni ’70, Star Wars (o, meglio, Guerre Stellari) rappresenta qualcosa al tempo stesso magico e straordinario.
Mai prima di allora si era visto un film di fantascienza così profondo, con tematiche che andavano oltre i semplici scontri tra astronavi; tanto da rappresentare, in modo molto simile al Signore degli Anelli, una metafora storica della società umana.
Naturalmente l’abbiamo capito molti anni dopo, all’epoca spade laser e droidi protocollari erano più che sufficienti a scatenare la nostra fantasia e farci innamorare incondizionatamente dello spazio.
XXXIV, 139

Le stelle hanno sempre rappresentato per me qualcosa di magico. Fin da quando ero piccolo mi sono ritrovato spesso a naso in su, per quelle che credevo fossero ore a osservare l’incredibile spettacolo che la natura ogni notte ci regala.
Immobile, con le pupille dilatate all’infinito, univo i puntini e rimanevo a fissare le fantastiche figure che si formavano, fino a quando percepivo la sensazione di cominciare a comprendere la reale prospettiva delle cose, che inspiegabilmente si capovolgeva. Ero come sulla cima di una immensa montagna a guardare di sotto, un precipizio scintillante in cui da un momento all’altro sarei potuto precipitare, in una caduta senza fine. E sentivo che sarebbe davvero potuto accadere, perché di fronte a tale sconcertante maestosità tutta la teorica sicurezza degli insegnamenti sulla gravitazione universale si dissolveva.
Ero sull’orlo di uno strapiombo infinito, e sotto l’infinito.
E chissenefrega?
In questi giorni si fa tanto parlare del SETI1SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence, è un programma dedicato alla ricerca della vita intelligente extraterrestre, abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo., di possibile vita al di fuori del nostro pianeta, del paradosso di Fermi2“Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?”, della teoria del Grande Filtro3In pratica ipotizza una serie di passi evolutivi, dalla nascita della vita alla capacità di inviare comunicazioni attraverso lo spazio; non è escluso ci siano altri esseri intelligenti, ma non è scontato che possano aver agevolmente raggiunto l’ultimo gradino. e del presidente dell’Uruguay che dà dei “figli di puttana” ai dirigenti FIFA.4Vabbè, questa l’ho messa solo perché mi farebbe ridere immaginare Napolitano in una situazione analoga. :)
Argomenti come la possibile esistenza di altri esseri viventi al di fuori della nostra giurisdizione sono sempre affascinanti, inesauribili spunti di discussione e fantascientifiche supposizioni, magari in quelle notti d’estate quando le stelle si stagliano splendenti sul nero infinito.
Continua a leggereQuando ti si rompe l’hard disk di backup e la cosa ti salva il…

Io ho una sola, immensa paura a livello informatico: perdere le foto. Tutto il resto, applicazioni, musica, giochi, documenti, può finire all’inferno in qualunque momento ma le immagini di momenti irripetibili, di persone e animali cari che ora non ci sono più sono per me importanti quanto l’aria che respiro.
Continua a leggereVero amore

Polvere e cenere
A Pasquetta sono andato a trovare un amico che non vedevo da oltre vent’anni.
La nostra relazione è sempre stata un po’ burrascosa: un attrarsi e scontrarsi ciclico, scandito da caratteri complicati e poco propensi a compromesso e diplomazia. La sua malattia certo non aiutava, la mia non pervenuta sensibilità nemmeno.
Non mi sono mai sentito pronto a questo passo, non sono io quello che riallaccia i rapporti. Ma in questo lui è stato inevitabilmente più testardo di me per cui, per una volta, ho finalmente mosso il culo. Ho sempre saputo dov’era, più per logica supposizione che per certezza acquisita, eppure l’ho trovato solo al termine di una meticolosa ricerca.
Non pensavo sarei mai giunto ad affermare una cosa del genere ma la sua è davvero una bella tomba. Elegante marmo bianco, immensa foto sorridente di quelle sincere, non il genere triste e fuoriluogo, del tipo “andava tutto così bene e poi…” che spesso capita di trovare in posti così. Solare, probabilmente come mai l’avevo visto durante il nostro breve periodo di comune vita spericolata.
Continua a leggereO la ri-riconquista del tesoro

Mi rendo conto che alla mia età fare queste cose è un po’ infantile, ma non ho mai detto di essere cresciuto. :)
Continua a leggereLa ricerca della perfezione
Quando faccio qualcosa non accetto compromessi.1Cioè sì, li accetto come tutti, specialmente nel caso (molto frequente) in cui le mie capacità non siano sufficienti. Però facciamo finta che faccio solo cose che sono in grado di fare al 100%, altrimenti salta il concetto di tutto il post. Dalla cosa più stupida a quella più complessa io miro al concetto di “perfezione”. Poi non è detto che riesca a raggiungerla, anzi, però la mia motivazione è quella. Lo sa bene chi ha a che fare con me quanto io sia pignolo, assillante, maniaco (anche in altri campi ma non divaghiamo) e perfezionista. In poche parole, un gran rompicoglioni.
Se per esempio devo disegnare un’icona, magari ci metto una settimana. E la rifaccio dieci volte. E poi altre dieci il giorno dopo. E così via finché non ottengo esattamente ciò che voglio. Che poi non è un concetto preciso, magari oggi la voglio rossa e domani mi sveglio e mi rendo conto che blu è molto meglio. O magari verde il mese dopo.
Continua a leggereO Gnomo
Sfogliando distrattamente Lo Hobbit annotato (non è ancora il momento di leggerlo), ho scoperto che nel 1962 l’opera è stata pubblicata in Portogallo con l’originario nome di O Gnomo, e illustrazioni a cura di António Quadros.1Inutile che metta il link a Wikipedia, la biografia è presente solo in Portoghese (ma se ci tenete…).
Disegni che, tra l’altro, a Tolkien non sono affatto piaciuti.
Ma a me sì, e pure tanto. Ragion per cui li riporto qui, per la gioia dei vostri riconoscenti occhi.
To Middle-Earth and back again
In questi giorni ho preso il coraggio a due mani e ho finalmente cominciato a leggere Il Silmarillion di Tolkien, una sorta di opera omnia in cui sono narrati tutti gli eventi sociologici, storici e geografici dei suoi racconti, dalla creazione del mondo a… boh, non l’ho ancora finito, immagino fino alla fine. ;)

Ma non è del Silmarillion che volevo parlare. Come qualcuno già sa, il mio libro preferito in assoluto è Lo Hobbit. L’ho comprato per caso quasi 30 anni fa, su insistenza di un libraio che non smetterò mai di ringraziare. Cercavo un regalo per il compleanno di mio padre e sono tornato a casa con questo racconto. Poi ho letto per curiosità le prime dieci pagine e mi sono recato nuovamente in libreria a comprargli un altro libro. Questo me lo sono tenuto io!
Continua a leggereEsserci o non ess…
La Natura, madre del genere umano, elargisce e si riprende il dono della vita senza un tangibile intento di giustizia, equità o razionalità. E pur tuttavia ogni essere vivente, anche il più apparentemente inconsapevole di tale valore, risulta incredibilmente attaccato a essa.
La scienza ci insegna che rinnoviamo completamente il nostro corpo ogni 15 anni (circa). Anche le cellule del cervello, che prima si credeva fossero limitate e immutabili. Questo significa che, più o meno sei o sette volte nel corso della nostra esistenza1Pensiamo positivo! :D, c’è un ricambio del 100% di ogni singolo elemento che ci compone. Questo mi porta a formulare una variegata serie di domande a cui non saprò mai dare una risposta, ma che mi perseguiteranno fino al giorno in cui la mia fase creativa si fermerà.
Una in particolare è un po’ più profonda delle altre: la nostra coscienza è fisicamente definibile?
Continua a leggereBuon San Valentino!
Musica: Canone in D di Johann Pachelbel, suonata da Kelly Valleau
Il punto della situazione
Noto che è passata più di una settimana dal mio ultimo post.
Non mi è già passata la voglia di scrivere, al contrario, ma sono ricaduto in una delle mie tante ossessioni. E cioè il voler andare a spulciare tutti i vecchi siti del passato, estrarne gli articoli migliori (o comunque quelli che più mi hanno colpito) e riportarli anche qui. Nessuna voglia passata quindi, ma voglia di passato. Il fatto è che, a spanne, sto parlando di almeno un migliaio di post, più o meno interessanti ma da vagliare singolarmente con cura certosina (sia mai che me ne sfugga uno, eh!)
Una volta facevo così, lavoravo per mesi sull’aspetto grafico di un sito e alla fine, quando potevo finalmente dire «oh, ho finito!» mi stancavo e ne facevo un altro. Probabilmente, anche se razionalmente non arriverò mai ad ammetterlo, è proprio quello che mi piace, il viaggio, non la destinazione.
Continua a leggereAttendere prego…
Ogni volta che creo un nuovo sito Web, e la cosa avviene più o meno ogni cinque anni, cerco sempre di introdurre qualcosa di innovativo.
Tutti i miei siti Web. :)
Nella tarda metà degli anni ’90, gli albori di Internet in Italia, la mia prima homepage utilizzava delle immagini dinamiche al posto dei noiosi bottoni grigi del menu. Oggi lo fanno tutti ma all’epoca era una cosa da OOOH!
Il sito successivo, LockSoft hp, sfruttava i nuovi fogli di stile evoluti in modo da racchiudere l’intera struttura in una cornice pseudo-tridimensionale, e le sezioni interne potevano essere aperte e chiuse come un cassetto.
Quello dopo ricordava vagamente il foglio uscito da una macchina da scrivere e si avvaleva dell’allora innovativo tag <div> per fare in modo che il menu principale scorresse verticalmente insieme alla pagina, e fosse sempre a portata di click. Era anche multilingue: italiano nella colonna di sinistra (prego ignorare gli errori di ortografia, ero giovane), inglese su quella di destra.
C’è stato poi il passaggio dalle pagine statiche (HTML) a quelle dinamiche (ASP). Finalmente, non ero più costretto a scrivere un articolo in locale, collegarmi al server, caricarlo e modificare l’indice a mano prima di poterlo rendere pubblico. Il primo sito ad avvalersi di una sorta di backoffice rudimentale si apriva in una finestra grande come un telefonino, a dimostrazione che la fantasia prevalica tranquillamente ogni limite fisico.1Detto più terra terra, l’idea era di andare in controtendenza a tutti quei siti che facevano di Flash il nuovo messia; ho voluto estremizzare il concetto di luna contro dito (quando il dito indica la luna, ecc. ecc.) visto che il leitmotiv del periodo era grafica, grafica, grafica.
Il più avanzato grado di evoluzione personale l’ho raggiunto con Only Words. Era dotato di un completo editor Web, un database Access2Lo so, fa ridere, eppure quell’antiquato formato mi ha permesso ancora oggi di preservarne, in 6 miseri MegaByte, tutti i contenuti, che prima o poi riporterò qui. e una serie di funzioni dinamiche che al tempo mi hanno semplificato molto la vita.
A seguire è stato il turno di Lemonskin, il primo ad adottare WordPress, segnando al contempo il mio abbandono al mondo della programmazione. Ha anche introdotto la localizzazione negli articoli.
Infine c’è questo qui, che stai leggendo, che ancora non ha un nome e nemmeno so se mai lo avrà.
Anche lui si appoggia a WordPress e non presenta alcuna tecnologia particolarmente originale.3A parte un generoso apporto di CSS3 che simula più dinamicità di quanta non ce ne sia, ma è una naturale evoluzione di Internet per cui non fa testo.
Quindi dov’è l’innovazione? Beh, non c’è. O meglio, è nella cura che ho messo intorno al sito, ma andate avanti a leggere perché detto così non si capisce niente.
Nel precedente post ci eravamo lasciati con la mesta decisione di rifare tutto ciò che stava dietro all’estetica del sito. Bene, probabilmente non vi siete accorti di nulla ma, dopo qualche giorno e qualche notte di lavoro, credo di aver terminato.
Continua a leggere