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Fin da quando ho iniziato a utilizzare i primi computer dotati di un minimo di capacità multimediali – più o meno dai tempi dell’Amiga, quindi – mi sono sempre prodigato per trovare soluzioni che mi consentissero di gestire la musica in modo semplice e pratico.

Bla bla bla… arriviamo a un paio di giorni fa: quando lavoro al computer non riesco a farlo senza un sottofondo musicale, e quel sottofondo musicale è sempre stato iTunes (che adesso, da qualche anno, si chiama Music). All’interno ho qualcosa come trent’anni di brani che nonostante la mia natura precisina e perfezionista non ho ancora perfettamente classificato come dico io. Parlo proprio di voti: brani bellissimi, belli, carini, così così. Quelli brutti no, perché li cancello. Mi è sempre servita una utility che mi permettesse di assegnare velocemente un voto (o cambiarlo, perché negli anni si modificano anche i gusti personali) durante l’ascolto; passare tutte le volte dall’applicazione è una rottura e una seccante fonte di distrazione.

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Il diario del diario di Henry Jones – parte 2

Eccoci giunti alla seconda puntata del mio progetto sul diario di Henry Jones. Questo aggiornamento non sarebbe (davvero) strettamente necessario, ma continuano a saltare fuori cose più o meno interessanti e, se le dovessi infilare tutte dentro l’articolo finale (quando e se riuscirò a completare il tutto), diventerebbe lungo come il diario di un crociato che si è perso al primo bivio.

Pertanto farò in modo di diluirne un po’ in questo post di intermezzo – che probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo – augurandomi che possa comunque risultare sufficientemente interessante.

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Mostro di calcolo

Chi segue gli sporadici articoletti sulle mie modeste imprese sportive sa che tendo a essere molto meticoloso con la raccolta dei dati e il relativo calcolo delle statistiche.

In alcuni post ti ho mostrato il foglio di calcolo che ho realizzato con Numbers (l’equivalente Apple di Excel) e utilizzato negli ultimi cinque anni.

Fino a qualche giorno fa era così:

Non era male, in un formato piuttosto compatto avevo a disposizione l’intero calendario, nel quale inserire i chilometri dei miei allenamenti quotidiani e ottenere interessanti informazioni: per esempio i totali, la media delle distanze mensili e annuali percorse e addirittura la durata delle attuali scarpe da corsa.

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Il diario del diario di Henry Jones – parte 1

Adoro Indiana Jones e ritengo il terzo capitolo, quello sulla ricerca del Santo Graal, il migliore della serie e uno degli immortali capolavori della storia del cinema. Al di là della solida trama, la sinergia che si instaura tra i personaggi di Harrison Ford e Sean Connery è pura magia.

Uno dei punti cardini attorno a cui ruotano le vicende è il diario del professor Jones Senior, il padre di Indy. All’interno sono appuntati tutti i suoi studi sull’ipotetico luogo in cui la leggendaria coppa di Cristo potrebbe essere ubicata. La pellicola non si sofferma in maniera particolareggiata sui contenuti ma di tanto in tanto ci regala qualche fugace inquadratura delle pagine, utile a risolvere eventuali enigmi o a suggerire una svolta inaspettata nella storia.

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Lego Mario time!

Quando il primo agosto 2020, in piena crisi Covid, LEGO e Nintendo hanno unito le forze per lanciare la fortunata serie di Super Mario a cubetti, mi sono immediatamente innamorato di questi personaggi: così stravaganti, eppure azzeccatissimi nell’unire magicamente i due brand.

Mi affascinava, in particolare, la geniale intuizione di integrare una piccola fotocamera sotto i pantaloni di Mario – proprio lì – capace di riconoscere non solo i colori ma anche una vasta gamma di codici a barre, aprendo in questo modo la strada a fantasiose interazioni dinamiche con gli scenari forniti nei set.

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L’album delle figurine di Jeeg!

Ecco la prima pazzia del 2025! Tutto è cominciato con una insolita associazione di idee: da fonti certe sono venuto a sapere che a breve che ci sarà una nuova ristampa del Jeeg ZPRO-011Con qualche modifica ai suoi punti deboli, come la forma della testa e (forse) l’attaccatura delle spalle., del quale ho abbondantemente parlato in questo articolo (quindi, se sei interessato ad avere un Jeeg di qualità, stai all’erta!). Tra le varie versioni previste ce ne sarà una, in edizione limitata, che riprenderà i colori della storica copertina dell’omonimo album di figurine del 1979: torso arancione “prismatico” (il colore cambia a seconda di come lo colpisce la luce) e una palette color pastello. Un look molto vintage e altamente evocativo.

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L’Atlante degli Hobbit 2.0

Nota

Questo articolo è un aggiornamento della mia personale edizione dell’Atlante della Terra di Mezzo, realizzata nel 2023. Ti consiglio di leggere prima questo articolo, in modo da avere un’idea più precisa dei contenuti.

Un annetto fa ho portato a termine un progettino molto ambizioso. Volevo tradurre in italiano le tavole del magnifico Atlante della Terra di Mezzo di Karen Wynn Fonstad, perché nessun editore italiano (Rusconi e Bompiani) si è mai impegnato a realizzare una pubblicazione completa nella nostra bella lingua. È nato in questo modo l’Atlante degli Hobbit.

Apportava numerose migliorie al volume originale, ma presentava un piccolo difetto: l’ho realizzato alcuni mesi dopo la mia annuale rilettura dello Hobbit e del Signore degli Anelli. L’idea di fondo era avere un reading companion da affiancare ai due romanzi, che rappresentasse un comodo riferimento per quanto riguardava la geografia dei luoghi, lo svolgimento di eventi e battaglie e gli spostamenti dei diversi gruppi di protagonisti.

Quest’anno mi sono accorto che l’ordine dei capitoli non andava bene. Karen li aveva organizzati per importanza, quindi località come Lothlórien, Minas Tirith, Isengard e compagnia bella comparivano prima di altre secondarie, e questo mi obbligava a saltare in continuazione qui e là all’interno dell’Atlante.

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Ex libris VI – Ultimo capitolo

Eccoci qua, con l’ennesimo capitolo della mia infinita Avventura con gli ex libris… Non c’è niente da fare, quando non sono completamente soddisfatto di qualcosa, va a finire che continuo a rimetterci mano nel corso del tempo, e questa sta diventando una vera e propria barzelletta.

Nelle puntate precedenti…

Il presente articolo appartiene a una serie di post dedicata al mio tortuoso percorso di ricerca di un ex libris accettabile per la mia personale libreria. Ognuno è auto conclusivo e può essere letto indipendentemente dai precedenti, ma è possibile seguire l’intera trama leggendoli nel corretto ordine cronologico.

L’ultima revisione, che mi era parsa tanto bella un paio di anni fa1Perlomeno è passato un po’ di tempo!, si è rivelata una grande cazzata. Innanzitutto perché della data di aggiunta alla libreria non frega praticamente a nessuno, nemmeno a me (ho comunque queste informazioni in un database), e poi perché è scritta talmente piccola che a ogni nuovo libro avrei dovuto stampare e ritagliare l’ex libris, con grande spreco di tempo e di carta2Con la penna non si riesce a scrivere testo così piccolo.. Inoltre mi sono reso conto che l’inchiostro della mia stampante non viene completamente assorbito da alcune tipologie di carta patinata e potrebbe macchiare leggermente la pagina di fronte (fortunatamente è accaduto solamente con l’edizione del Signore degli Anelli di Fatica, che è stampato su una carta lucidissima).

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Aliens AMM 2.0

Introduzione

Quando un anno fa ho realizzato gli AMM di Alien e Aliens – scontro finale, ho dato tantissimo amore alla prima pellicola e soltanto una asettica stretta di mano alla seconda.

La verità è che nel primo caso si trattava di un taglia e incolla piuttosto elementare, mentre la Director’s Cut del seguito, che è francamente l’edizione migliore, qui in Italia non ha mai avuto la localizzazione audio delle scene aggiuntive.

Già… Un film così iconico e celebrato, rilasciato nel corso dei decenni in innumerevoli trilogie, quadrilogie, edizioni speciali per super collezionisti, è da sempre incompleto (e sempre lo sarà). I 17 minuti di video extra non sono mai stati doppiati e noi italiani ce li dobbiamo sorbire con tristi (e piuttosto scadenti) sottotitoli forzati.

Nel precedente AMM mi sono limitato a ridoppiare tutto io, anche Sigourney Weaver e Newt (la bambina). La giustificazione che mi sono dato è che, per quanto ridicolo e terribile sia venuto, era comunque meglio dell’improvviso cambio di lingua (perché è francamente un lavoro fatto con l’accetta). Durante la mia visione annuale di questi capolavori mi sono detto che no, nemmeno così poteva andare.

Allora ho rifatto tutto da capo…

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La Cronologia della Terra di Mezzo

Nota

Tutte le copie della Cronologia sono state consegnate ai rispettivi nuovi proprietari e non ne ho più a disposizione.1Terminate queste non ne realizzerò mai più altre (perlomeno in questa forma), perché richiedono troppo tempo e troppo lavoro; e anche troppe monete d’oro per via della stampa multipla (leggi sotto).

Se sei comunque interessato ad averne una copia, contattami perché mi sono venute alcune idee per poterla stampare in un formato leggermente differente ma più semplice da realizzare.

Allora, il progetto è nato in questo modo: da svariato tempo valutavo l’idea di realizzare dei segnalibri con una piccola timeline degli eventi importanti accaduti nella Terra di Mezzo, durante il periodo in cui sono ambientati i due libri più celebri di Tolkien.

Solo… che cosa si può mettere in pochi centimetri di carta? Praticamente niente. Ho pertanto pensato a una striscia molto più lunga, magari piegata a fisarmonica, in cui far stare tutto.

Ho preso la cronologia della Terra di Mezzo che avevo realizzato con la Supermappa (e poi perfezionato nella Supermappa di Christopher), l’ho resa ancora più completa per includere curiosità del tipo in quale data Frodo e Sam entrano a Mordor? Oppure in quale giorno Bilbo trova l’Anello?

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SOTC pixelart box cover

Non possiedo l’edizione fisica di Shadow of the Colossus per Playstation 4 perché ho acquistato l’edizione digitale. E possiedo l’edizione digitale perché i maledetti incapaci di Sony, pur avendo promesso che l’edizione speciale del gioco sarebbe arrivata in Italia, non hanno mai mantenuto la promessa; e la versione normale aveva una cover bruttissima.

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La mappa di Shadow of the Colossus

Uno dei videogiochi a cui ho giocato di più in vita mia (forse addirittura più di Diablo 1) è Shadow of the Colossus, un titolo che, per quanti link possa provare inserire nell’articolo, non renderanno mai un’idea generale dell’esperienza emotiva che è in grado di regalare a pochi, fortunati giocatori.

Per cui non ci proverò. Se conosci SOTC sai cosa intendo, altrimenti guarda le immagini che seguiranno, magari ti faranno venire la voglia di provarlo.

Un giorno mi è venuta voglia di dedicargli una mappa. Per inciso, nel gioco ce n’è già una ma, per quanto artisticamente molto bella, è piuttosto confusionaria. Tra l’altro parte completamente coperta dalle nuvole (vedi sotto), per poi aprirsi piano piano, e aggiungere dettagli man mano che si progredisce nella storia.1Non fare caso alla qualità delle immagini, le ho trovate al volo su Internet e non avevo voglia di elaborarle. Ma rendono l’idea.

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G.L.d.M.

Ok, affrontiamo subito l’elefante nella stanza: G.L.d.M. significa Glande Liblo di Minchiate, ed è una raccolta di un sacco di cretinate che ho realizzato nell’arco di una ventina di anni.

Oh, ragazzi, mica posso sempre fare cose serie, no? Questo articolo, però, non si concentrerà sui contenuti (perché è pura idiozia e mi vergogno) ma sull’esperienza e il divertimento che ho sperimentato durante la realizzazione.

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…Continuavano a chiamarlo Trinità AMM

Nel Bel Paese, perlomeno fino all’arrivo delle tecnologie digitali e del formato Blu-ray, che hanno finalmente consentito di preservarle in eterno a un livello qualitativo molto generoso, parecchi film hanno vissuto storie alquanto travagliate.

Il primo esempio che mi viene in mente è Aliens, il cui passaggio sui media moderni è stata un’autentica rovina. Chi si è occupato di (re)inserire le scene extra non si è preso nemmeno il disturbo di (ri)doppiarle nella nostra lingua (come, invece, era avvenuto con quelle del primo film), e ai posteri è stato consegnato un terribile Frankenstein incompleto.

Vabbè”, dirai, “non c’erano i soldi, non si è riusciti a trovare i doppiatori originali. Erano rimasti senza benzina. Avevano una gomma a terra. La tintoria non gli aveva portato il tight. Era crollata la casa. C’era stato un terremoto. Una tremenda inondazione. Le cavallette…”. Ok, ci poteva stare.

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Episodio M

Oggi è il 4 maggio, per gli americani May the Fourth, e quale occasione migliore per dare una seconda possibilità a una trilogia che molti giurano appartenga a Guerre Stellari; anche se, secondo me, no.

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Episodi I-II-III AMM

Ho rifatto A Modo Mio i tre film della trilogia prequel di Guerre Stellari. Erano decenni che volevo metterci mano, ma non ho mai trovato il tempo o la voglia; almeno fino a oggi.

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La battaglia dei campi del Pelennor

Per chi non la conoscesse, quella dei campi del Pelennor è stata la battaglia più sanguinosa e imponente del Signore degli Anelli, durante la quale tutte le forze congiunte di Sauron (Barad-dûr, Minas Morgul, Haradrim, Sudroni, Uomini malvagi di Rhûn e Khand) hanno assediato la città di Minas Tirith con l’intenzione di travolgere e sterminare i Popoli Liberi.1Una curiosità: si pronuncia Pelènnor e non Pèlennor.

Tomás Hijo è uno straordinario artista spagnolo, specializzato in linoleografie.2Ok, veloce chiarimento: la linoleografia (da non confondere con la litografia o la serigrafia… lo so, è un mondo difficile) è una tecnica di stampa su carta, cartone o stoffa mediante l’utilizzo di una matrice ricavata per incisione da una porzione di linoleum (in sostanza un pezzo di gomma rigida). Il nome deriva dal nome del supporto (linoleum) e dal greco “grapho” (scrivere). La matrice può essere utilizzata per stampare diverse copie del progetto, fino a che non si consuma. Ho scoperto per puro caso che qualche anno fa ha realizzato alcune opere dedicate al Signore degli Anelli. Purtroppo sul suo sito non sono più presenti perché la Tolkien Estate, ovvero l’organizzazione che detiene i diritti delle opere di J.R.R. gliele ha fatte rimuovere.3Ora, io capisco che in ballo c’è sempre il vil danaro ma, quando qualcosa è davvero bello, bisognerebbe permettere al mondo beneficiarne (magari facendo pagare una percentuale sui guadagni, invece di intimarne la distruzione). Ma io non conto niente, per cui mi limito a esprimere la mia insignificante opinione in merito.

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Pallini colorati

Contrariamente a quel che possa sembrare osservando i ricorrenti articoli di questo blog, non seguo con particolare attenzione il mondo Lego. Certo, ci sono determinate categorie per le quali vado pazzo, ma mi perdo regolarmente l’uscita di tutti i nuovi set più interessanti; e poi mi ritrovo anni dopo a inseguirli sui canali non ufficiali per procurarmeli.

È il caso del 21226, uscito (e già ritirato da Lego, probabilmente a causa di scarso successo commerciale) un paio di anni fa sull’onda del successo dei quadretti artistici dedicati a Marilyn, Elvis, i Beatles e compagnia bella. Ritratti per inciso carinissimi, sui quali farei un serio pensierino se avessi ancora qualche parete di casa libera e se non venissero venduti a prezzi a mio parere un po’ troppo speziati.

Questo set, inizialmente proposto alla modica cifra di 120 euro, conteneva poco meno di 4000 pallini – tecnicamente “tile rotondi” – di colori piuttosto marcati (rosa, rosso, arancione, giallo, verde…), con i quali realizzare opere artistiche molto vicine allo stile della pixel art.

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L’Atlante degli Hobbit

Aggiornamento!

C’è una nuova edizione di questo libro. Il presente articolo rimane comunque interessante da leggere (per primo), perché contiene interessanti informazioni su come e perché è stato realizzato. :)

Quando un paio di anni fa Bompiani ha pubblicato, dopo decenni di ingiustificabile ritardo, una nuova edizione dell’Atlante della Terra di Mezzo di Karen Wynn Fonstad, ho fatto i salti di gioia. Possedevo soltanto l’edizione inglese, e quella italiana degli anni ’90 aveva già raggiunto prezzi a tre cifre sul mercato dell’usato; era pertanto al di fuori del mio concetto di “ragionevole”.

La doccia fredda è stata scoprire che gli unici cambiamenti apportati riguardavano il passaggio della nomenclatura da quella classica Alliata/Principe alla nuova traduzione di Ottavio Fatica, e qualche altro piccolo dettaglio minore riguardante le informazioni geologiche.

Le mappe sono state (nuovamente) lasciate in inglese, con tutta la scomodità che ciò può comportare, specialmente se si prova a mantenere la corrispondenza con le complesse informazioni testuali che le accompagnano.

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Una mappa per dominarle tutte

In poco più di tre anni e mezzo ho disegnato centinaia di mappe, perlopiù ispirate alle opere di J.R.R. Tolkien. Non è mai stato un lavoro, in primo luogo perché è un’attività che mi divertiva, e secondo perché, se avessi voluto far soldi, avrei scelto sistemi più semplici e meno impegnativi (e, di sicuro, non protetti da copyright). Non è stato nemmeno un hobby, perché un hobby solitamente te lo porti dietro per tutta la vita, e te lo godi sdraiato comodamente su un divano.

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