Gigva cuoreacciaio Gigva…

Introduzione

Per mia grande fortuna, e probabilmente anche perché non sono nato in una famiglia col maggiordomo, non ho mai avuto passioni economicamente gravose. Ho tuttavia numerosi piccoli hobby che, per quanto contenuti e mai portati all'estremo, nel complesso hanno contribuito a tenermi sempre in bilico tra l'avere un tetto sopra la testa e andare a vivere sotto un ponte.

Il mio amore per Tolkien risulta molto evidente dalle pagine di questo blog. Anche quello per i mattoncini Lego traspare dagli articoli meno recenti (ma rimane comunque latente e mi spinge a piccoli grandi acquisti di tanto in tanto).

Ciò a cui credo di non aver mai accennato è il profondo affetto che nutro per i robottoni anni '70.

Ai miei tempi ancora non erano sopraggiunte le normative che imponevano ai missili di avere la punta gommata – o, addirittura, nessuna punta –, oppure di non possedere molle che sparassero pugni alla velocità dei servizi di Jannik Sinner.

E i robot erano quasi tutti di pesantissimo metallo.

Nel corso dei decenni, le grandi aziende giapponesi si sono rese conto che quello dei bambini non era più il settore di mercato più indicato, e così ci hanno dato dentro per catturare nella propria rete gli ormai cresciuti piccoli amanti di questi robot. Senza limiti di sicurezza e – soprattutto – di portafoglio, si sono inventati un settore che benché di nicchia avrebbe assicurato loro un buon margine di guadagno.

Nel corso del tempo ho pian piano recuperato tutti i giocattoli che avrei voluto durante la mia infanzia, affiancando loro quelli che giocattoli non lo sono effettivamente mai stati.

Jeeg robot d'acciaio

Il presente articolo verterà principalmente sul Jeeg, perché è stato il mio Santo Graal negli ultimi dieci anni; ma al termine aggiungerò qualche informazione anche sugli altri protagonisti della mia collezione.

Jeeg qui da noi è stato un immenso successo al pari di Goldrake, ma evidentemente non è accaduta la stessa cosa nel resto del mondo dove è probabilmente considerato di secondaria importanza; per questo motivo i "giocattoli" a lui dedicati appaiono con minore frequenza.

Volendo semplificare molto, ci sono tre fasce di prezzo a cui può appartenere un modellino di questo robot: quella economica, un cui esempio può essere l'edizione Takara (col corpo uguale a quello dei Micronauti1Che poi è l'esatto contrario: è l'azienda americana Mego che negli anni '70 ha preso in licenza il Jeeg Takara modificando colori e testa.) e altri giocattoli simili venduti al di sotto dei 100 euro; la categoria media che include tutti i Jeeg presenti oggi sul mercato, con prezzi che arrivano fino a (e a volte superano i) 300 euro; e infine la categoria top, nella quale si possono trovare soltanto due modelli, a costi stellari e non più in vendita da oltre tredici anni. Non mi interessa parlare delle prime due fasce, mi concentrerò unicamente sulla terza.

I veri Jeeg

Chi vuole acquistare oggi il miglior Jeeg mai realizzato, si deve rivolgere al mercato dell'usato, perché le aziende che l'hanno prodotto o non esistono più, oppure si sono focalizzate su altri mercati:

CM's / Arcadia Brave Jeeg

Il primo Jeeg completamente magnetico (ovvero che può essere scomposto in tutti i 16 pezzi che vediamo nel cartone animato) è stato il CM's Brave Jeeg, uscito nel Marzo del 2005. È anche il più completo mai venduto perché, oltre al robot, nella scatola era presente il cavallo Antares, due trivelle spaziali, due giganteschi dischi rotanti, due bazooka, due lance, una testa alternativa corredata da ben due mini Hiroshi Shiba e un'infinita serie di braccia, avambracci e pugni alternativi, per far assumere al robot gran parte delle sue caratteristiche pose, come il celebre maglio perforante con i due pugni uniti.

Purtroppo la CM's, azienda giapponese fondata nel 2000, ha dichiarato bancarotta nel 2017. Alcune delle sue linee di produzione sono state acquistate da Arcadia (altra società giapponese di modellini, fondata nel 2012) che ha presentato una ristampa del Jeeg nel Giugno 2011. È sostanzialmente identico ma possiede magneti più potenti, e risolve il problema dei meccanismi dei pugni che nel CM's erano molto sensibili.

Secondo la mia personale esperienza le calamite del CM's non sono affatto deboli, anzi. Sono molto più forti di quelle dei Micronauti e il robot tiene facilmente tutte le pose, anche quella inginocchiata dei pugni perforanti. Detto questo, maggiore frizione c'è in questi modelli e meglio è. Anche il meccanismo dei pugni non l'ho trovato problematico – non mi sono mai partiti per sbaglio – nonostante la pressione richiesta per attivarli sia molto bassa.

ZPRO-01 Jeeg

Lo ZPRO-01 è un progetto italiano, ed è stato presentato nel 2009. Come il CM's ha alcune parti in metallo, ma in misura inferiore, e il peso lo dimostra (circa 210 grammi contro i 360 del CM's).

Anche lui può essere scomposto in 16 parti ma possiede molti meno accessori: due trivelle spaziali, un bazooka e un paio di cosce addizionali per una maggiore posabilità.

I due robot sono strutturalmente molto simili, c'è a chi piace uno e c'è a chi piace l'altro:

CM's a sinistra, ZPRO-01 a destra

Personalmente ho sempre adorato le proporzioni del CM's: ai miei occhi appare più possente, a partire dagli avambracci muscolosi, fino ad arrivare alla perfezione del busto, che è maggiormente curvo e dinamico.

Inoltre la testa dello ZPRO, boh… C'è chi l'ha definito un "bulldog" (invece Jeeg ha più un volto felino). Ha qualcosa di strano, come di tondeggiante che lo allontana dall’aspetto dell’originale.

Detto questo è un meraviglioso robot e l'ho sempre comunque tenuto in considerazione come eventuale seconda scelta.

Un particolare dello ZPRO che apprezzo di più rispetto al CM's riguarda i pugni, che sono anch’essi calamitati (e non sparanti, anche perché non ho più l'età per passare i pomeriggi a colpire gli altri giocattoli).

Prezzi pazzi

Il costo del CM's/Arcadia e dello ZPRO è pazzesco, almeno per chi non ha idea di quanto folli siano diventati oggi i prezzi di questi oggetti. Nel 2005 il CM's costava qui da noi intorno agli 80 euro, il remake Arcadia del 2011 mediamente 180 euro e lo ZPRO sui 100 euro nel 2009. Prezzi tutto sommato ragionevoli (a parte l'Arcadia che li ha letteralmente raddoppiati, ma la domanda era così alta che sono andati a ruba lo stesso). Oggi questi robot non si trovano a meno di 450 euro, che è il prezzo (diciamo) giusto per l'economia moderna; su eBay, patria degli sciacalli, si arriva a cifre sconsiderate che superano i 1.000.

Insomma, tagliando corto, mi è capitato sotto mano un CM's nuovo di zecca a una cifra di molto inferiore ai 450 (ma pur sempre elevata, almeno per il mio portafoglio), e la risposta del Determinator 3000 è stata ovviamente che si vive una volta sola.2Adoro questo gadget: per tutte le cose che desidero follemente escono sempre responsi molto positivi; e la mia coscienza è tranquilla perché ha deciso lui, non io. :)

Così mi sono detto "adesso o mai più!" e mi sono fatto un regalo cumulativo di Compleanno-Natale-SantoStefano-Capodanno-Befana e buona parte delle altre feste del 2025. Certo, mi fossi deciso dieci anni fa, l'avrei pagato decisamente meno (ma qualche anno fa ero anche più povero).

Però, dai… un Jeeg così quando mi ricapita? Sono passati quasi vent'anni da quando questo modello è uscito sul mercato, e finora nessuno è stato in grado di crearne uno così perfetto e imponente. La speranza di tutti è sempre quella che "prima o poi…". Però intanto gli anni passano e la via del collezionismo sta prendendo una direzione orientata verso prezzi assurdi (per dire, sta per uscire un bellissimo Gundam DX della Bandai, qui da noi costerà sui 1.300 euro!).

Temo che i tempi d'oro per questi robot ai quali, oltre alla bellezza e alla qualità, si accompagnava un costo adeguato siano purtroppo giunti al termine. Adesso la scelta è tra massima qualità a prezzi astronomici o compromessi plasticosi con accessori ridotti al lumicino. I robot originari si rivaluteranno sempre di più e quelli nuovi proveranno a raggiungere queste vette, con tutti i compromessi del caso.

Io per il momento sono a posto e non ci penso più.

Robottoni

Tornando al discorso robottoni, questi sono un paio di scaffali a cui sono particolarmente affezionato. Apri il link dell'immagine in un nuovo pannello per vederla in tutta la sua gloria:

1. Afrodite A (GX-08 40th)2. Mazinga Z (GX-01)3. Shin Mazinga Z (GX-45)
4. Grande Mazinga (GX-02)5. Venus A (GX-12)6. Mazinga Shogun Warrior
7. Antares CM's8. King Atlas9. Jeeg CM's
10. Emperor11. Green Baron12. Force Commander
13. Baron Karza14. Baron Karza (Japan)15. Boss Borot (GX-10)
16. Goldrake (GX-04)17. Goldrake S.R.C.18. Micro Goldrake Lego

Soul of Chogokin

Quelli marcati col colore azzurro appartengono alla linea Soul of Chogokin di Bandai ("Chogokin" è il nome della superlega metallica che compone i robot dei cartoni animati di Gō Nagai3Che è il creatore di tutti quelli che vedi; a parte i Micronauti, che comunque derivano dal Jeeg.). Sono infatti composti per la quasi totalità di metallo e risultano molto pesanti.

Il primo della linea è stato il Mazinga Z (2), che infatti come sigla ha il numero GX-01. È stato messo in vendita nel Dicembre 1997 e sta dunque compiendo 27 anni proprio questo mese. Il Grande Mazinga (4) è stato il secondo, nel Novembre del 1998. A Febbraio dell'inizio del nuovo millennio è arrivato il mitico Goldrake (16), con lo Spacer e tutta una ricca serie di accessori. Nel tempo sono comparsi sul mercato tantissimi altri Goldrake da parte di altrettante aziende giapponesi. Ma lui è stato il primo, ed è ancora bellissimo.

La mia Afrodite A (1) non è l'originale GX-08 uscita nel Gennaio del 2002, ma una riedizione commemorativa per il 40° anniversario del cartone, rilasciata a Giugno del 2012. Differisce per una colorazione metallica dorata, laddove quella precedente aveva una semplice tonalità di giallo. In tutta sincerità avrei preferito la prima ma all'epoca non si trovava e mi è capitata questa d'occasione. È tecnicamente migliore (per esempio la plastica trasparente del posto di guida è azzurra e non ingiallisce col tempo) per cui l'ho tenuta e amen.

A seguire c'è Boss Borot (15) che noi abbiamo sempre chiamato "Boss Robot", lo sgangherato protagonista dei siparietti comici dei due Mazinga e di Goldrake. È qualcosa di meraviglioso e pesantissimo, e ha in dotazione tre teste differenti. È uscito a Marzo del 2002.

La compagna del Grande Mazinga, ovvero Venus A (5) è apparsa a Giugno del 2002. Ha due cornetti piccolissimi e maledetti che si staccano soltanto a guardarli.

Concludiamo con il Mazinga edizione Z (3), detto anche Shin Mazinga, uscito a Maggio del 2009. È una variante realizzata per una serie televisiva anime dello stesso anno, che peraltro non ho mai nemmeno provato a guardare. Ha colori differenti dal Mazinga Z classico ed è stato il primo Soul of Chogokin che ho comprato. L'ho trovato per caso su Ebay cercando altro, me ne sono innamorato e l'ho pagato una cretinata (intorno ai 40 euro; oggi i robot di questa serie costano dai 150 euro in su). Grazie a questo GX-45 ho scoperto tutti gli altri e mi sono economicamente rovinato. :)

Il Goldrake S.R.C. (17), uscito nel Giugno del 2013, appartiene a una sottofamiglia dei Soul of Chogokin chiamata Super Robot Chogokin. Si tratta di personaggi più piccoli ed economici, con minore presenza di parti metalliche. Il loro vantaggio rispetto ai fratelli maggiori era la maggiore posabilità, grazie ad articolazioni più moderne.

Micronauti

I robot indicati col colore verde sono i Micronauti, e hanno mezzo secolo d'età, o poco gli manca. Derivano dal primo Jeeg magnetico della Takara, uscito nel 1974 in giappone (e mai arrivato da noi, perlomeno durante gli anni della nostra infanzia).

Nel 2002, è uscita una sfortunata "ristampa" ad opera dell'azienda americana Palisades, che ha chiuso i battenti nel 2006. Erano sostanzialmente identici, ma presentavano il difetto di non avere calamite forti come gli originali, per cui alcuni esemplari risultavano poco stabili e addirittura qualche componente non reggeva la forza di gravità. Palisades è corsa ai ripari presentando una seconda versione più solida, anche se qualche collezionista non è comunque rimasto pienamente soddisfatto.

I Micronauti più famosi sono Force Commander (12) e Baron Karza (13-14). Sono stati prodotti da Mego nel 1976 in compagnia dei rispettivi destrieri Oberon e Andromeda. Come puoi vedere dalle foto Force Commander si è parecchio ingiallito, grosso difetto della plastica impiegata per questo personaggio. Prima o poi proverò a sbiancarlo con acqua ossigenata e sole, ma occorre smontarlo completamente e per il momento non ne ho voglia. Di Baron Karza ne ho due perché una è la variante giapponese che ha la forma della testa leggermente differente.4Esiste l'equivalente nipponico anche per Force Commander, ma non l'ho mai trovato a prezzi ragionevoli.

A seguire ci sono King Atlas (8) e Green Baron (11), seminascosti dai robot in primo piano. La loro particolarità è di non essere stati realizzati da Mego ma dall'italiana Gig nel 1980, per cui li abbiamo avuti soltanto noi. Hanno la forma della testa identica ma del colore del rispettivo personaggio: rossa o verde. Anche i loro cavalli, Lantaurion e Pegasus sono uguali, ma di una bruttezza incredibile a causa del volto da insetto. Per alcuni anni ho avuto tutti e quattro i destrieri, poi li ho venduti perché erano un po' plasticacce (e anche perché avevano cominciato a valere qualche soldino).

L'ultimo, Emperor (10)5Quasi completamente eclissato da Jeeg, che del resto è la vera primadonna dell'articolo., non è originale Gig ma, guarda un po', proprio una ristampa Palisades. L'avevo acquistato su Ebay come autentico ma, quando mi sono accorto che non lo era, il venditore americano (che era in totale buona fede) mi ha rimborsato senza rivolerlo indietro; e così mi è rimasto. Essendo del tutto identico a quello vero, alla fine l'ho tenuto e non ho sentito la necessità di rimpiazzarlo. Probabilmente appartiene alla seconda serie perché le calamite sono più che dignitose, se pur non eccezionali.

Tutti gli altri

Del Jeeg CM's (9) e relativo Antares (7) (che tutti si ostinano a chiamare col nome inglese Panzeroid) abbiamo già parlato abbondantemente a inizio articolo. In realtà dello stallone non avevo detto nulla, a parte il fatto di essere incluso nella confezione: è tutto in plastica (benché decisamente migliore dei cavalli dei Micronauti, che sulle zampe andavano molto al risparmio), ragionevolmente posabile ed esteticamente molto bello e fedele al cartone animato.

Nell'angolino in alto a destra c'è il Mazinga Shogun Warrior (6). È la versione mini dell'omonima serie (è alto soltanto 8 centimetri, contro i 30 dell'edizione normale) ed è nella sua variante italiana, che ha i pugni non sparanti e collegati al resto delle braccia in un unico stampo.6Per le solite ragioni di sicurezza? Probabile. Come puoi vedere dalla foto si è fatto tutte le guerre possibili e immaginabili, e a un certo punto l'avevo anche colorato per renderlo più somigliante al vero Mazinga. È uscito intorno al 1978.

Il Micro Goldrake Lego (18) l'ho costruito per divertimento, una piccola sfida personale per realizzare il modello più piccolo possibile (ma che rimanesse comunque riconoscibile). Puoi vederlo meglio qui, in compagnia dei due fratelli maggiori Bandai.

Un'occasione da non perdere

Seguo da alcune settimane svariati canali su YouTube che pubblicano recensioni di robottoni. Purtroppo, dal momento che adesso per i modelli più costosi la pratica più comune è quella dei preordini (che possono durare anche un annetto, ma consentono alle società produttrici di organizzarsi meglio 7Visto che come hai avuto modo di leggere nei paragrafi precedenti anche le migliori sono purtroppo passate a miglior vita in passato, proprio per aver sopravvalutato il volume delle potenziali vendite.), quando arrivano qui da noi è ormai già troppo tardi per trovarli a prezzi decenti. Il segreto, quindi è tenersi aggiornati con le news e pre-acquistarli per tempo.

A tal proposito tra alcuni mesi arriverà questo, che tecnicamente non è un action figure ma un diorama (una statua, insomma… braccia e gambe non si possono muovere):

Il suo nome completo è UFO Robot Grendizer Figuarts Zero Touche Métallique di Bandai, la stessa azienda che ha prodotto i Soul of Chogokin che ho mostrato sopra. La figura è interamente in plastica, ma dipinta con colori metallici (da qui il nome) che lo fanno apparire come se fosse davvero fatto di metallo. I dettagli sono pazzeschi, benché l'artista si sia preso qualche licenza poetica (che comunque valorizza non poco il robot).

Il mostro sconfitto è ゴルゴ (da noi chiamato Gorgon), avversario del quarto episodio della serie.

La sola immagine della composizione artistica non rende l'idea della sua bellezza, ecco quindi un video in cui può essere ammirato in tutto il suo splendore (se lo guardi dall’inizio c’è una recensione più approfondita). Io l'ho ordinato8L'ho scritto in grigio chiaro, perché Mian non lo sa ancora. ;P, se vuoi farlo anche tu questo è il momento buono. Altrimenti, quando tutti cominceranno a parlarne, sarà ormai troppo tardi.

In Giappone costerà l'equivalente di circa 120 euro, qui da noi lo si può prenotare intorno ai 170. Tutto sommato direi che è un prezzo ragionevole, visto che prendendolo in Asia si pagherebbero comunque spedizione e tasse.

Sembra tanto, ma prova a dare un'occhiata ai prezzi che cominciano a fioccare su Ebay:

Vabbè, io ti ho avvisato, vedi tu… :)

6 pensieri su “Gigva cuoreacciaio Gigva…

  1. Quello che è successo a te con Jeeg a me è successo con il modello in scala 1/16 di un'icona dei mezzi corazzati della IIGM: il carro armato PKW IV Tiger l. Le prime volte che adocchiai in rete (4 o 5 anni fa) i modelli in questa grossa scala, già assemblati e ottima base per aggiungere dettagli da renderli super realistici, li portavi a casa con 50/60 euro… Solo che aspettavo l'occasione giusta per "fare l'affare" e aspetta, aspetta, iniziarono ad aumentare, poi per un po' li persi di vista e, per farla breve, oggi ci vogliono minimo 180 euro… Vabbè.

    1. Eh, comprendo il suo dolore, mio caro signor Sisa. :)
      Ma lei è capace di ricrearli ancora migliori partendo da un pallet.

  2. Ha ragione sig. Locatelli. In effetti è riportato anche sul famoso cippo al km 110: "Mancarono i pallet, non il valore!"

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