Oggi ho modificato il porta CD che si trova a sandwich tra le due librerie Billy di Ikea (la sinistra è mia, la destra è di Mian).
In sostanza mi sono fatto tagliare un vetro di circa 194 per circa 20 cm (per 5 millimetri di spessore) dal mio vetraio di fiducia e, grazie a una generosa selezione di bestemmie, sono riuscito a imperniarlo tra due cerniere senza fare alcun danno.
Oggi mi sono ritrovato questo volantino nella casella delle lettere. Vista l’assoluta gravità delle intimidazioni ivi contenute, ho ritenuto saggio rendervi partecipi di tale imminente pericolo:
Ammetto di essere molto preoccupato, in primis per la caduta di Babilonia con tutte le sue distillerie e cantine di vino, e poi perché non sono certo di non aver mai adorato la bestia anche di domenica. Solitamente sto bene attento, ma qualche volta — magari per ingiustificabile distrazione — potrebbe essere capitato.
Sino ad allora avevo pensato che ogni libro parlasse delle cose, umane o divine, che stanno fuori dai libri. Ora mi avvedevo che non di rado i libri parlano di libri, ovvero è come si parlassero fra loro. Alla luce di questa riflessione, la biblioteca mi parve ancora più inquietante. Era dunque il luogo di un lungo e secolare sussurro, di un dialogo impercettibile tra pergamena e pergamena, una cosa viva, un ricettacolo di potenze non dominabili da una mente umana, tesoro di segreti emanati da tante menti, e sopravvissuti alla morte di coloro che li avevano prodotti, o se ne erano fatti tramite.
Oggi vi racconto un metodo semplice ed efficace per arrotondare lo stipendio:
Andate in un centro commerciale, prendete la targa di un’auto a caso. Magari sceglietela con cura se vedete che il guidatore ha un po’ la faccia da pirla. Comunicate un sinistro alla vostra assicurazione dicendo che siete stati urtati e l’auto è fuggita.
Attendete circa quattro mesi e, se vi capita la fortuna che il tizio abbia un’assicurazione disonesta come quella del titolo, incassate il risarcimento.
Non ripetete l’operazione troppo spesso altrimenti potrebbero insospettirsi.
È più o meno quello che è accaduto a me. Ai primi di Gennaio di quest’anno ricevo una email da parte della mia futura ex assicurazione che mi comunica l’intenzione da parte di un tizio di aprire la segnalazione di un sinistro nei miei confronti:
Sui miei Mac ho sempre avuto cartelle, sparse qua e là, in cui salvare quelle immagini idiote che vengono postate sui social network o che arrivano tramite WhatsApp, Telegram e tutte le infinite applicazioni di messaggistica che affollano il nostro presente. Meme che non si sa mai dove mettere dopo averli condivisi con gli amici, ma che è un peccato buttare.
Il problema è che non c’è modo di catalogarli, se non — per l’appunto — mettendoli in directory chiamate “cazzate” che poi finiscono in giro per gli hard disk.
Allora mi sono detto “perché non farci un sito web“? Solo per le cose più belle, quelle che mi fanno sghignazzare tutte le volte che le rivedo. Almeno ho un posto dove trovarle quando le cerco e molta meno spazzatura sul computer.
Questo articolo si collega a quest’altro, dove ho mostrato i rendering di queste mie nuove micro opere. Avrei potuto aggiungere le foto anche là, ma non volevo appesantirlo troppo.
Tra l’altro, a dire il vero, le due navicelle erano pronte fin da dicembre ma, a causa di un disguido tecnico, gli ultimi pezzi mi sono arrivati soltanto oggi.
questo articolo è molto vecchio. Anche se molto probabilmente sarà ancora valido, ci tengo a precisare che la nuova applicazione di Broadlink è adesso in grado di creare autonomamente le macro, per cui si può fare tranquillamente a meno (anzi, è altamente consigliabile) dell’applicazione e-control.
Sono finalmente riuscito a sostituire tutti i telecomandi di casa con la mia bellissima voce, grazie a un piccolo dispositivo da pochi euro e quel cazzone di Google Home, al quale ho finalmente trovato un’impiego che possa giustificarne la spesa.
Con il moltiplicarsi di dispositivi comandabili in giro per casa, Logitech è stata un vero e proprio salvavita con la sua gamma di telecomandi universali. Si configuravano in pochi minuti (beh, inizialmente ci si combatteva parecchio, poi il software è via via migliorato) e in breve tempo divenivano insostituibili.
Questo fino a pochi anni fa, quando la casa svizzeraCuriosità: c’era un manager italiano dell’Olivetti tra i suoi fondatori. ha deciso di accantonarne la commercializzazione, almeno nel nostro paese. I modelli sono diventati più rari, complessi e costosi. E con un’autonomia ridicola, a causa dei giganteschi schermi a colori per niente necessari alla bisogna.
Dopo esattamente 3 anni, 6 mesi e 1 giorno, questo sito ha cambiato pelle.
Si tratta della terza evoluzione da quando è nato, il 17 Gennaio 2014: 5 anni, 1 mese e 10 giorni fa.1Non sono un maniaco degli anniversari, ho semplicemente utilizzato un sito che calcola la differenza tra due date.
La prima incarnazione, denominata Piss of Mind è nata modificando brutalmente uno dei temi standard di WordPress. Ho sempre immaginato una visualizzazione semplice, chiara e pulita e me la sono dovuta creare da solo perché non esisteva alcunché di simile.
Intorno al 1983, quando avevo sette anni, prima che gli aeroporti avessero le lounge per i viaggiatori di prima classe, ero con mio nonno all’aeroporto di Nizza e vidi Roger Moore seduto in attesa di prendere un aereo, intento a leggere un giornale. Dissi a mio nonno che avevo appena visto James Bond e gli chiesi se fosse possibile andare da lui per chiedergli un autografo.
Roger Moore
Mio nonno non aveva idea di chi fossero James Bond o Roger Moore, così ci avvicinammo e mi piazzò davanti esclamando: «Mio nipote dice che sei famoso, potresti fargli un autografo?»
Con la massima gentilezza possibile Roger chiede il mio nome e firma per bene il retro del mio biglietto aereo, scrivendo una nota piena di belle parole. Mentre eccitatissimo torno al mio posto, butto un occhio alla firma. Non si capisce bene, ma di certo non c’è scritto “James Bond”.
Mio nonno guarda l’autografo e capisce che c’è scritto “Roger Moore”. Non ho idea di chi sia Roger Moore e il mio cuore si riempie di tristezza.
L’autografo
Dico al nonno che forse si è sbagliato a firmare, che ha scritto il nome di qualcun altro.
Il mondo dei Masters of the Universe non mi ha mai fatto particolarmente impazzire. Da bambino osservavo il mio He-Man superpompato e mi chiedevo perché diavolo Mattel avesse deciso di non rendere gomiti e ginocchia snodati; in fondo Big Jim lo faceva già dieci anni prima.1E il meccanismo dei bicipiti è tutt’oggi ineguagliato.
Ciononostante, i MOTU2Masters Of The Universe. avevano il loro fascino, anche perché era il periodo in cui al cinema spopolavano Stallone e Schwarzenegger, quindi i muscoli da culturista erano un must
Ricordo che mio cugino Alessio li aveva tutti. E con tutti intendo tutti: millemila personaggi, uno più bello (o brutto, a seconda dei punti di vista) dell’altro, cavalcature ed edifici compresi.
Uno di questi è il leggendario castello di Grayskull, appartenuto all’omonimo re del quale non so un’emerita cippa.
Esiste una versione più recente di questo film, e il relativo articolo lo trovi qui. Ho deciso di non rimuovere questa pagina perché contiene maggiori dettagli sul perché sia nato il progetto. È quindi consigliabile leggere prima qui e poi passare all’altro.1Maggiori informazioni sugli articoli antiquati.
In un buco nella terra viveva uno Hobbit…
… e in quello stesso buco dovrebbe rintanarsi, per la vergogna, Peter Jackson.
Un Tautogramma è un componimento nel quale tutte le parole hanno la stessa lettera iniziale.1Per esempio: ”Eco era estremamente enciclopedico ed estroso; elettrizzante esempio eloquente ed erudito, emozionante emblema espositivo, esaltante ed eterno esploratore etimologico ed espressivo. Evviva!”
Vignetta dal Pinocchio di Jacovitti
Nel 1995 l’immenso Umberto Eco, in collaborazione con gli studenti di un suo corso di comunicazione, pubblicò un divertente libro contenente, tra le altre cose, l’intera storia di Pinocchio scritta utilizzando (quasi) esclusivamente la lettera “P”:
Tempo fa mi sono imbattuto (online eh, magari trovarne uno dal vivo!) in uno dei primi set Lego dedicati al mondo di Star Wars. Si trattava dell’X-Wing fighter.
Oggi si può trovare, nuovo, all’interno di un range di prezzi compreso tra i 250 e i 450 euro.
La chicca è che, oltre alla storica navetta, era inclusa anche una struttura domestica, ovvero la capanna di Yoda sul pianeta Dagobah.
Non so bene per quale motivo mi sono subito innamorato di quella casupola circolare. Probabilmente perché ha molti elementi in comune con casa Baggins, e io ho un debole per le strutture dominate dalla natura. Non potendo avere l’originale a costi ragionevoli, ho deciso di replicarla.
Non ho mai fatto mistero della mia adorazione per le micro-costruzioni Lego. Sono simpatiche, facilmente identificabili e solitamente costituite da un numero molto ridotto di mattoncini (ma non è questo il caso), caratteristica che tende a renderle anche deliziosamente economiche (ma non è questo il caso).
Ho deciso di pubblicare alcuni vecchi lavori a cui mi sono dedicato negli ultimi anni, e che col tempo sono un po’ ingiustamente finiti nel dimenticatoio. Comincio con la riproduzione in scala lillipuziana di due storiche astronavi della serie Classic Space, delle quali ho già ampiamente parlato nei post passati: il leggendario Galaxy Explorer e il meno celebrato (e, diciamocelo, piuttosto sgraziato) Galaxy Commander.
Come è accaduto per la maggior parte delle idee su cui ho lavorato, la base è sempre attribuibile a qualche anonimo Lego builder o, più propriamente, svariati builders. Infatti solitamente studio tre o quattro diverse opere e cerco di fondere insieme le soluzioni che mi piacciono di più.
Purtroppo non sono in grado di ricordare le fonti perché è passato davvero troppo tempo.
Il mio primo tentativo di creare una watchface che scimmiottasse gli orologi classici. Essendo limitato da una palette di 8 colori (ovvero quelli supportati dal display e-ink a colori del Bip) il realismo sarebbe stato fuori discussione ma sentivo la nostalgia delle lancette.
Ho cercato di mantenere l’interfaccia semplice e pulita; oltre al giorno della settimana e del mese ho aggiunto il battito cardiaco (sopra le lancette) e il numero dei passi (sotto le lancette), nonché i Km percorsi in corrispondenza delle ore 9.
Nell’ultima versione ho deciso di raddoppiare l’indicatore dei passi (aggiungendolo sopra il battito cardiaco), perché ero stanco di trovarli quasi sempre coperti da una delle due lancette. In questo modo aumento le possibilità di riuscire a leggere i dannati numeri. :)
La temperatura, quando il Bip riesce a sincronizzarla con il telefono (non ci riesce quasi mai), compare al posto del 6.
Nel 2022 Lego ha finalmente realizzato un set degno di tale nome e ci ha regalato una meravigliosa DB5 in scala minifigure!
Con una mossa a sorpresa alcune settimane fa Lego ha sfornato la leggendaria Aston Martin DB5, protagonista di molti film di James bond. Da un punto di vista puramente tecnico è un gioiellino; nonostante appartenga alla serie Creator Expert (che riproduce veicoli quanto più fedelmente possibile, senza includere alcuna funzionalità) potrebbe benissimo essere annoverato anche in quella Technic, vista l’elevata presenza di geniali meccanismi (sedile passeggero eiettabile, targhe multiple, mitragliatrici a scomparsa, pannello antiproiettili scorrevole).
Ha soltanto un difetto che per me ne ha decretato il totale fallimento: non assomiglia per niente a una DB5, sembra più una Rolls Royce!
Watchface versione minimal. In alto il numero dei passi, in mezzo battito cardiaco, Km percorsi e percentuale di raggiungimento del goal giornaliero, in basso data/ora/giorno mese e settimana.
Nella barra inferiore le icone di stato (allarme, batteria e connessione).
Caratteristiche
Tutto è molto intuitivo. È una watchface che ho creato principalmente per monitorare i passi giornalieri, per cui quella è l’informazione più in evidenza.
I due punti che separano le ore dai minuti diventano rossi quando il Bip perde la connessione con lo smartphone (via Bluetooth).
Tutte le icone di stato si trovano nell’ultima riga in basso, e si attivano a seconda della necessità. Come sempre quella della carica della batteria appare intorno al 30% di autonomia.
Nel 2013, da un’idea Cuusoo (che era l’antenato del sito Ideas, dove chiunque può sottoporre un progetto a Lego e sperare che venga prodotto in massa) è uscito il set 21103, dedicato alla mitica DeLorean di Ritorno al futuro:
Avrebbe potuto essere qualcosa di eccezionale. Invece, come si evince facilmente dall’immagine sulla scatola, si è rivelato essere una mezza porcheria.