Ho cominciato a disegnare le "mie" mappe di Tolkien da poco più di due anni e mezzo e, tra progetti finalizzati, progetti cestinati, progetti rifatti infinite volte, doppie nomenclature, differenti stili grafici, edizioni più o meno colorate, e via dicendo… avrò realizzato come minimo almeno un centinaio di cartine geografiche.
Il blog è pieno di vecchi articoli con note che rimandano a post più recenti, in un groviglio spropositato di caos primordiale. Così non ci si capisce davvero più niente!
La pagina che stai leggendo nasce con un'unica intenzione: tenere conto di tutte le mie mappe passate e presenti (perché è grazie alle prime che siamo giunti alle seconde), illustrandole, mi auguro, in modo chiaro e cronologicamente coerente.
Mi trovo nel mezzo di un nuovo lavoro che, spero, vedrà la luce tra qualche settimana. Durante l'applicazione delle etichette relative ai nomi dei vari luoghi, ho notato quanto armoniche risultassero anche da sole; ho così deciso di realizzare al volo una nuova mappa minimale e totalmente improvvisata.
Più o meno due anni e mezzo fa, a causa della mia continua necessità di avere a disposizione segnalibri, ne ho realizzati alcuni partendo dalle mie mappe dell'epoca.
Col tempo, poi, le mappe si sono evolute, i segnalibri mai. Ho finalmente completato la cartografia del Beleriand, così oggi è venuto il momento di aggiornare anche loro.
Beh, tecnicamente si tratta di un ritorno. Una mappa del Beleriand già l'avevo disegnata molti anni fa. Ero impegnato nella lettura del Silmarillion, opera che ancora oggi trovo molto ostica a causa dell'estrema complessità delle vicende e del numero incredibile di personaggi che la popolano, e avevo la necessità di capire esattamente dove avvenissero gli eventi della storia. Come al solito la mappina inclusa nei libri Bompiani non era di mio gradimento.
Si trattava però di una mappa 1.0, ovvero disegnata in dimensioni A4 (il limite fisico della mia stampante), cosa che in seguito ha reso impossibile poterla riprodurre in formato più grande.
Così l'ho rifatta. A dirla tutta il progetto risaliva a qualche anno addietro, quando mi ero messo in testa di disegnare una mappa globale che includesse Terra di Mezzo, Beleriand, Valinor e Númenor, tutti posizionati in un contesto geografico coerente. Ho rinunciato quasi subito all'idea per infinite ragioni: la prima è che sono territori che mai sono convissuti temporaneamente, o che hanno subito mutazioni di grande entità. Ma, soprattutto, perché una mappa del genere avrebbe finito per superare il metro e mezzo di lunghezza, e sarebbe stata estremamente poco pratica.
Piero Angela è da sempre parte della mia vita. Ricordo ancora esattamente, a distanza di oltre quarant'anni, l'inizio della prima puntata di Quark, il 18 Marzo 1981. Mi trovavo in cucina, di fronte al piccolo televisore in bianco e nero, e osservavo questo simpatico signore, dalle maniere molto pacate, spiegare il significato di una parola buffa e curiosa, che ricordava più i fumetti Disney che l'ambiente scientifico. Termine che non ci ha più abbandonati, marchiando per sempre una stagione infinita di meravigliosi programmi culturali e altamente tecnologici.
Nel corso dei decenni che ci hanno portati al nuovo millennio, quello con Piero era un appuntamento fisso e inderogabile. Ammetto di aver pensato svariate volte a come sarebbe stato il dopo, ma la sua tempra instancabile mi ha sempre portato a vederlo inconsciamente come una presenza costante e immortale.
Invece, come ha lasciato scritto lui stesso nel suo ultimo, commovente messaggio1“Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme. Ma anche la natura ha i suoi ritmi. Sono stati anni per me molto stimolanti, che mi hanno portato a conoscere il mondo e la natura umana. Soprattutto ho avuto la fortuna di conoscere gente che mi ha aiutato a realizzare quello che ogni uomo vorrebbe scoprire. Grazie alla scienza e a un metodo che permette di affrontare i problemi in modo razionale ma al tempo stesso umano. Malgrado una lunga malattia, sono riuscito a portare a termine tutte le mie trasmissioni e i miei progetti (persino una piccola soddisfazione: un disco di jazz al pianoforte…). Ma anche sedici puntate dedicate alla scuola, sui problemi dell’ambiente e dell’energia. È stata un’avventura straordinaria, vissuta intensamente e resa possibile grazie alla collaborazione di un grande gruppo di autori, collaboratori, tecnici e scienziati. A mia volta, ho cercato di raccontare quello che ho imparato. Carissimi tutti, penso di aver fatto la mia parte. Cercate di fare anche voi la vostra per questo nostro difficile Paese. Un grande abbraccio.”, la vita ha i propri ritmi e, almeno per me, è stato un autentico shock. :(
Alcuni giorni fa ho sostituito il vecchio citofono con un dispositivo Ring Doorbell. Dopo aver testato svariate alternative negli ultimi anni, non gli avrei dato due lire; e invece devo ammettere che funziona molto bene. Dovendo coprire il buco del precedente inquilino elettronico, ho utilizzato un pannellino di legno. Al che mi è venuta un'idea: perché non incidere i nomi con qualche tecnica pirografica? Il problema è che non so assolutamente niente a riguardo e, peggio ancora, non ho alcuno strumento per farlo.
Nel 1964 la rivista The New Princess and Girl riuscì a convincere J.R.R. Tolkien a realizzare una versione ridotta del suo primo romanzo ambientato nella Terra di Mezzo, lo Hobbit.
The New Princess and Girl è stata una pubblicazione a cadenza settimanale per ragazzine inglesi (una sorta di Cioè, per intenderci), pubblicata tra il 30 Gennaio 1960 e il 16 Settembre 1967 da Fleetway Pubblications.
Un po' di storia...
Fino a quel momento i testi ufficiali dello Hobbit e del Signore degli Anelli sono sempre stati gelosamente custoditi e supervisionati dal proprio autore e, in seguito, dal figlio Christopher; nessun'altra versione modificata delle sue opere è mai più stata autorizzata. Si tratta dunque di un caso unico nella storia editoriale del prolifico scrittore inglese.
Il testo della rielaborazione è stato accompagnato da ben 83 illustrazioni realizzate da Ferguson Dewar, un apprezzato disegnatore professionista specializzato in fumetti e pubblicità. Nelle intenzioni iniziali le tavole sarebbero dovute essere a colori come tradizione di tutte le storie pubblicate dalla rivista; ma questo non avvenne mai e i disegni rimasero in bianco e nero. Tolkien stesso si incaricò di suggerire piccoli cambiamenti all'illustratore. Per esempio voleva la figura di Gandalf un po' più seria (si possono notare i cambiamenti rispetto all'inizio negli ultimi episodi) e si assicurò personalmente che Gollum non venisse "ritratto come un mostro".
Naturalmente questi disegni sono molto differenti rispetto a quelli classici di Alan Lee, John Howe, Michael Hague o Jemima Catlin. Bisogna però considerare che il target della rivista erano ragazzine dagli 8 ai 12 anni, pertanto dovevano risultare un po' fumettose. Il tratto di Dewar, quasi caricaturale, si avvicina molto a quello di António Quadros.
Uscirono in tutto 15 episodi, di due pagine ciascuno. In seguito l'intera opera artistica di Dewar venne messa in vendita su Ebay una decina di anni fa e si è persa all'interno delle collezioni private.
Nel 2019 Neil Holford, del sito web www.tolkienbooks.net, è riuscito a recuperare tutto il materiale e a organizzarlo in una mostra in occasione dell’esibizione Tolkien 2019, tenutasi a Birmingham tra il 7 e l’11 Agosto dello stesso anno.
Col mio amico Valmer, costante compagno di numerose avventure editoriali, e alcuni amici ho acquistato da una biblioteca inglese gli scan della rivista originale. Tramite OCR abbiamo recuperato il testo, lo abbiamo impaginato, abbiamo processato le immagini e realizzato un piccolo volume contenente questa preziosa rielaborazione dello Hobbit.
Nota: Il libro è interamente in inglese, abbiamo preferito non tradurlo (per il momento) per poterne apprezzare le modifiche rispetto all'originale.
Risolsi alfine il rivendicar aggraziato calco del munifico tomo Moby Dick o la balena, originato dal prolifico Melville H. e quivi trasposto nel di noi italico idioma dal considerato professor Fatica O.
Innumerevoli stagioni han ravveduto il mio cor bramar suddetta capodopera — innegabilmente nella contratta compagine dei miei prediletti — poiché il desìo del disporre sulle scansie della mia propria biblioteca trascrizione d’ogni opera a me cara, è senz'altro fonte di copioso appagamento.
Componimento, peraltro, del quale non serbo memoria di individui a me prossimi o lontani che abbiano conseguito la gravosa impresa di portarne a termine la lettura.
A onor di lealtà, già mi procacciai per lecite vie l'evanescente informatica pubblicazione dello stesso; pur tuttavia essa non somministrò al presente adeguata gaiezza: talune atmosfere di arcaica quotidianità marinaresca, quale la balsamica fragranza della salsedine o l'aroma del legname avvizzito dall'astro, suggeriscono la corporeità di un manufatto concreto per poterne appieno apprezzare la proteiforme sapidità.
Ma ahimè, maligna fu la sorte nei riguardi di questa sventurata anima mortale!
Ricordi quando ho disegnato la Matta della Contea e scrivevo che l'avevo chiamata in quel modo perché mi ha quasi mandato al manicomio? Allora ero giovane e ingenuo, e mai avrei potuto immaginare che un giorno questa follia si sarebbe ripresentata, ma all'ennesima potenza.
Andiamo con ordine. Nell'ambito della mia nuova standardizzazione dei formati per le mappe, sono tornato a metter mano a questo disegno che adoro. Purtroppo, avendolo a suo tempo realizzato con l'intenzione di stamparlo unicamente a dimensione A4, la risoluzione era troppo limitata ed è stata necessaria una massiccia opera di rielaborazione.1A dirla tutta mi era già capitato di stamparla su richiesta in dimensioni A3, ma si è trattato di una "procedura di emergenza"; occorreva lavorarci sopra seriamente per raggiungere un livello qualitativo che mi soddisfacesse.
L'ho quindi sostanzialmente ridisegnata, apportando numerosissimi cambiamenti. Per l'occasione l'ho completamente ripulita dalle scritte e le ho riapplicate, aggiungendo come alternativa anche la nomenclatura della nuova traduzione di Ottavio Fatica.
Come ho già scritto almeno un milione di volte, le mie mappe sono nate per puro caso: volevo una buona incarnazione cartacea da tenere vicino ai libri durante la rilettura. Per questo motivo non ho mai dato importanza alle dimensioni dei fogli: grazie agli ottimi servigi di una meravigliosa tipografia, potevo stampare qualunque misura volessi.
In seguito, man mano che ho cominciato a disegnare cartine sempre più grandi e dettagliate, è sorto il desiderio di incorniciarle. Non potevo più andare avanti a spanne perché far realizzare una cornice su misura, specialmente molto grande, può facilmente venire a costare anche un centinaio di euro (quindi svariate volte più del suo contenuto artistico).
In questi giorni ho rimesso mano ad alcuni lavori, spesso rifacendoli da capo, per adattarli a quelle che sono le misure standard dei quadri che si trovano facilmente in commercio (Leroy Merlin, Amazon, Maury's, ecc…). Ho scelto tre misure:1Ci saranno alcune eccezioni. Per esempio la mappa media della Terra di Mezzo manterrà dimensioni differenti, perché è pensata per essere piegata e inserita all'interno dei libri del Signore degli Anelli, e non incorniciata.