All'ombra delle antenne cosmiche in fiore

Milano, interno sera

Un capellone e la sua fidanzata, detta 'la bambina dalla testa rotonda', hanno appena finito di cenare e stanno chiacchierando tranquillamente seduti a tavola.
La stanza, più che una cucina, sembra il magazzino di un negozio che vende computer assemblati: su un tavolo tre monitor e due computer, altri quattro o cinque computer funzionanti sparsi sotto il tavolo e un numero imprecisato di computer spenti e aperti, più o meno completi, giacciono in giro per il pavimento.
Negli spazi pezzi di componenti e attrezzi: una scheda video, un banco di RAM, cacciaviti.
Quello che avanza è raccolto in casse di plastica distribuite in modo rigorosamente non predeterminato.

L'occhio attento della bambina dalla testa rotonda cade in una di queste casse e si ferma su un ferro, lungo circa venti centimetri, ricurvo ad un'estremità fino a formare un anello.

«Cos'è quello?» chiede al capellone indicando il ferro.
«Un'antenna per i raggi cosmici.»
«Ah.»

Tacciono. Lei sta cercando di capire se lui la prende in giro, ma lui ha la faccia di quello che ha appena dato la risposta più seria della sua vita.

«E che te ne fai di un'antenna per i raggi cosmici?»
«Ci osservo i raggi cosmici.»
Eccerto.

«Sì, vabbé, ma a che ti serve osservare i raggi cosmici?»
«Secondo te a che serve l'osservazione di atomi e molecole?»
«Eh, ma noi siamo fatti di atomi e molecole, quello ha un senso. Noi mica siamo fatti di raggi cosmici!»

È quasi indignata e pensa di avere un fidanzato pazzo. Pausa. Riprende:
«O sì?»

Lui scoppia a ridere e confessa:
«È un affare che si attacca all'asse e serve per tener sollevato il filo del ferro da stiro.»
«Ah.»

Milano, esterno giorno

Una Matiz azzurra percorre i viali di circonvallazione con andatura determinata, anche troppo per la sua stazza. All'interno dell'abitacolo un capellone che sta ancora cercando di svegliarsi guida, mentre una bambina dalla testa rotonda, anche lei poco sveglia, guarda fuori dal finestrino col naso all'insù.

«Ma i ponteggi chi se li deve fregare?» chiede quasi indispettita.
«Ehhh?»
«Eh, sì, sempre più spesso si vedono dei ponteggi davanti ai palazzi col cartello 'Ponteggio allarmato' e io mi stavo chiedendo a che serve l'allarme, insomma, chi ha interesse a fregarsi dei ponteggi?»

Il capellone la guarda e sorride. Molto. Non ride giusto perché le vuole bene e non vuole offenderla. E tace.

«Che c'e'? Che ho detto di strano?»

Lui sorride e scuote la testa.
E tace.

«Dai, mi rispondi?» quasi piagnucola la bambina dalla testa rotonda.
«Tu sei rimasta irrimediabilmente segnata dalle antenne a raggi cosmici.»
«Perché?»
«Perché l'allarme sui ponteggi serve affinché la gente non ci si arrampichi per entrare nei palazzi.»
«Ah.»

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