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Il Jeeg RDG

Il Jeeg RDG

Il recentissimo Jeeg ZPRO 2025 è stato prodotto in tre esemplari: l’Anime version, realizzato in 2000 copie, e due serie limitate e numerate da 300 pezzi, denominate rispettivamente Vintage version e RDG. La Vintage riprende fedelmente i colori del primo Jeeg giocattolo del 1976 dell’azienda giapponese Takara, ed è stata venduta in esclusiva a chi possedeva l’edizione limitata del Big Shooter ZPRO-02.

Il Jeeg RDG in tutta la sua imponenza

La versione RDG nasce da una geniale intuizione di Massimo, vulcanico anfitrione del dinamico canale YouTube I Robotti del Giornalista, un gruppo di amici accomunati dalla passione per Go Nagai e le sue creazioni (ma non solo). Venuto a conoscenza dell’imminente ristampa, ha proposto a Nicola di realizzarne una variante che richiamasse i colori distintivi dell’album di figurine del 1978. L’idea è stata accolta con entusiasmo, e il risultato eccolo qui.

Per quanto concerne l’aspetto tecnico del robot valgono tutte le considerazioni e le comparazioni che ho effettuato nell’articolo sull’Anime version, per cui non mi soffermerò nuovamente sull’argomento.

Partiamo col confronto diretto: a sinistra l’Anime version, a destra l’RDG.1Naturalmente l’acronimo RDG sta per “Robotti del Giornalista”.

Innanzitutto, la verniciatura è lucida anziché satinata. Lo schema cromatico segue quello dell’album di figurine: il torso e le spalle sono arancioni, mentre le parti che nell’anime appaiono bianco latte sono qui di un color avorio/crema. Gli avambracci, così come le linee di divisione sul torso e intorno al bacino, sono di un azzurro cobalto, le gambe presentano una tonalità di verde con una leggera nota turchese.2Non si nota bene in questa foto con luce artificiale (a parte, forse, sui piedi). Ma ci torneremo più avanti.

Le righe su gambe e bicipiti, infine, sono gialle anziché verdi, caratteristica che condivide con il Jeeg CM’s.

Teste a confronto. Quella a sinistra è senza dubbio Jeeg, ma anche quella a destra è Jeeg. Un Jeeg più vintage, ma pur sempre riconoscibilissimo.

Il disegno di Rei

Un piccolo bonus incluso nella scatola dell’RDG è la riproduzione di un bellissimo dipinto di Rei. Non so molto di lui, l’ho intravisto brevemente in qualche fugace live sul canale, ma so che come me è un appassionato di robot e un apprezzato artista.3”Come me” appassionato di robot, non artista. :P

E devo dire che lo è a ragione: questa rappresentazione di Jeeg in salsa nippo-cyberpunk è veramente straordinaria.

Sul retro sono presenti gli autografi originali del gruppo dei Giornalisti (quella di Rei è sul disegno, rigorosamente apposta a mano). Avrei preferito averle tutte sul davanti, perché incornicerò il disegno e verranno pertanto coperte, ma comprendo che avrebbero “contaminato” l’opera.

Cosa dire? Io sono di gusti molto difficili, e ho bisogno di diversi ascolti per capire se una canzone o un’illustrazione mi piacciano davvero; ma in questo caso è stato amore a prima vista.

Bravo Rei!

La cornice

Trovare una cornice per questa stampa non è stato semplice. La sua misura esatta, 24,9 x 28,8 centimetri, corrisponde infatti alla dimensione massima che poteva essere inserita nella scatola del Jeeg.4Poi in realtà era fuori, protetta da una busta di cellophane, ma il concetto non cambia., il che rendeva impossibile trovare una soluzione in formato standard.

… O no?

Ho trascorso il pomeriggio nella sezione quadri di un grande negozio di articoli per la casa, finché non mi è capitata sotto gli occhi, in modo del tutto fortuito, questa: 25 x 30, ovvero 1 millimetro più larga e 1,1 centimetri più alta, praticamente perfetta. Ho anche acquistato un album di cartoncini neri, da utilizzare come sfondo per coprire eventuali “buchi”. Ma a conti fatti, considerando che parte del contenuto finisce al di sotto di qualche millimetro di cornice, il dipinto è calzato come un guanto.

Riguardlo la questione degli autografi, la soluzione è stata semplice: ho preso un paio di forbici piccolissime e ho tagliato il cartoncino lungo lo spessore, dividendolo come i due strati di un foglio di carta igienica. Scherzo, ho scansionato il retro della stampa ad alta risoluzione e l’ho riprodotto su un cartoncino, che poi ho fissato sul retro del telaio. Ogni qualvolta vorrò ammirare queste firme così ispirate, sarà sufficiente scostare la cornice dalla parete.

Ecco il risultato finale, posizionato accanto all’indimenticabile Piero Angela. Un posto d’onore, proprio sopra il mio piccolo tavolo da lavoro dove armeggio con mappe, contratti e scatto le immagini che accompagnano gli articoli di questo blog. :)

Gli avambracci

Un dettaglio che ha spiazzato e diviso alcuni appassionati riguarda il colore degli elementi ovali sugli avambracci. Per coerenza con il Jeeg originale, dovrebbero avere la stessa tonalità del busto, e anche sulla copertina dell’album di figurine si intuisce che il colore del robot fosse uniforme. Tuttavia, la posa dinamica, immersa in un ambiente di fiamme e distruzione, restituisce la percezione di una tonalità più chiara. Massimo ha raccontato che, nelle numerose prove effettuate, aveva sperimentato anche una versione con gli avambracci arancioni, ma il risultato, alla prova dei fatti, gli era parso poco convincente: il robot appariva spento, meno vitale.

Nell’immagine sopra ho provato a fare la stessa cosa, ed effettivamente qualcosa si va a perdere. Alla luce di questo piccolo esperimento mi trovo a concordare con Massimo: gli avambracci gialli mi piacciono di più.

Ne approfitto per una breve nota sui pugni: mentre nell’anime le giunture delle articolazioni sono evidenziate in giallo, nell’RDG si è preferito non colorarli. Dalle foto preliminari questa scelta non mi aveva convinto del tutto, perché sembrava appiattire le forme; dal vivo, invece, il blu cobalto – leggermente metallizzato – crea ombre profonde nelle zone incavate, valorizzando e distinguendo con chiarezza le falangi.

Tonalità sfuggenti

Vediamo adesso questa particolare vernice metallizzata, che dovrebbe cambiare tonalità a seconda dell’incidenza della luce. A sinistra il robot si trovava all’aperto in una zona d’ombra, mentre al centro era sotto la luce diretta del sole. Purtroppo in foto è difficile cogliere le differenze, perché i cellulari moderni tendono a rielaborare le immagini per renderle più gradevoli alla vista; ma effettivamente dal vivo si nota una apprezzabile dinamicità dei colori. Forse si riesce a intravvedere qualcosa osservando la gamba sinistra del robot, che è trattata con la stessa tecnica del dorso.

Altro dettaglio difficile da catturare sono i piccoli “brillantini” che ho cercato di mostrare a destra, in un dettaglio a dimensioni reali: esattamente come avviene con la neve sotto il sole si notano questi sbrilluccichini che sono molto probabilmente i principali responsabili dell’effetto visivo.

Lo schema dei colori

Sarò sincero: seguo volentieri il canale YouTube del Giornalista, che ho scoperto quando ho acquistato il Jeeg CM’s; mi piace il tono caldo della sua voce, che rende la visione dei video piacevole e rilassante; apprezzo la sua sensibilità analitica, capace di farmi scoprire sfumature e dettagli che, da solo, non avrei mai colto; ma, benché amassi l’idea di un Jeeg realizzato coi colori dell’album delle figurine, non ero totalmente certo che mi sarebbe piaciuto. Tanto più che le immagini del Jeeg Anime version mi avevano completamente conquistato.

Ho deciso comunque di prenderlo, consapevole che se in seguito avessi cambiato idea mi sarei mangiato le mani; e comunque mi intrigava molto l’idea dei colori dinamici. Inoltre un progetto interamente italiano, nato da un’idea altrettanto italiana, meritava di essere sostenuto senza esitazioni.

Bene. Adesso che ce l’ho tra le mani, devo ammettere che, tra tutti, è il Jeeg che mi piace più. :)

Questo è a grandi linee lo schema cromatico del Jeeg Anime version, cioè del Jeeg vero e proprio. Probabilmente non sono i colori esatti perché non saprei dove andare a reperire i codici Pantone ufficiali, ma diciamo che in linea di massima sono piuttosto fedeli. Manca il rosso dei quattro emettitori dei raggi delta5Nella realtà i raggi delta reali sono elettroni secondari ad alta energia prodotti dall’urto di una particella carica con la materia, un fenomeno fisico utile soprattutto nello studio delle radiazioni e nella diagnostica delle particelle.

In Jeeg, invece, i raggi delta sono fasci di energia emessi dal petto del robot per immobilizzare o colpire i nemici – una versione fantastica e spettacolare di un concetto scientifico reale che, nella realtà, non avrebbe la potenza né la coerenza necessarie per essere usato come arma visibile o controllabile.
e del raggio protonico6Il raggio protonico reale sarebbe, in termini fisici, un fascio concentrato di protoni ad alta energia, utilizzato in ambito scientifico e medico – ad esempio nella terapia protonica per colpire con precisione cellule tumorali riducendo i danni ai tessuti sani.

Nella finzione GoNagaiana, invece, il “raggio protonico” è un’arma devastante che parte dal foro sul ventre del robot, capace di disintegrare i nemici con un singolo colpo — una versione spettacolare e fantascientifica di un principio che, nella realtà, serve non a distruggere, ma a curare.
, ma è presente in misura talmente minima che lo possiamo ignorare.

Il robot è rappresentato da colori apparentemente contrastanti, ma uniti da una coerenza naturale: il verde nasce infatti dall’incontro del giallo e del blu, i due toni primari che lo circondano. Il Jeeg Anime version è bello, è quanto più vicino alla controparte animata, molto più del CM’s che si è preso qualche licenza poetica.

Questo è invece lo schema cromatico dell’RDG. Sempre a grandi linee perché, come abbiamo visto, è molto dinamico e sensibile all’intensità dell’illuminazione. C’è qualcosa in questa combinazione che sa di “antico”; come se il passare degli anni avesse leggermente sbiadito le superfici, fino a lasciare una patina anni ’80 sopra il robot. Non è il Jeeg classico ma al tempo stesso è sempre il Jeeg classico, visto attraverso gli occhi del tempo.

È un concetto un po’ difficile da spiegare, perché il modo in cui percepiamo i colori è qualcosa di profondamente intimo e personale. Tutti vediamo lo stesso spettro cromatico, ma ognuno lo vive a modo suo: c’è chi in un blu riconosce la calma, chi la malinconia; chi in un arancione ritrova il sole dell’estate, chi la luce di un vecchio ricordo. Per me, il verde, il giallo, l’arancione, il blu e il bianco di questo Jeeg non sono solo tinte: sono frammenti di tempo. Mi riportano indietro di decenni, a pomeriggi d’estate pieni di luce, alle sigle dei cartoni in TV, a un mondo che aveva ancora il profumo della meraviglia.

Guardare questo Jeeg è come sollevare il coperchio di uno scatolone dimenticato in soffitta e ritrovare un giocattolo che non è mai stato solo un giocattolo, ma una piccola, fedele scintilla della mia infanzia.

Bravi tutti, e grazie.

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